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L’attuale Dpcm prevede la riapertura delle piste da sci ma, stando alle ultime indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, questa possibilità sarebbe a forte rischio. Il Cts, infatti, ha rilevato numerose carenze nel piano consegnato dai governatori delle Regioni, soprattutto: “Una parte rilevante dei mezzi di risalita nei comprensori sciistici (in particolare cabinovie e funivie) presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto ai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale (autobus, filobus, tram e metropolitane), rappresentando pertanto un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta in base alla classificazione del livello di rischio di contagio da SARS-CoV-2”.
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Gli esperti, dunque, hanno indicato una serie di misure necessarie per garantire una ripartenza in sicurezza. “Deve pertanto prevedersi un’efficace riorganizzazione del sistema degli impianti di risalita da affiancare a misure di prevenzione e protezione collettive e individuali che necessitano, comunque, della collaborazione attiva degli utenti che dovranno continuare a mettere in pratica i comportamenti previsti per il contrasto alla diffusione dell’epidemia. Potrà essere ammessa una occupazione al 100% delle seggiovie, con obbligo di indossare la mascherina chirurgica o di comunità e il divieto di abbassare la calotta antivento ove presente”. Se invece “dovesse rendersi necessaria la chiusura della calotta dovrà necessariamente prevedersi la riduzione della capienza al 50% anche per le seggiovie, fermo restando l’obbligo di mantenere la mascherina durante tutto il trasporto”. Mentre “per gli impianti chiusi (cabinovie e funivie) dove va operata la riduzione della capienza al 50% a cui associare sempre l’uso obbligatorio della mascherina”.
“Tenere conto non solo delle quote giornaliere ma anche di quelle settimanali e stagionali. La gestione dei flussi per il controllo dello skipass o di altre tipologie di titoli di accesso. Possono trovare applicazione solo nel caso in cui l’andamento epidemiologico a livello di Regione o Provincia Autonoma sia compatibile con la classificazione del rischio nella cosiddetta zona gialla”, ha concluso il Cts.
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