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Federico Pellegrino ha risposto a diverse domande, anche da parte dei suoi sostenitori, nel corso di una diretta Instagram con La Stampa Montagna. Il valdostano è tornato sulla cancellazione tardiva delle ultime gare della stagione 2019/2020: “Lo Sprint Tour di fine stagione l’avevo cerchiato con il pennarello rosso. Ci tenevo tanto, quindi, quando il lunedì è arrivato il via libera del Presidente, abbiamo iniziato a pensare al viaggio. Sono partito il martedì, la mattina dopo che il presidente Conte aveva esteso la zona rossa. Sono rimasto spiazzato, ma sono andato visto che la FIS aveva confermato tutto. In quei giorni, però, la situazione è precipitata, così abbiamo deciso, come quasi tutte le altre nazionali, di tornarcene a casa, nonostante la FIS continuasse ad andare avanti imperterrita prima di cancellare poi tutto“.
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“In ogni caso è facile dire ora che non bisognava andarci, col senno di poi anch’io non partirei” spiega Pellegrino, “ma già quando siamo partiti per la Norvegia c’erano i primi casi, alcuni comuni erano diventati zona rossa, ma non era possibile per noi immaginare che la situazione sarebbe poi stata così drammatica. Fortunatamente non abbiamo corso tanti rischi. Ovvio che stare a casa sin da subito sarebbe stata la cosa migliore da fare, anche per evitare il rischio di diventare noi stessi dei veicoli per la diffusione della malattia”. L’azzurro spiega anche come venivano visti gli italiani all’estero in quel momento, quando negli altri Paesi i casi erano ancora pochi: “Tutta la situazione è stata molto strana per noi, pensate che quando ci sono stati i primi casi in Italia, eravamo allo Ski Tour in Svezia e Norvegia, dove ci sono stati degli episodi che non mi sono piaciuti tanto, mi sono reso conto che gli altri ci guardavano come alcuni italiani avevano fatto con i cinesi in precedenza, secondo quanto si leggeva sui giornali“.
Pellegrino ha commentato la scelta di Stina Nilsson di passare al biathlon, rivelando che lui stesso anni fa ci aveva pensato: “Ha fatto una scelta molto coraggiosa, perché lei era una delle poche atlete in grado di battere Johaug, l’aveva già fatto in passato, ma quest’anno era stata fermata da un problema fisico. Nel momento in cui sei così in alto nella tua disciplina, è un grande passo cambiare sport. Se anch’io ho pensato di farlo? Non lo nascondo, l’ho fatto anch’io, anche perché da tanti anni non condivido appieno l’andamento del mio sport a livello internazionale“. Pellegrino fa riferimento alle critiche che addetti ai lavori e appassionati stanno rivolgendo alla gestione da parte della FIS della Coppa del Mondo di sci di fondo: “Non è facile pensare di stravolgere uno sport che ha preso non si sa bene quale direzione“. “Io da atleta ho il dovere di andare avanti per la mia strada, quella scelta tanti anni fa, che mi e ci ha dato tante soddisfazioni. Ammetto che però il pensiero di passare al biathlon l’ho avuto” prosegue il valdostano, che racconta anche un aneddoto: “prima di partire per le Olimpiadi di PyeongChang, mi ero detto che quella era la mia grande occasione per vincere una medaglia olimpica e se non l’avessi fatto avrei dovuto fare una scelta grande per stravolgere le cose, come magari passare al biathlon. Forse l’ho fatto solo per motivarmi“.
Secondo Chicco Pellegrino, il primo aspetto da cambiare nella Coppa del Mondo di sci di fondo è proprio il calendario, “perché così com’è i big non sono presenti in tutte le gare e questo è uno dei grandi problemi. Un calendario così fitto di gara espone gli atleti a stancarsi e ammalarci, ci sono sposta tanto e bisogna fare delle scelte“. Parlando invece del norvegese Klaebo, Pellegrino crede che il suo punto debole sia quello di essere competitivo nelle distance, “in quanto io voglio batterlo nel mio campo, la sprint. Lui in questi anni, da sprinter ha iniziato ad ampliare il suo range di gare dove vincere. Questo potrebbe portarlo a cambiare preparazione, crescere, perdere la spensieratezza di quando aveva 18 anni, perché non è semplice allargare i propri orizzonti e non trascurare nessuno dei punti. Lui è organizzato, metodico, seguito in maniera eccezionale. Io continuo essere concentrato sul mio orticello della sprint, non mi arrendo e provo a batterlo, magari riuscirò ad arrivargli nuovamente davanti“. Mentre per quanto riguarda il fuoriclasse del biathlon, Johannes Boe, dice: “Il norvegese è molto forte sugli sci, ma lo vedrei più competitivo su una 15 che in una sprint, perché questo format di gara necessita di un cambio di ritmo molto alto. Magari Bø andrebbe forte in qualificazione, ma in gara dovrebbe mettersi in testa dall’inizio alla fine“.
Il poliziotto valdostano ha parlato anche della sua compagna Greta Laurent, con cui si sposerà il prossimo giugno, sperando che la situazione lo consenta: “Ha fatto una bella stagione, ma anche lei sa di poter fare di più. Lei stessa ha capito di avere delle qualità che deve mostrare più spesso, ha resistenza e velocità , deve però imparare a gestire le emozioni, cosa non semplice in una gara di tre minuti nella quale si lavora tanto con la testa. Vediamo per entrambi come andranno i prossimi due anni, dove proveremo a fare il massimo. Per noi le Olimpiadi di Pechino potrebbero essere il traguardo finale, ma da qui ad allora possono cambiare tante cose, anche perché nel 2026 in Italia ci sarà un evento che ci attrae molto, ma ci saranno anche tanti anni in più nelle gambe“. Infine, Pellegrino ha parlato dei giovani emergenti: “Sono arrivati dei bei segnali dai giovani. Ora aspetto che si confermino anche su da noi, perché un contro è fare risultato tra gli Under 23 o in OPA Cup, un altro è farlo in Coppa del Mondo. Lo spero, perché ho tanto bisogno che qualcuno si aggiunga al nostro gruppo. Siamo un gruppo forte, siamo pochi e c’è bisogno che qualcuno arrivi su, ma non devono essere solo scelti ma anche andare. Io li aspetto volentieri, ho bisogno di gente giovane che mi morda le caviglie e stimolarmi“.
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