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Da Key Biscayne all’Hard Rock Stadium: nel 2019 il Miami Open cambia veste e si rinnova, lasciandosi alle spalle un pezzo di storia in quel di Crandon Park. Una storia, quella tenutasi nello storico isolotto americano, lunga 33 anni e ricca di avvenimenti che hanno cambiato la storia del tennis. Il torneo di Miami nasce ufficialmente nel 1985, soprannominato “Winter Wimbledon”. Nel 1986 ci si trasferisce a Boca West prima di iniziare un percorso immancabile nel calendario Atp e Wta dal 1987.
LA STORIA – Alla terza edizione a Key Biscayne accade l’impossibile e Thomas Muster, dopo aver vinto la semifinale con Yannick Noah, viene investito da un ubriaco. Esito? Rottura dei legamenti del ginocchio sinistro e un risarcimento di 700 mila dollari. Il tedesco tornò otto anni dopo e trionfò, facendosi a detta sua “giustizia”. Negli anni successivi di certo non ci si sarebbe annoiati, a partire dal forfait per infortunio di Ivanisevic nella finale del 1996 contro Agassi, che poi sfiderà Courier in un’esibizione improvvisata e dettata dalle lamentele del pubblico. Passando per la prima finale tra le sorelle Williams, vinta da Venus. Serena si prenderà la rivincita tre anni dopo, battendo Capriati nell’atto conclusivo e dando il via ad un vero e proprio dominio. Il ventunesimo secolo a Key Biscayne invece viene inaugurato dalla storica vittoria di Roddick contro Sampras nel 2001, facendo tappa alla prima contesa in singolare tra Nadal e Federer con capolinea all’edizione del 2018, conquistata a sorpresa da John Isner.
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IL CAMBIO – Un pezzo di storia nel 2018 saluta la racchetta, lasciandosi alle spalle storie indelebili. La nuova epoca del Miami Open dista venti chilometri a nord dalla città della Florida, nella sede della squadra Nfl dei Miami Dolphins. A nulla servono le battaglie legali per portare avanti la tradizione a Crandon Park. Bruce Matheson, discendente della famiglia dei proprietari dell’isola di Key Biscayne, si pronuncia preferendo preservare la vocazione ad oasi naturalistica. Nasce così l’Hard Rock Stadium, inaugurato nell’edizione 2019 con il successo di Roger Federer, in finale proprio contro Isner. Un’edizione che trova gli exploit di Auger-Aliassime e Shapovalov, entrambi out in semifinale. Un impianto innovativo che ha l’obiettivo di ‘vivere’ per 12 mesi l’anno, culminando col Masters 1000 e il Superbowl.
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