Ci siamo: dopo settimane, mesi d’attesa conditi da proclami e aspettative, martedì 7 novembre, a Milano, prenderanno il via le Next Gen Atp Finals 2017. Il torneo, novità assoluta all’interno della stagione tennistica maschile, vedrà sfidarsi i migliori giovani (under 21) del circuito; o meglio, quelli che coi loro risultati si sono distinti in positivo durante quest’annata. Uno dei talenti più attesi all’ombra della Madonnina è di sicuro Denis Shapovalov.
Classe 1999, canadese nato a Tel Aviv da genitori russo-israeliani, “Shapo” – questo il suo soprannome – ha iniziato a giocare a tennis all’età di cinque anni ed è cresciuto nel mito di Federer: “Adoro il suo stile, sia dentro che fuori dal campo. Anche per il mio rovescio a una mano ho cercato di ispirarmi a lui, di copiarglielo”.
Il 2017 per lui è stato un anno di “svolta”, di ribalta all’interno di un panorama tennistico che ha preso consapevolezza del suo talento e delle sue potenzialità. In particolare, il giovane Shapovalov ha catalizzato su di sé l’attenzione di tutti lo scorso agosto, quando, durante la Rogers Cup a Montreal, ha battuto Rafa Nadal. Successo non di certo frutto del caso, arrivato dopo quello già prestigioso su Juan Martin del Potro, durante una trionfale cavalcata interrottasi solo in semifinale contro l’altro NextGen Alexander Zverev.
Sì, prima di allora vi erano già stati considerevoli risultati (specie a livello juniores, come la vittoria a Wimbledon nel 2016), ma mai il canadese si era ritrovato tutti i riflettori puntati addosso in questo modo; in poche settimane è diventato, suo malgrado, un volto familiare e riconosciuto da tantissimi appassionati, nonostante fino a poco tempo prima fosse un perfetto sconosciuto: “La mia vita è sicuramente cambiata nel corso di questa stagione”, ha riferito ai giornalisti “Adesso vengo sempre riconosciuto negli aeroporti, nei centri commerciali, dappertutto. È stimolante e motivante vedere che i bambini si emozionano quando mi incontrano“. Ma l’imperativo è sempre uno: umiltà. Una qualità che deve, a suo dire, principalmente ai genitori: “Sono persone molto umili, che si sono fatte da sole. Mi hanno insegnato a trattare tutti con rispetto, indipendentemente dalla che persona si ha davanti.” La mamma gestisce un’accademia di tennis. “Lavora sempre, duramente. Non aveva mai tempo libero per uscire, da quanto si dedicava al lavoro e ai figli” ha raccontato Shapo. Anche il padre da’ una mano nel club di famiglia.
Certo è che la vittoria su Nadal, e in generale le sue convincenti prestazioni durante la Rogers Cup, hanno contribuito ad accrescere le sue convinzioni, a fargli avere maggiore ambizione e a capire di poter competere a livelli più alti: “È stata un’enorme spinta di fiducia e mi ha fatto sentire come se appartenessi realmente a quel livello, a quella cerchia di giocatori” ha dichiarato.
La questione sta sempre lì, nel salto di qualità, soprattutto mentale, che si deve compiere per diventare “campioni” e differenziarsi dagli altri. E nel suo caso, il processo di crescita, maturazione e “salto” inizia a intravedersi eccome, così come i risultati derivanti da esso. Basti pensare all’ottimo torneo giocato, sempre quest’anno, anche a Flashing Meadows, durante gli Us Open: quarto turno agguantato dopo aver vinto i tre match di qualificazione e aver battuto, tra gli altri, Jo-Wilfried Tsonga e Kyle Edmund. Un totale di 6 vittorie e una sconfitta, mica male.
Eppure, la sua annata (o addirittura la sua carriera) rischiava di essere offuscata (se non rovinata del tutto) dallo spiacevole episodio di cui si era reso protagonista a inizio anno, durante un tier di Coppa Davis.
Il riferimento è a quanto avvenuto a febbraio, durante la sua partita contro Kyle Edmund nel corso della sfida contro la Gran Bretagna. In preda a uno scatto d’ira, Shapovalov ha scagliato malamente la palla a gioco fermo, andando a colpire in faccia (vicino all’occhio) il giudice di sedia Gabass. Un errore frutto d’ingenuità e impulsività, forse dovute alla giovane età, che gli è costato una squalifica, una multa e quello che ha definito un “grande senso di vergogna per il mio comportamento non professionale“. Tuttavia, ancora una volta dando prova di incredibile maturità, ha reagito con forza anche a questo episodio e ne è venuto fuori nel migliore dei modi, ripartendo e dando via a una stagione rivelatasi poi più che rimarcabile.
All’inizio della stagione 2017, Shapovalov occupava la 250° posizione del ranking. Si era prefissato, considerandolo un obiettivo importante e ambizioso, di raggiungere almeno la 150° entro la fine dell’anno. Attualmente, è il numero 51 al mondo, ma ha rotto già il muro della top-50 (il più giovane a riuscirci, dopo Nadal). “Penso che molti aspetti del mio gioco siano migliorati. Il servizio ad esempio, ma anche la risposta, inoltre scendo maggiormente a rete. Tuttavia, l’aspetto che è migliorato in modo fondamentale è il mio spirito di combattimento: lo stare tranquillo e il lottare su ogni punto”. Certamente è conscio del fatto che ci vorrà parecchio lavoro, grande sforzo per mantenere il livello attuale. Ma dopo i suoi recenti successi crede che tutto sia possibile, a partire dall’ingresso nella top-20 Atp, il prossimo anno. “Un giorno vorrei anche vincere uno Slam, ma credo di essere ancora molto lontano e di aver molto lavoro da fare”.
Che i suoi sogni siano adeguati e proporzionati alle sue capacità e reali possibilità? Chissà. Aspettiamo le NextGen Atp Finals anche per avere ulteriori indicazioni al riguardo.