Novak Djokovic e Rafael Nadal hanno cambiato radicalmente la storia del tennis, usufruendo di qualità comuni e caratteri differenti, i quali li hanno resi più o meno amati, più o meno vincenti. Il campione serbo è l’unico a poter vantare un bilancio positivo fra gli atleti che hanno disputato più di venti incontri con avversario l’iberico, vittorioso in 29 occasioni su 55 totali. Lo score in favore di Djokovic è eloquente riguardo la difficoltà per qualsiasi professionista di adattare le proprie caratteristiche al suo inusuale e insidioso stile, seppur la terra rossa sia stata storicamente di dominio maiorchino, con un netto 17-7 a far da padrone in questo testa a testa.
Gli Internazionali BNL d’Italia, con sede a Roma, furono palcoscenico di una finale meravigliosamente intensa fra Djokovic e Nadal nel 2009, arrivati all’ultimo atto dopo aver sconfitto rispettivamente Roger Federer e Fernando Gonzalez. Lo spagnolo ebbe la meglio con un solido 7-6(2) 6-2 in 2 ore e tre minuti di gioco complessivi, alzando al cielo il quarto dei suoi nove Masters 1000 in territorio romano. La premiazione fu caratterizzata da un momento di ilarità generale, grazie ad un Djokovic ironico ed irriverente. Il tennista serbo imitò le movenze di Nadal poco prima di servire, rispettando ogni passaggio del noto rituale dell’opponente, per poi concludere prendendosi gioco della sua classica posizione in ricezione.
L’imitazione di Djokovic fu subito accolta con un sorriso compiaciuto di Nadal, al seguire del quale vi fu un abbraccio fra i due avversari, significativo per comprendere una sana rivalità fra i due, ma anche una sereno rispetto delle rispettive capacità. Lo psichiatra Carl Gustav Jung disse: “La società è organizzata non tanto dalla legge, quanto dalla tendenza all’imitazione“. Così come Djokovic e Nadal, è ovvio, abbiano preso ispirazione dai propri idoli del passato e abbiano percorso le loro orme “imitandoli”, in un certo senso, hanno poi strutturato un’organizzazione psicologica e agonistica fondamentale per inanellare successi. L’imitazione è sempre rappresentazione di qualcosa, generata per sottintendere o per far intendere, quella di Djokovic rappresenta la genuinità dello sport.