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Con un post pubblicato sulla propria pagina Instagram la campionessa italiana di sci alpino, Sofia Goggia, ha ufficializzato la sua partecipazione alle finali di discesa di Coppa del Mondo a Lanzerheide, in Svizzera. L’azzurra si era fatta male il 31 gennaio e aveva già dovuto dire addio ai Mondiali di Cortina, ma anche la sua partecipazione nell’ultima gara utile per la coppa di specialità sembrava ormai impossibile. Con un recupero lampo e dopo la visita di mercoledì scorso, però, le sue condizioni sono apparse migliorate e alla fine la bergamasca potrà tornare sugli sci dopo 45 giorni dal brutto infortunio.
Questo il lungo e struggente messaggio della Goggia: “Entrai nella stanza e subito ci abbracciammo: versai qualche lacrima sul sui camice e poi, per darmi una sorta di contegno, mi adagiai sul lettino, pronta a ricevere l’imminente trattamento osteopatico. Inizió la seduta in rigoroso silenzio, ma ebbi l’impressione che si comportò proprio così per rispettare quella dimensione di vuoto mista a dolore che mi portavo appressa e che ancora non riuscivo a scrollarmi di dosso. D’improvviso però mi chiese: “cosa desideri?” Corrucciai il sopracciglio: mi sentivo talmente paralizzata e sopraffatta dalla situazione da non sentire la mancanza di nulla e , tantomeno, la voglia di propendere verso qualcosa. Gli risposi: “Nulla, Paolo. Io non desidero nulla”. Non mi addentrai nel discorso ma dentro di me lo sapevo: stavo mentendo, fors’anche a me stessa. Si. Avevo tremendamente bisogno di tornare a desiderare qualcosa nel mio cuore, perché la vita senza un desiderio vero che ci guida, che sia una persona, una meta da raggiungere, un obbiettivo, o una stessa stella non è vita anzi, è un disastro, e io avevo la necessità di levarmi da quest’ultimo e da quel suo limbo stagnante in cui ero incappata e in cui non mi riconoscevo più. Desiderare si. Ma cosa? Scesi dal lettino riuscendo finalmente a estendere la gamba. Mi sentii davvero meglio e lui mi salutó dicendomi che, per come l’aveva percepito lui, con le sue mani (che mi conoscono da anni), il ginocchio gli era sembrato bello stabile. Il giorno dopo mentre camminavo sotto il sole di Bergamo per la prima volta completamente senza stampelle , composi il numero del Dott. Schonhubert: “Herbert, ce la posso fare per le finali?”. Era martedì. Era il 2 marzo. Ed è stata la prima volta dal 31 gennaio che nel mio cuore ha albergato nuovamente un desideri”.
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