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La pirateria audiovisiva continua a far registrare numeri preoccupanti in Italia. Stefano Azzi, ceo di Dazn Italia, è intervenuto questa mattina, in video collegamento, alla presentazione dei risultati dell’indagine Fapav/Ipsos, commentando l’impatto del fenomeno sull’industria sportiva italiana. “Sebbene lo sport sia stabile al quarto posto nella classifica dei contenuti più piratati, dopo film, serie tv e programmi, gli eventi sportivi live continuano a far registrare, dal 2017, una crescita continua in termini di atti di pirateria commessi: 41 milioni solo nel 2022. Parliamo di un fenomeno criminale che sottrae al nostro settore più di 800 mila euro al giorno, oltre 24 milioni di euro ogni mese”, spiega Azzi.
E ancora: “La ricerca condotta ci dice che i pirati di contenuti audiovisivi, nel nostro Paese, sono per lo più concentrati tra coloro che hanno un livello di istruzione più elevato (parliamo di laureati) e tra gli occupati, questo ci dice che la pirateria è un fatto socialmente accettato. Come riportato dall’indagine presentata oggi, non è ancora del tutto chiaro contro cosa stiamo combattendo: il 34% dei pirati nel nostro Paese pensa che chi gestisce piattaforme illecite lo faccia ‘per hobby’. Non possiamo far affidamento al solo buon senso. Il lavoro fatto ad oggi dal Governo è stato importante, le cifre che vengono sottratte ogni giorno al sistema sportivo ci dicono quanto sia necessario che il disegno di legge venga approvato in tempi brevi, auspicabilmente entro l’inizio della nuova stagione sportiva”.
Servono quindi “modalità di contrasto più severe e rapide”, perché con queste “siamo certi che la pirateria si ridurrebbe in maniera significativa”, continua Azzi. “A supporto di questo credo ci sia un dato molto chiaro che emerge dall’indagine Fapav/Ipsos, secondo cui il 49% dei pirati a cui è capitato di incontrare siti oscurati si convertirebbe immediatamente a una modalità di sottoscrizione legale. La percentuale di chi ha guardato un contenuto illegalmente e che si è visto oscurare la visione, è purtroppo ancora troppo bassa, solo il 17% – ha proseguito – Per questo è necessario che la nuova disposizione che prevede l’obbligo di bloccare siti e piattaforme illecite entro e non oltre 30 minuti dalla segnalazione entri in vigore il prima possibile”.
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