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La quinta testa di serie delle Atp Finals 2016 di Londra è Kei Nishikori. Per il giapponese sarà la terza apparizione consecutiva nel torneo di fine anno fra i migliori 8 giocatori della stagione. Il tennista nipponico, dopo la semifinale nel 2014 e l’eliminazione nel Round Robin nella scorsa annata, darà battaglia nel gruppo “John McEnroe”, in cui affronterà Stan Wawrinka, Andy Murray e Marin Cilic.
Nonostante un solo torneo vinto in stagione, Nishikori arriva alle Finals grazie alla solita costanza, che anche quest’anno è riuscito a trovare, sebbene abbia dovuto affrontare anche nel 2016 qualche problema fisico.
Dopo il quarto di finale a Brisbane nel primo torneo dell’anno, il nipponico arriva prontissimo a Melbourne mettendo in mostra un buon tennis agli Australian Open: nei primi 4 quattro incontri supera Kohlschreiber, Krajicek, Garcia-Lopez e Tsonga, stupendo il pubblico proprio contro il francese annichilito il 3 set grazie ad una intensità davvero incredibile. Come spesso gli accadrà in questo 2016, il 26enne di Matsue è però sfortunato a trovare sulla sua strada il tennista più in forma del momento. Ci pensa infatti Novak Djokovic, il dominatore della prima parte di stagione, a frenare la sua corsa a Melbourne nei quarti di finale, affermando la sua superiorità in 3 parziali.
Tennisticamente tuttavia, l’inizio di stagione del giapponese è comunque positivo: per lui arriva il quarto sigillo a Memphis, dopo la vittoria in finale sulla giovane promessa Taylor Fritz. Dopo una piccola battuta d’arresto ad Acapulco, il trend positivo di Nishikori prosegue anche sul cemento dei Masters 1000 americani in primavera. Qualche rimpianto nel match di quarti ad Indian Wells, dove per colpa di un atteggiamento poco positivo, Nadal lo supererà in 2 set. Come ha dimostrato già negli ultimi 2 anni però, Nishikori prova la sua buonissima reattività mentale, giungendo, senza concedere neanche un set, in finale Key Biscayne. La vera pecca nella stagione del numero 5 del mondo, è quella di non aver trovato la giusta giornata nei match importanti della stagione. A Miami sarà ancora una volta Djokovic a fermarlo, soffocando psicologicamente Nishikori, che non riesce a portare il match sulla lotta punto a punto e si arrende per 6-3 6-3. Il finalista dello Us Open 2014 resta però uno dei più costanti nel circuito anche sulla terra rossa europea. Non riesce a difendere il titolo dell’Atp 500 di Barcelona, dove Nadal lo supera in finale conquistando per la nona volta il torneo catalano. Lo spagnolo insieme a Djokovic e Murray appariva nettamente il più in forma sul rosso, e Nishikori non ha potuto mettere alcuna firma sui tornei in primavera. Dopo la finale a Barcelona, sarà infatti, ancora una vola, la sua bestia nera di questo 2016, a fermarlo in semifinale, sia a Madrid, sia a Roma. Quella agli Internazionali d’Italia rimane però una delle partite più belle per Nishikori in questa stagione: dopo aver dominato il primo set per 6-2, il giapponese si arrende solamente al tie-break del set decisivo, in un match in cui forse avrebbe anche meritato la vittoria per il tennis messo in campo. Col Roland Garros inizia invece, il periodo più difficile della sua stagione: a Parigi, forse stanco dalla vittoria su Verdasco in 5 set, si ferma al quarto turno davanti ad un dominante Richard Gasquet.
Conclusa la stagione su terra rossa, lo swing su erba all’inizio dell’estate tra Halle e Wimbledon si rivela per lui ancora una volta maledetto. In Germania Nishikori arriva con un fastidioso problema alle costole, che purtroppo lo induce al ritiro sia al Gerry Weber Open (secondo turno), sia ai Championships (quarto turno).
Dopo una lunga pausa, il 26enne torna nel circuito in un buonissimo stato di forma nella settimana del Masters 1000 di Toronto: con due grandi vittorie, prima su Dimitrov e poi in semifinale su Stanislas Wawrinka, Nishikori arriva ancora all’ultimo atto di un Masters 1000. Ma sulla sua strada c’è ancora una volta l’allora numero 1 del ranking Djokovic, che, specie contro di lui, sembra essere davvero invulnerabile. All’appuntamento clou della stagione, i Giochi Olimpici di Rio, il giapponese arriva così nel migliore dei modi per difendere i colori della propria nazione. Dopo un cammino immacolato, Nishikori accede alla zona medaglia, battendo, in un match al cardiopalma, Gael Monfils. Sarà questa volta Andy Murray a fermarlo in semifinale, dando inizio a quella che sarà una vera e propria scalata fino alla posizione di numero 1 del mondo. Il numero 4 del tabellone riesce però ad assicurarsi la medaglia di bronzo, spinto tantissimo dai sostenitori, superando, dopo 2 sconfitte in stagione, Rafael Nadal. A bronzo olimpico conquistato, l’allora numero 7 del mondo, sbarca a Cincinnati ma, stremato dalle fatiche olimpiche, sia mentali, ma soprattutto fisiche, cede in terzo turno a Bernard Tomic. La nota più dolce della stagione, viste le dinamiche che si andavano delineando, è però quella dello Us Open. Il nipponico gioca al livello più vicino possibile rispetto all’avventura del 2014 a New York nel match di quarti di finale. Dopo qualche difficoltà nei primi 4 match, Nishikori gioca una partita pazzesca superando 1-6 6-4 4-6 6-1 7-5 Andy Murray. La grande impresa però, ha le sue ripercussioni nel match in semifinale, dove, come quasi sempre accaduto in stagione è costretto ad arrendersi davanti a quello che sarà il futuro vincitore del torneo, lo svizzero Wawrinka. Nell’ultima parte di stagione, l’unico risultato degno di nota è la finale raggiunta in quel di Basilea, dove ad imporsi è tuttavia Marin Cilic.
Chiaramente Nishikori arriva alle Finals dopo una stagione non eccellente, ma in cui è stato comunque in grado, nonostante le problematiche fisiche, di trovare una grandissima costanza, piazzandosi nel ranking sotto solamente ai vincitori Slam (Djokovic, Murray e Wawrinka) e Milos Raonic. Ciò che emerge di più, è sicuramente la grande forza di volontà e la grande attenzione di un giocatore, che quando ha potuto esprimersi senza problemi è sempre arrivato in fondo ai tornei a cui ha preso parte. Probabilmente il numero 5 del mondo arriverà non al meglio a Londra, ma se gli verrà concessa l’occasione, potrebbe rivelarsi il principale outsider in Gran Bretagna, perché capace di picchi di intensità che potrebbero portarlo a fare un buon cammino anche alle Atp Finals.