
Mattia Bellucci - Foto ANP SANDER KING /ANP/Sipa USA
Mattia Bellucci da Busto Arsizio. Anzi no, per la precisione da Castellanza, un paese del varesotto di circa 13.000 abitanti. Perché è vero che l’ATP nella scheda ufficiale dei giocatori inserisce il luogo di nascita, ma come tiene giustamente a ribadire il tennista lombardo, a Busto ci è solo nato. Ciò che senz’altro in tanti ricorderanno da oggi in poi è però il suo nome, salito alle cronache per il successo agli ottavi di finale dell’ATP di Rotterdam ai danni di Daniil Medvedev. Il russo non starà senz’altro vivendo il suo periodo migliore, ma resta l’attuale settimo giocatore del ranking mondiale, oltre che ex numero uno al mondo, vincitore Slam e anche campione del torneo olandese in passato.
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ALLA SCOPERTA DI MATTIA BELLUCCI
Una prestazione di quelle che riconcilia con il tennis da parte di Bellucci, il quale possiede certamente la capacità di tenere il telespettatore incollato alla tv. O anche a un livestreaming al pc per chi ha seguito sin dagli inizia la gavetta affrontata tra tornei ITF e Challenger per arrivare recentemente nel gotha, in quella tanto agognata top-100. Geometrie mancine, servizi da sotto a cogliere impreparato il solito Daniil che rispondeva dai teloni, millimetriche palle corte di dritto, attacchi in controtempo con chiusure deliziose. Il repertorio di Mattia Bellucci è di quelli importanti. Un tennis ammaliante, ma non sempre facile da mettere in campo. Motivo per cui il percorso è stato graduale, magari lungo rispetto ai “predestinati”, ma in fondo non così tanto. Soprattutto quando decidi di dedicare il 100% di te stesso al tennis soltanto a 19 anni, con alcuni tuoi coetanei che possono considerarsi già professionisti a tutti gli effetti e tu che invece finisci la maturità prima di dedicarti full-time allo sport.
Un percorso diverso da molti altri, ma che sostanzialmente rappresenta ciò è Mattia Bellucci, un ragazzo riflessivo, mai banale in ogni sua affermazione, pensiero o intervista. Doti, tennistiche e non, che di questo passo tanti avranno modo di conoscere. D’altronde questi quarti di finale già raggiunti in un ricco ATP 500 come quello olandese gli doneranno lunedì prossimo il best ranking tra i primi 80 del ranking mondiale, con la possibilità di poterlo vedere sempre più spesso nei main draws del circuito maggiore nel prossimo futuro. Ma una cosa che non manca al ragazzo di Castellanza è l’ambizione verso l’alto, un traguardo raggiunto alla volta.

Mattia BELLUCCI (ITA)
Photo © Ray Giubilo
DIECI CURIOSITÀ SU MATTIA BELLUCCI
1 – Il condominio. Dove tutto è iniziato, un campo da tennis in asfalto all’interno del condominio in cui è cresciuto. Qui Mattia ha colpito con la sua racchetta le prime palline da tennis.
2 – Papà Fabrizio. Ecco, su quel campo insieme al piccolo Mattia c’erà il papà maestro. Fondamentale prima nell’avvicinarlo a questo sport, poi nello sviluppo e nella formazione del giocatore e dell’uomo.
3 – L’erba sintetica. Uscito dal condominio i primi campi calcati sono stati quelli del vicino circolo gestito proprio dal papà. Niente più asfalto, ma neanche terra battuta come la maggior parte dei ragazzi che inizia con il tennis in questo Paese. In effetti quando l’abbiamo visto sull’erba, seppur diversa, di Wimbledon, tanto male non se l’è cavata lo scorso anno!
4 – Il percorso. In uno sport in cui sin da giovanissimi si finisce per girare il mondo tra un torneo giovanile e l’altro, lui si recava tutte le mattine al suo Liceo (linguistico). Il tennis? Solo al pomeriggio e in un certo senso più mirata all’aspetto ludico. Tanto campo, poca preparazione atletica. Fino alla maturità…
5 – L’idolo. “Rafael Nadal. Mancino, grinta, carattere, voglia di migliorarsi”.
8 – Il colpo migliore “Non so bene come sia accaduto – raccontava qualche anno fa al canale Twitch di Sportface – ma con il passare degli anni servizio e rovescio sono diventate le mie armi”.
7 – La svolta. Non troppo tempo dopo deciso di provare la strada del profeessionismo, prende la non facile decisione di separarsi dal papà a livello lavorativo per affidarsi Fabio Chiappini, ancora oggi suo allenatore. “Sentivo di aver bisogno di una guida tecnica differente, una ritrovata serenità e un percorso preciso su cui basarmi. In Fabio ho trovato coerenza, un filo conduttore, stimoli giornalieri volti ai miglioramenti tecnici, tattici, mentali. Sono sempre stato disordinato nella vita, Fabio mi ha aiutato a eliminare la confusione e a trovare il percorso di cui avevo bisogno”, aveva nei mesi scorsi dichiarato in un’intervista al Corriere dello Sport.
8 – Le passioni. “Due su tutte. Le sneakers, di cui sono appassionato dai tempi delle superiori, e abbigliamento vintage. Adoro anche i graffiti: mi piace che i muri delle città vengano utilizzati come una tela”. In linea con il giocatore.
9 – I titoli. Il numero di tornei finora vinti in carriera a livello pro. Gavetta sì, ma anche abbastanza rapida. Sei titoli ITF tra l’agosto 2021 e il giugno 2022. A ottobre dello stesso anno vince i suoi primi due Challenger, poi nel 2023 arriva il terzo. Il prossimo step è chiaro…
10 – Il sogno. Da bambino Mattia sognava di poter fare del tennis il suo lavoro. Vivere di questo sport. Obiettivo raggiunto. E il meglio deve ancora venire…