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“Sono intervenuto su casi persino peggiori e a volte si sono risolti positivamente anche contro le nostre previsioni. Ecco perché sono convinto che ci siano buone speranze che Alex ce la possa fare, considerato anche che è un atleta e ha una voglia di vivere e una grinta incredibili” sottolinea speranzoso il medico. Bagioni aveva già conosciuto Zanardi: “Lo avevo incontrato più volte, una persona eccezionale. Veniva a trovare gli amici del 118. Ci diceva che facevamo un lavoro straordinario. Me lo sono trovato davanti in quelle condizioni ed è stato duro mantenere calma e distacco indispensabili perché un medico riesca ad agire nel modo migliore. Poi, quando finalmente lo abbiamo stabilizzato e trasportato al Policlinico Le Scotte, mi sono emozionato. Ero emotivamente provato“.
Biagioni ripercorre le prime operazioni di soccorso che hanno consentito di tenere in vita Alex Zanardi: “Certamente il passaggio della cannula tubo fino alla trachea per consentirgli la respirazione artificiale. Non è stato facile perché il volto era devastato dalle fratture. Poi siamo passati alla seconda fase, quella del bendaggio di tutta la parte superiore del volto, della testa e la stabilizzazione delle varie fratture che abbiamo riscontrato“. Fondamentale poi l’ausilio del Soccorso Alpino: “Siamo decollati da Grosseto alle 16.56. A bordo eravamo in sei: due piloti, un tecnico, un operatore del Soccorso alpino, un infermiere e io. Siamo atterrati a Pienza alle 17.20. L’operatore del Soccorso alpino é stato utilissimo. Siamo atterrati in un campo e abbiamo dovuto attraversare un piccolo bosco, molto fitto, e l’esperto ci guidava spezzando i rami sul nostro cammino e trovando la giusta direzione“.
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