[the_ad id=”10725″]
È Norvegia sugli scudi anche in slalom. Henrik Kristoffersen, l’atleta al momento più in forma tra i pali stretti, ha trovato il suo alter ego. Leif Haugen, 29 anni, partito con il pettorale numero 30, ha fatto la manche della vita, piazzandosi in seconda posizione a soli 23 centesimi di distacco dalla leadership. Dopo il dominio nelle discipline veloci, gli scandinavi puntano alla doppietta anche nei tracciati tecnici.
Buone notizie anche per quanto riguarda gli azzurri. Il migliore di tutti è il veterano Patrik Thaler: partito con il pettorale 15, il bolzanino si è reso protagonista di una prova molto concreta, specialmente nella prima parte del tracciato. Al primo intermedio era addirittura avanti di un decimo rispetto a Kristoffersen, poi ha rallentato l’andatura, piazzandosi comunque al quinto posto (a pari merito con Mattias Hargin) con 58 centesimi di ritardo dalla leadership e a soli 14 centesimi dal podio.
Nei primi dieci anche Stefano Gross e Manfred Moelgg. Il primo ha fatto una manche lineare, priva di grosse sbavature, salvo una piccola incertezza nella parte finale che gli ha fatto perdere velocità. Settimo posto per lui, con 60 centesimi di ritardo, anche lui in piena lotta per il podio. Moelgg, invece, ha pagato l’assenza di punti di riferimento: partito con il pettorale numero uno, ha sciato bene, ma con il freno a mano tirato. Inizierà la seconda manche in decima posizione, a 83 centesimi dal primo posto.
Qualificazione centrata anche per Giuliano Razzoli (24°), alla ricerca di un posto per i mondiali di St. Moritz e per Tommaso Sala. Quest’ultimo, partito con il pettorale 40, ha chiuso la prima manche al 30° posto, cogliendo l’ultimo tempo utile di qualificazione.
Beffa per l’austriaco Manuel Feller: secondo al traguardo, è riuscito a ingannare l’occhio degli spettatori, nascondendo fino alla fine una sua inforcata. Impietosa, però, l’inquadratura della telecamera, che ha sorpreso l’irregolarità, causando la sua squalifica.
CLICCA QUI PER RIVIVERE IL LIVE DELLA PRIMA MANCHE DELLO SLALOM DI WENGEN