Alcune volte, l’amore e la passione per uno sport riesce a spingerti oltre. Non solo oltre la fatica, la stanchezza, la delusione. Alcune volte, essere irrimediabilmente attaccati alla voglia di scendere in campo per competere, può portare anche al di là della vera e propria concezione umana. Andy Murray, ad oggi, è l’esempio tennistico in carne ed ossa di questo romantico quanto veritiero ragionamento. Il tennista scozzese torna a Wimbledon in virtù di una wild card, quattro anni dopo l’ultima apparizione, dove si arrese nei quarti di finale a Sam Querrey, lottando quotidianamente contro il passare del tempo per fare ciò che più adora al mondo: giocare a tennis.
Più volte questo desiderio sembrava potesse venire meno. È difficile dimenticare alcune commoventi uscite dove l’ex numero uno del mondo ammetteva di non essere più in grado di competere ad altri livelli, o dove annunciava addirittura il ritiro, poi fortunatamente smentito. Torniamo così a Church Road, dove Andy ha trionfato due volte, riportando il titolo a casa per la prima volta nel 2013, 77 anni dopo l’ultimo vincitore britannico; servono 3 ore e 32 minuti di battaglia in pieno vecchio stile per regolare il numero 28 del mondo Nikoloz Basilašvili. Un match che sembrava procedere liscio verso la conclusione, fino a quando, dal 5 a 0 del terzo set, Murray ha subito un parziale di 7 giochi a 0, confermando le difficoltà di tenuta fisica nonché probabilmente un po’ di emozione. Solo un po’ di “drama” per sua fortuna, alla fine infatti ad uscire dal campo con il secondo turno in tasca è proprio lui, con il punteggio di 6-4 6-3 5-7 6-3.
“Qualcuno dice che questo potrebbe essere il mio ultimo Wimbledon, non so perché; amo giocare a tennis e il fatto che, malgrado quest’anno abbia giocato poco, riesca a vincere partite come questa significa che posso ancora dire la mia”, ha spiegato lo scozzese con un filo di emozione in gola. Parole di un lottatore, che di certo non ha intenzione di arrendersi, nemmeno con un pezzo di titanio nella zona delle anche. Davanti a sé potrebbe avere un cammino non impossibile, considerato quanto di buono ha dimostrato sul Centre Court all’esordio. E in fondo, al di là degli amori tennistici di ognuno, un po’ tutti speriamo che la travagliata storia di Andy Murray possa diventare una bella favola da raccontare.