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Era pronto a spiccare il volo anche al di fuori dell’amata terra il ventiduenne Thomas Muster. Sul rosso il mancino austriaco aveva cominciato a piazzare le fondamenta per quel titolo al Roland Garros che arriverà nel 1995: erano cinque i trofei in bacheca sino al mese di marzo del 1989, quando a Key Biscayne dimostrò a tutti di essere competitivo anche sul duro. In semifinale sfiancò alla distanza, recuperando due set di svantaggio, un osso duro come Yannick Noah e si garantì un posto in finale contro il solito Ivan Lendl. Purtroppo per Thomas, quella partita non si giocò mai.
Un paio di ore dopo il successo al quinto contro Noah, il destino si mise di traverso sulla strada di Muster. Il trentasettenne Robert Norman Sobie, ubriaco e senza patente, si schiantò a bordo della sua Continental 1983 a tutta velocità contro l’auto del tennista, che nel frattempo stava raccogliendo qualcosa dal bagagliaio. Un impatto violentissimo che avrebbe potuto uccidere il futuro numero 1 al mondo, ‘salvato’ dal paraurti che però gli tagliò collaterale e crociato del ginocchio sinistro. Rialzatosi, sanguinante e con i pantaloni strappati dopo un volo di sei metri, disse al suo coach Leitgeb di non preoccuparsi e che avrebbe giocato con una fasciatura se necessario ma il responso dei medici fu molto più duro. Trasportato al Mercy Hospital, Muster capì di dover essere operato e di dover non solo dire addio ai sogni di gloria di Miami ma anche di rischiare l’intera carriera.
Era il 1 aprile ma non c’era nessuno scherzo, purtroppo era tutto vero. Nessuno aveva però fatto i conti con la tenacia dell’austriaco. Iconico il video in cui colpisce di dritto con la gamba ingessata e distesa su una panca di legno fatta costruire su misura per allenare quantomeno il busto. Il recupero fu lampo, a settembre dello stesso anno era già tornato sul circuito e il ‘comeback’ da urlo proseguì nel 1990 in cui si laureò campione anche agli Internazionali d’Italia. Dopo un periodo buio in cui lascia e poi ritrova l’allenatore Leitgeb, Muster esplode definitivamente nel 1995 con dodici titoli (tra cui il Roland Garros) e la prima posizione nel ranking. Nella cavalcata trionfale è impossibile non citare il successo a Montecarlo, con il ricovero al termine della semifinale contro l’attuale presidente dell’Atp Gaudenzi per disidratazione e la rimonta da 0-2 nel conto dei set in finale contro Boris Becker, che accusò addirittura di doping l’austriaco per un recupero così prodigioso nel giro di poche ore.
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Niente di più sbagliato, l’innata forza d’animo di Muster era ben nota ma mancava ancora qualcosa: riprendere a Miami ciò che la sfortuna gli aveva negato in passato. Anno di grazia 1997, ne sono passati otto da quella tragica serata e i primi passi nel torneo non sono dei più confortanti: all’esordio il numero 2 del seeding lascia un set a Stafford poi però cambia marcia, aiutato da un tabellone non impossibile senza alcun top-20 sulla sua strada. Appena tre game concessi a un teenager Haas, poi un percorso netto mettendo in riga Corretja, Bjorkman e Courier. L’ultimo ostacolo, a sorpresa, fu Sergi Bruguera capace di rimontare il numero 1 al mondo Pete Sampras. E nell’atto conclusivo ci fu partita solo per un set: 7-6 6-3 6-1 lo score che regalò a Muster il titolo più importante della carriera sul cemento. Ironicamente fu anche l’ultimo della sua attività agonistica, appena in tempo per chiudere il cerchio e associare alla parola ‘Miami’ un ricordo decisamente più dolce.
https://www.youtube.com/watch?v=MObf6-WoTzU
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