Nulla puzza più di chiuso dei luoghi comuni. Apriamo le finestre e le menti. La realtà, al di fuori, è ben diversa delle volte da quella che ci viene raccontata.
Uno degli interrogativi che più spesso sovviene agli appassionati quando si parla dei guadagni dei tennisti è il seguente: “Da quale posizione un tennista può considerarsi economicamente tranquillo?”. La risposta a tale quesito non c’è, o meglio, andrebbe formulata diversamente. È una domanda posta male in partenza. Cosa si intende per economicamente tranquillo? È soggettivo.
Innanzitutto è cosa buona e giusta sfatare il falso mito che lega il ranking al prize money. Essi sono correlati ma fino ad un certo punto, specialmente se scorriamo la classifica verso il basso, infatti, questa correlazione tende a diminuire notevolmente. La motivazione è semplice ed è riconducibile all’attribuzione dei punti negli innumerevoli tornei ATP, Challenger e Futures.
ESEMPIO
ATP 250 SHENZHEN (prize money 666.960 $)
Secondo turno –> 11.390 $ e 20 punti
ITF BRAZIL F4 FUTURES (prize money 15.000 $)
Vincitore –> 1620 $ e 18 punti
Se da una parte i punti racimolati sono pressoché identici, dall’altra chi approderà al secondo turno del torneo cinese accumulerà un guadagno sette volte superiore a chi in Brasile – nella fattispecie Christian Lindell – disputerà 5 incontri vincendone altrettanti. Questo è uno dei tanti esempi che mostrano in maniera lampante ed emblematica come il prize money non segua affatto di pari passo il ranking. Perché la classifica – e qui diremo un’ovvietà – è determinata dai punti e non dai montepremi guadagnati.
Al fine di chiarirvi al meglio il concetto e illustrarvi quanto affermato poc’anzi, abbiamo analizzato in tutte le salse i prize money dei primi 250 giocatori al mondo di singolare: da Rafael Nadal, numero uno al mondo, a Tommy Haas, ultimo tennista preso in esame nel nostro studio.
I 15 PIU’ RICCHI DEL MONDO
Come già spiegato precedentemente, nelle prime posizioni la correlazione tra prize money e classifica risulta essere inevitabilmente alta. L’unica “anomalia” è rappresentata da Kevin Anderson, attualmente numero 14 del ranking ATP. Il sudafricano sarebbe ottavo in una ideale classifica per “prize money”, ben 6 posizioni più avanti di quanto dica il suo ranking. La ragione? La finale dello Us Open ha influito e non poco al fine degli introiti totali.
Tutto invariato fra prize money e ranking ATP fra le prime 7 posizioni, con Rafael Nadal e Roger Federer che rappresentano gli unici due giocatori a superare la soglia dei 10 mln di dollari. Se da una parte lo spagnolo è il tennista nel 2017 ad aver accumulato più soldi nel circuito ATP, dall’altra è il campione svizzero ad aver ottenuto il miglior rendimento in termini di singoli match giocati: 206.787 $ a partita sulle 57 totali disputate in stagione contro i 162.709 $ del maiorchino sulle 78 gare collezionate.
I 15 PIU’ POVERI DEL MONDO NEI 250
Il “primato” lo detiene Hugo Dellien con 29.470 $ guadagnati in singolare nell’arco di un’intera stagione. Il boliviano ha incassato 2455 dollari al mese lordi (nel computo dei montepremi non è preso in considerazione il regime di tassazione dei vari paesi per ovvie ragioni), ovvero una media di 446,51 dollari a partita. Senza considerare i compensi per coach e staff, qualora ci siano, e le spese per viaggi in aereo e hotel, possono considerarsi sufficienti per uno stile di vita agiato? La risposta è probabilmente no, anche perché risulta assai arduo pensare ad alti proventi derivanti da campionati a squadre – sempre se giocati – e sponsor con una classifica di questo tipo. Il record negativo a partita spetta a Joao Monteiro: 389,75 $ incassati in media a partita, un gruzzolo di denaro francamente poco appetibile. E stiamo parlando di un numero 245 del mondo con all’attivo 78 partite nel 2017. Una classifica costruitasi attraverso soli Futures e con appena 2 match – tra l’altro persi – a livello Challenger. Nonostante uno sforzo sovraumano e un ranking più che stimabile, il portoghese si ritrova con pochi soldi in tasca. Come è possibile sopravvivere a tutto ciò? Monteiro è stato bravo nel programmarsi la stagione. Dopo essersi recato in Tunisia per l’unica trasferta stagionale del 2017, ha sfruttato la lunga trafila di Futures nel suo paese natio e nella vicina Spagna conquistando ben 6 titoli, di cui uno in Spagna (i voli dal Portogallo alla volta della vicina Spagna sono molto economici). Più la classifica è bassa, maggiore è l’importanza della programmazione. Studiare il calendario, la propria classifica, le entry list e i montepremi dei tornei sono l’ABC del tennista “medio”.
GIOCATORI DELLE NEXT GEN ATP FINALS
Chi nutriva dubbi sull’impegno profuso dai giovani under 21 alle NEXT GEN ATP Finals, è stato puntualmente sconfessato al termine della competizione stessa. Dal punto di vista economico la manifestazione meneghina è stata infatti un’occasione d’oro per arricchire i conti correnti e il prize money – inutile sottolinearlo – ha rappresentato un incentivo non da poco. Le variazioni largamente positive sono da attribuire all’ingente montepremi e alla non attribuzione di punti ATP. Denis Shapovalov rappresenta l’unica eccezione, seppur minima, ed è spiegata dalla quantità di tornei ATP giocata: 9 per 18 partite totali. Più avanti vi mostreremo come il ranking di partenza (il canadese chiuse il 2016 da n°250 del mondo) ad inizio stagione incida in maniera rilevante ai fini di un prize money competitivo.
