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Andrea Gaudenzi, chairman dell’Atp, ritorna a parlare dell’emergenza coronavirus legata al tennis, ma non solo. Il quarantaseienne, numero 18 del ranking in passato, ha esordito in una call con varie testata parlando della situazione del Bel Paese: “Noi italiani siamo il Paese che con la Cina ha sofferto più di tutti – afferma -. L’ATP si è fermata come tutto il tennis. C’è una grande preoccupazione, molte domande – quando riprenderemo? – e poche risposte, nessuno sa quando potremo riprendere. Una cosa è certa: noi abbiamo scelto subito come strategia primaria quella di perseguire salute e sicurezza. Abbiamo cancellato Indian Wells quando la NBA giocava ancora, una strategia rischiosa perché a Indian Wells tutti i giocatori erano già lì, ansiosi di giocare. Abbiamo contemplato l’opzione di giocare a porte chiuse, ma poi abbiamo subito deciso per il no“.
Sul Roland Garros e gli Slam: “Parigi ha fatto un passo indietro, ha capito e ha detto parliamone. Anche l’US Open ha piani per spostare il suo torneo se la situazione non migliora quest’estate. Il principio che ci ispira è molto semplice: cercare di giocare il più alto numero dei tornei possibili con le settimane disponibili, per preservare non solo punti e prize money ma soprattutto per poter offrire lo spettacolo agli spettatori. Io rappresento l’ATP ma gli Slam sono gli Slam, noi abbiamo le Finals ATP a fine anno, ma mi piacerebbe avere lì a Londra i migliori fra chi ha giocato tre Slam e sette Masters 1000. Noi alla fine incoroniamo il n.1 del mondo…”.
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Gaudenzi è da pochi mesi al comando dell’Atp. Non si può certo parlare di un tranquillo avvio di 2020: “Il mio mandato è cominciato con gli incendi in Australia ed è proseguito con il coronavirus: ora ci manca solo una terza guerra mondiale – ironizza -. Quindi c’è stata una gestione molto diversa da quella che mi aspettavo. Questo rallenta tutti i piani. Da questa crisi possono nascere opportunità enormi, una delle quali è uno spirito di collaborazione interna che poi faceva parte del mio piano di collaborazione maggiore fra ATP, WTA, ITF e Slam perché alla fine facciamo tutti parte di uno sport solo, ci rivolgiamo agli stessi fan, facciamo parte di una storia che raccontiamo insieme, anche se è uno sport molto frammentato, sia per le diverse competizioni che per i media. L’idea era cercare di aggregare il più possibile. Non dobbiamo preoccuparci dell’oggi, del day to day e di quando torneremo in campo nel momento in cui ci sono nel mondo problemi ben più importanti, con quel che accade a malati e infermieri non è quello il nostro focus. Dobbiamo approfittare per guardarci dentro e guardare più avanti a lungo termine, al futuro del nostro sport. Oggi ci sono problemi più importanti da risolvere“.
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