
Festa Norvegia sci di fondo - Foto STT-Lehtikuva / IPA Sipa USA
Dopo aver sfiorato il podio con Pellegrino nella skiathlon, e con Graz e lo stesso Chicco (già argento nella sprint a tecnica libera) nella Team Sprint, l’Italia mastica amaro anche nella staffetta maschile dei Mondiali di sci di fondo, in corso di svolgimento a Trondheim. Alla fine per il veterano Pellegrino, 34 anni, e per i più giovani Giovanni Ticcò (25 anni), Davide Graz (25 anni) e Simone Daprà (27 anni) arriva una sesta posizione al termine di una gara condotta bene. La Norvegia trionfa in 1:08:13.7 e lo fa davanti ad una Svizzera (Faehndrich, Baumann, Rueesch, Grond) ispirata, capace di chiudere a +21.6, mentre il terzo gradino del podio va alla Svezia (+21.8) di Gisselman, Poromaa, Burman, Anger.
Soddisfatto Federico Pellegrino: “Abbiamo fatto del nostro meglio e dobbiamo essere orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare. Siamo rimasti in linea per una medaglia fino al chilometro finale, poi avversari più veloci di noi hanno avuto la meglio. Le staffette sono così e fa parte del gioco. Certo, poteva andare meglio ma non abbiamo nulla da recriminarci e possiamo guardare con fiducia alla staffetta dei Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026”.
Giovanni Ticcò confessa di stare “vivendo un sogno: sono arrivato a Trondheim per fare solo la 50km ed invece è un Mondiale davvero ricco. Poter correre ad un Mondiale con la squadra è qualcosa di magico: fare il lancio è bellissimo. Si sa, in staffetta non si corre per se stessi, ma per tutta la squadra ed il team. C’è tanta pressione addosso, ma prima della gara Pellegrino e la squadra ci siamo trovati per caricarci. Ho dato il meglio di me stesso”. Infine, il commento di Simone Daprà: “Sapevo che sulla salita finale si sarebbe accesa la bagarre. Purtroppo non avevo la gamba e la brillantezza che speravo per potermi giocare la volata con gli altri avversari”.

Gli azzurri non sfigurano, ma rimane qualche rimpianto. La gara offre la conferma del dominio norvegese del duo Erik Valnes e Johannes Klaebo (al quinto oro in cinque gare disputate davanti al pubblico di casa) con le aggiunte di Martin Nyenget e Harald Amundset. La Norvegia fa il vuoto ed è sempre in testa. Dopo il primo cambio, alle spalle degli scandinavi, ci sono Repubblica Ceca (+6.6) e Germania (+14.3), mentre l’Italia è decima. La palla passa a Pellegrino, autore di un forcing che permette agli azzurri di rientrare prepotentemente nel gruppo degli inseguitori. Dopo 15km gli azzurri sono secondi (+29.2) in un gruppone che vede anche Svezia, Francia, Svizzera e Canada. Un’azione di Graz consolida il piazzamento italiano e mette in crisi Burman (Svezia) e Hollman (Canada). La Svezia però ha la forza di resistere e di portarsi in testa al gruppo degli inseguitori al passaggio dei 24.9 km. Non ha però fatto i conti con la sorprendente Svizzera. Merito di Valerio Grond che trascina gli elvetici nella volata davanti agli svedesi. Niente da fare per Daprà e per il francese Deslonges. Prima delle deluse è proprio la Francia (Bourdin, Lapalus, Lapierre e Deslogesgisselman), che chiude a +25.2. Quinto posto per il Canada (McKeever, Cyr, Hollmann, Leveillebourdin) davanti agli azzurri. Oltre il minuto tutti gli altri: Stati Uniti (7°, +1:03.0), Germania (8°, +1:12.2), Gran Bretagna (9°, +2:12.0) e Finlandia (10°, +2:13.0), quest’ultima fuori dai giochi per la caduta in apertura di Anttola. A dettare legge la solita Norvegia. Il solito Johannes Klaebo. Quattordicesimo oro iridato per lui, più di Petter Northug, eguagliato ieri. Ventiquattro ore dopo c’è una pagina di storia da aggiornare.