P.S. Avendo preso in esame i primi 250 giocatori del ranking ATP in data 27 novembre, il +127 di Gianluigi Quinzi è calcolato tenendo conto del prize money ottenuto dall’azzurro in singolare e inserito nel contesto prima menzionato.
OSCILLAZIONI POSITIVE
In grafica troviamo i 15 giocatori con le migliori oscillazioni tra i primi 250 del ranking ATP comparando prize money accumulato e classifica a fine anno. In testa a questa classifica virtuale possiamo scorgere i nomi di Tommy Haas, seguito da Santiago Giraldo e Paul-Henri Mathieu. Come vanno interpretati questi numeri? In linea generale attraverso le wild card utilizzate e il ranking protetto (un nome su tutti Haas), il ranking di partenza a inizio anno e, di conseguenza, la caratura dei tornei – Slam e Masters 1000 su tutti – a cui hanno preso parte nonostante i cattivi risultati.
Dei 15 giocatori presi in esame ben 5 (1/3) erano in top 100 ad inizio anno. Questo per rimarcare l’importanza del ranking di inizio anno, che permette quantomeno di disputare l’Australian Open più tutta la valanga di tornei ATP di inizio stagione. Tralasciando l’esempio eccezionale di Tommy Haas, che attraverso il ranking protetto e le numerose wild card concesse ha goduto del privilegio di chiudere la carriera degnamente, è da sottolineare l’importanza dei Major. Una sconfitta al primo turno, ad esempio agli Australian Open, porta nelle casse dei giocatori circa 35.000 dollari, cifra enorme se rapportata ai trionfi in tornei Challenger. Ernests Gulbis ha messo da parte oltre 300.000 dollari grazie al terzo turno a Wimbledon e al secondo turno allo Us Open. Thanasi Kokkinakis, finale di Los Cabos esclusa, ha fatto semplice apparizione in tre prove dello Slam, per mezzo del ranking protetto, ed ha così racimolato un bel bottino nonostante il rientro dall’infortunio. Stephane Robert ha vinto un solo match ATP su 12 partite totali, tra l’altro in un Masters 1000 ricco come Indian Wells, e complice una classifica ad inizio anno più che positiva è riuscito a superare quota 200.000 dollari malgrado una stagione alquanto disastrosa. Il giovane Reilly Opelka – un match vinto su 9 partite ATP – ha ricevuto una “grazia” dagli organizzatori americani ricevendo 4 wild card (di cui una ad Indian Wells) ma è stato bravo a qualificarsi ad uno Slam (Australian Open) e nel main draw del Masters 1000 canadese di Toronto. Impossibile non disquisire di Bernard Tomic: quattro Slam su quattro giocati, in cui è approdato al terzo turno solo nel torneo di casa, 10 vittorie nei 19 tornei ATP disputati tra cui i due 500 di Vienna e Tokyo. Nonostante non avesse la classifica per entrarvi, poiché ha terminato il 2016 nei primi 30, é stato “obbligato” a prender parte a questi due tornei ATP 500. Infine notare il numero di giocatori australiani in tale lista: sono 6 sui 15. Un caso? No, le wild card allo Australian Open più quella concessa al Roland Garros incidono e non poco in tale classifica anche escludendo i “big” Tomic e Kokkinakis.
OSCILLAZIONI NEGATIVE
Per le variazioni negative andranno fatte le stesse considerazioni delle positive ma chiaramente nel senso opposto. Dunque poche wild card in tornei importanti, ranking protetti non pervenuti, classifica di partenza ad inizio anno in salita e tanti tornei Challenger e Futures giocati con risultati di assoluto rilievo. È il caso ad esempio di Laslo Djere, in top 100 con soli 4 tornei ATP disputati e una marea di ottimi scalpi Challenger e Futures, Blaz Kavcic, vincitore di due Challenger in stagione ma di neanche una partita nel circuito maggiore sugli unici due tornei ATP giocati, e di tanti altri ancora. La tabella qui sotto esemplificherà quanto appena scritto.
CLASSIFICA ITALIANI
ULTIMI DATI E CONSIDERAZIONI
In totale sono 42 i tennisti ad aver guadagnato oltre 1 milione di dollari e ben 188 ad aver oltrepassato la soglia dei 100.000 nel corso di questa stagione. Abbiamo dedotto che è assolutamente errato porre una linea di confine attenendosi al solo ranking, ma possiamo fermamente concludere che circa 200 tennisti al mondo – seppur con una forbice ampissima fra loro – possano godere di ricavi ottimi che andranno ad accrescere con l’incremento che i tornei subiranno nei prize money nel giro dei prossimi anni. In tali valutazioni vi ricordiamo sempre che non sono tenuti in considerazione in questi calcoli:
1) Ammontare degli introiti derivanti dagli sponsor e dalle gare a squadre nei vari campionati europei
2) I costi di coach e staff, senza dimenticare le spese per hotel e i voli in tornei in giro per il mondo
3) Diversa tassazione nei vari paesi
4) Incassi derivanti dall’attività di doppio