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Due tie-break per regolare Hanescu a San Pietroburgo, quarti di finale un mese più tardi a Mosca: si presentava così Karen Khachanov, un ragazzone di 198 cm a soli 17 anni nel 2013 e alle sue prime apparizioni sul circuito maggiore da professionista. Un predestinato probabilmente, fortemente ‘sponsorizzato’ da chi di talento se ne intende come Evgenij Kafelnikov, adesso stella e speranza della pattuglia di giovani rampanti del tennis russo presenti alle Next Gen Finals di Milano 2017.
Assieme a Rublev e Medvedev, infatti, Khachanov è infatti tra i favoriti per il titolo al polo fieristico di Rho: servizio devastante e potenza nei colpi da fondo, ricetta fondamentale per avere la meglio sui rapidi campi di Milano e far la differenza nell’innovativo regolamento dell’evento. Di certo il moscovita non arriva all’appuntamento in uno stato di forma strabiliante avendo vinto una sola partita dagli Us Open, ma il suo ruolino di marcia nella prima metà di stagione ci consegna un tennista competitivo su ogni superficie: quattro quarti di finale sul rosso, una semifinale sull’erba di Halle e un ottavo di finale nel 1000 di Cincinnati.
Una carriera che rischiava di non sbocciare, considerando la passione per il basket: “Se non avessi tentato la scalata Atp oggi forse sarei un cestista“, ha sempre affermato Karen, avvicinatosi al tennis grazie ad un volantino a scuola. “Mia mamma quando lo vide mi fece subito la tessera per il club lì vicino”, ha raccontato Khachanov, che può vantare anche un padre ex pallavolista professionista. Così, a 14 anni Khachanov si trasferisce in Croazia alla corte di Vedran Martic, poi a 18 a Barcellona da Galo Blanco, ex coach di Milos Raonic. I risultati non tardano ad arrivare e nel 2016 conquista il suo primo titolo in carriera nell’Atp di Chengdu, inaugurando l’albo d’oro del nuovo torneo cinese superando Albert Ramos in tre set.
A Milano, come detto, è uno dei più quotati per arrivare sino in fondo, come dimostra anche la Race to Milan: escludendo l’imprendibile Alexander Zverev (che ha dichiarato forfait per concentrarsi sulle Finals di Londra), Khachanov ha chiuso solamente alle spalle del connazionale Rublev. Chissà che la situazione non possa ripetersi anche nel ranking dei “grandi” tra qualche anno: la Russia incrocia le dita e attende.