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Sono passati ormai tredici anni da quello strano mese di marzo vissuto da Roger Federer. Quasi da incubo paragonato al delirio di onnipotenza del 2006 (chiuso con appena cinque sconfitte) e l’onda lunga del dominio sul circuito proseguito con il titolo agli Australian Open in avvio di 2007. Insomma, lo svizzero si era abituato e aveva viziato i propri tifosi con una striscia impressionante di titoli sul veloce sul quale sembrava praticamente imbattibile: eccezion fatta per lo scivolone contro un Murray in rampa di lancio a Cincinnati, le altre battute d’arresto nella stagione precedente erano arrivate solamente contro un certo Rafael Nadal, tre delle quali sul rosso.
Dopo aver graffiato il suo secondo titolo nello Slam down under, Federer si presenta ai nastri di partenza del Sunshine Double con una discreta aura di invincibilità. Sembra pertanto impossibile che in quel pazzo marzo non abbia vinto neppure uno dei due Masters Series (furono rinominati ‘1000’ dal 2009) senza neppure andarci vicino. E l’avversario che ha messo in evidenza qualche crepa in quella macchina perfetta (vincitore, in ogni caso, di tre dei quattro major stagionali) è un nome che non ti aspetti: Guillermo Canas.
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Fu l’argentino a compiere una clamorosa ‘doppietta’ tra Indian Wells e Miami, pur senza titoli: battere per due volte nel giro di due settimane l’incontrastato numero 1 al mondo. Canas non era di certo l’ultimo arrivato, sia chiaro. Il sudamericano si era issato sino al best ranking di numero 8 al mondo prima di incassare una squalifica per doping di 15 mesi a causa della positività a un diuretico che in alcuni casi poteva nascondere altre sostanze per migliorarne le proprie prestazioni. Superato il momento critico, Guillermo aveva ricostruito una classifica di tutto rispetto ma nel tabellone del torneo californiano ci era entrato solamente da lucky loser: immaginarlo vittorioso su Federer era perciò alquanto impronosticabile.
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Lo svizzero è all’esordio, inizia il suo cammino a Indian Wells mettendo subito le cose in chiaro con prime di servizio e un paio di dritti fulminanti ma Canas non si lascia impressionare, anzi. L’underodog fa le prove generali di break già nel terzo gioco e va a segno nel quinto issandosi sul 3-2. L’immediato controbreak farebbe pensare più che altro a un piccolo passaggio a vuoto poco degno di nota: Roger infatti mette la testa avanti e sul 5-4, in risposta, torna a sciogliere il braccio con una serie di vincenti procurandosi un set point. Un dritto per lui a basso coefficiente di difficoltà, tuttavia, gli nega la possibilità di chiudere il parziale e si rivela un fatale turning point: l’avversario tiene la battuta, piazza a sua volta il break da 30-0 e incamera la frazione per 7-5.
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Federer chiama un inusuale medical time-out per qualche problemino al piede destro prima di iniziare un secondo set che prenderà subito una brutta piega. Mentre il centrale di Indian Wells prova a spingere verso la rimonta il tre volte campione in carica, Canas non molla di un centimetro e rimanda di là ogni straccio di palla. Roger perde la pazienza, va sotto di un break e non reagisce, anzi ne concede un secondo e alza bandiera bianca sul 6-2. ‘Willy’, soprannominato così per la sua ammirazione verso Vilas, ferma la striscia di 41 vittorie consecutive di Federer e salva il precedente record di 46 fatto registrare dal suo idolo. Ignaro che, qualche giorno dopo, si sarebbe ripetuto in Florida – dove attualmente gestisce l’accademia ‘Canas Tennis’ dopo aver tentato l’esperienza da coach al fianco di Ernests Gulbis e dell’ex numero 1 al mondo Jelena Jankovic – per un’altra storia tutta da scrivere.
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