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Sofia Goggia su Bergamo: “Ambulanze e campane a morto a tutte le ore”

Sofia Goggia - Foto Alessandro Trovati/Pentaphoto.

“Da qui di solito sento il rumore del silenzio, invece adesso solo le sirene delle ambulanze e il rintocco delle campane a morto. Tutti i giorni, a tutte le ore“. E’ questo l’incipit dell’intervista che Sofia Goggia a rilasciato a Repubblica: centro del discorso è ovviamente la sua città, la ferita Bergamo. La campionessa olimpica di discesa sta ancora recuperando dalla frattura al braccio sinistro rimediata cadendo nel Super-G di Garmisch, caduta che le ha fatto concludere prematuramente la stagione: “Adesso sto bene, è quasi tutto passato. Non ho niente, rispetto a tutto il dolore che sento attorno”, dice in videochiamata dalla cucina, mentre prepara un caffè.

Il discorso si accentra poi sempre di più sulla sua terra natia: Non vado in città, abito in una zona normalmente isolata che in questi giorni lo è ancora di più. Faccio solo la spesa per portarla anche ai miei genitori, gliela lascio sull’uscio, che pena non poterli abbracciare. Sono molto preoccupata per loro, mio papà Ezio ha 69 anni, mamma Giuliana 67. Stanno morendo molti loro amici. Sta morendo la mia gente”. Sulla possibilità di lanciare un crowfunding con Michela Moioli, bergamasca come lei e colpita dalla perdita dei nonni, ha poi aggiunto: “Siamo molto legate alla nostra terra, volevamo lanciare un crowfunding per aiutare gli ospedali, ma Micky aveva le sue ultime gare di coppa del mondo di snowboard e quindi abbiamo deciso di unirci a tutte le iniziative di raccolta fondi indette per Bergamo”. L’intervista si è conclusa delineando l’animo dei bergamaschi, così come l’animo degli italiani:Sono uniti, come in tutta Italia. Le scelte restrittive del nostro governo sono state esemplari per tutta l’Europa. E mi è piaciuta questa fierezza di sentirsi italiani. Siamo sempre un po’ quelli che si lamentano sentendoci sempre con l’acqua alla gola, ma con le spalle al muro reagiamo tirando fuori qualcosa in più, a me è successo nella mia storia sportiva. Calore e unità sono nella nostra indole. Mi ha commosso vedere tanti cantare alle finestre, noi italiani abbiamo un genio e creatività non comuni”.

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