[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
Solo un nemico invisibile e quasi (fortunatamente) invincibile, poteva fermare l’uragano Rybakina e, purtroppo, così è stato. Ne è consapevole Adriano Albanesi, coach capitolino che ha lavorato con la tennista kazaka nell’inverno ormai in archivio, ospite del corso di formazione in giornalismo tennistico organizzato da Sportface.it.
Nessun rimpianto, però, per Albanesi, che ha parlato a tutto tondo della sua vita da coach ai tempi della quarantena e che ha rivelato: “Mi manca la quotidianità, stiamo riscrivendo tutti una quotidianità differente. Ora mi alleno con le mie tre bambine in giardino col TRX, ma almeno ho possibilità di passare tanto tempo con la mia famiglia”. Un tempo che sembra voler ripagare il tanto tempo passato lontano durante la stagione tennistica, specialmente quando allenava la tennista ucraina Lesia Tsurenko: “Con la Tsurenko avevo un accordo di seguirla, nei vari tornei, per circa 20/25 settimane l’anno, più 5 settimane di pre-season a Roma. Tutto questo tempo a casa, più che una quarantena, sembra una bella ottantena!”
Con la Tsurenko, Adriano Albanesi si è tolto tante belle soddisfazioni, ma anche alcune cose che, se si potesse, lo vedrebbero riavvolgere il nastro per scrivere un finale diverso: “La partita con la Pliskova a Brisbane, la finale. 6-4, 5-4, 30 pari, quello è stato un match che ha lasciato in me e, probabilmente, in Lesia, un po’ di amaro in bocca. Ci sono giocatori che, quando toccano il loro apice, battendo molte buone giocatrici, come la Osaka, purtroppo si spengono. Qualche avvisaglia l’avevo avuta, al successivo Australian Open: la terra tremava sotto i piedi. Se potessi rigiocarla, la giocherei volentieri, cosi come i quarti di finale degli US Open con la stessa Osaka, dove Lesia aveva dato il massimo e non potevo chiedere di più fisicamente”.
Una separazione dovuta al fatto che la tennista ucraina pensava di aver raggiunto l’apice? “Non lo possiamo sapere al 100%. Chissà cosa provava in quel momento, se si fosse sentita appagata dopo aver dato tutto, specialmente a livello mentale. Molti giocatori, una volta arrivati all’apice, si svuotano, perché sentono un senso di appagamento, e la terra inizia a tremare sotto i piedi. E questo fa pensare alla grandezza di giocatori come Federer, Nadal e Djokovic, e quanto sia difficile rimanere al vertice”.
Chissà, se dopo questa lunga emergenza sanitaria, il tennis mondiale tornerà con qualche sorpresa o confermerà qualche volto come la Rybakina, bloccata sul trampolino di lancio. Ciò che non tornerà, almeno nel 2020, è il Torneo del Circolo Antico Tiro al Volo, teatro nel 2019 della vittoria di Sara Errani: “Dalle info che abbiamo, quest’anno non riusciremo a recuperare. Avendo spazi veramente ridotti in calendario. Il circolo mi manca, ma dobbiamo guardare il lato positivo (se possibile) di questa emergenza e godere di questa possibilità di passare tanto tempo in famiglia, un’occasione da non perdere”. Un’occasione per scovare in casa un nuovo talento? “Siamo in fase di studio, vorrei che fosse una decisione che venisse da loro. Ma, in caso, le farei allenare da una persona fidata, almeno all’inizio”.
[the_ad id=”248876″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]