Chissà come sarà questo terzo millennio dello sci senza Tina Maze in pista. Dal debutto nel 1999 all’anno sabbatico 2015-2016, la campionessa slovena ha tracciato la sua parabola vincente così come si pennella alla perfezione un curvone ghiacciato in Super-G. L’annuncio del suo addio alle gare, arrivato ieri in una conferenza stampa a Soelden, ha commosso il circo bianco: l’ultimo atto della sua carriera andrà in scena a Maribor, il 7 gennaio 2017, sotto gli occhi della sua gente, nel gigante di casa. Per lei, ora, è pronto un ricco contratto da commentatore tecnico, nella squadra di Eurosport International.
La Maze, da atleta, ha vissuto due volte. Giovane promessa dello sci, ha esordito a soli quindici anni in Coppa del Mondo e ha ottenuto il suo primo successo a diciotto, nel gigante di Soelden del 2002. Una predestinata che, però, ad un certo punto ha spento la luce. Tanti i problemi tra il 2003 e il 2006, tra infortuni, cambio di materiali mal digerito, fiducia smarrita. L’Olimpiade di Torino si trasforma nell’ennesima prova anonima, il podio in Coppa sembra irraggiungibile: la Maze sembra destinata a entrare nel lungo elenco di illustri carneadi dello sci, trionfatori per caso (in rare occasioni), abbonati alle posizioni di metà classifica.
Un episodio e una storia d’amore, però, possono cambiare tutto. C’era la nebbia a Saint-Moritz, quel 2 febbraio 2008, quando la slovena, partita con un pettorale altissimo (il n° 47), riuscì a stupire tutti e a vincere la Discesa libera della svolta. Nello stesso anno, l’incontro con l’italiano Andrea Massi dà inizio a un tandem vincente nella vita così come nello sport. Massi è fidanzato e allenatore, leader di un gruppo privato di tecnici che rimette a lucido un talento ancora non espresso.
Le tute sgargianti della Slovenia danno un tocco glamour ai successi della Maze che, da quel momento in poi, arrivano in serie. L’atleta fa della completezza la sua forza: non più solo il Gigante, ma anche il Super-G, le Discese, gli Slalom e le Supercombinate diventano terreno di conquista. Le gioie più belle, però, vengono dalle piste di mondiali e, soprattutto, olimpiadi: da portabandiera slovena, la Maze è d’argento nel Super-G e nel Gigante di Vancouver 2010; da campionessa del mondo in carica (sua la Coppa del 2013) brilla due volte sul gradino più alto del podio (Gigante e Discesa) a Sochi 2014. Completano il palmarès nove medaglie ai campionati del mondo e 81 podi complessivi in carriera.
VITTORIE E PODI DELLA MAZE IN OLIMPIADI, MONDIALI E GARE DI COPPA DEL MONDO:
Viso da copertina patinata e vero e proprio simbolo in cui si riconosce l’intero sport sloveno, la Maze è sempre stata sotto gli occhi dei riflettori. Come quando, nel 2012, finì sotto inchiesta per aver utilizzato una sottotuta irregolare in plastica: i giudici, alla fine, non presero provvedimenti, lei, nel parterre di Cortina, non rinunciò a una piccante polemica, mostrando – in favor di telecamera – un velenoso messaggio stampato sul suo reggiseno. Il tocco di follia indispensabile che rende completo il pedigree della campionessa.
IL VIDEO DELLA PROTESTA HOT DELLA MAZE:
Ora ad aspettarla un futuro in televisione, dove già l’anno scorso aveva fatto il proprio debutto alle finali di St Moritz, il luogo giusto, forse, per chiudere il circolo. Come in un ciclico ritorno a dove la magia era iniziata e dove una nuova carriera ha avuto, nuovamente, inizio. A Maribor arriverà la passerella finale ed in una delle cornici sempre più affollate di pubblico non potrà che essere un bellissimo addio al mondo delle gare.