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“L’infortunio è stata un’esperienza inedita, ho conosciuto un avversario nuovo. Sarò condizionato dal ricordo? No, perché non sono stato vittima di una caduta brutta e spettacolare: in curva ho sentito un dolore e mi sono subito fermato. Se mi avessero portato via in elicottero, forse vedrei il rientro in modo diverso”. Queste le parole di Dominik Paris in un’intervista al Corriere della Sera. Il campione azzurro ha passato il 2020 a prepararsi per il rientro, e ora è pronto a tornare in pista per le gare ufficiali. Nel weekend si svolgeranno le prime gare di velocità della Coppa del Mondo di sci alpino in Val d’Isere, è l’attesa per rivedere Domme a competere è tantissima.
Ma Paris non ha parlato solo del presente. L’altoatesino si è soffermato sulla sua vita di parecchi anni fa, quando la sua carriera nello sci non era ancora una certezza e fu presa la decisione di andare a lavorare in malga: “Sono stato io a mettermi in punizione. Ero diventato lazzarone, i risultati non venivano. Lanciai la proposta: vado in malga, torno, faccio un test; se supero la prova, rientro in squadra. Papà era d’accordo, ma aggiunse: ‘Se non continui con lo sci, ti trovi un lavoro; magari proprio quello dell’allevatore di bestiame'”,
“Com’era la vita? Sveglia alle 3.30, c’erano 120 mucche da accudire – continua Paris -. Verso le 15 cominciavo la raccolta per la mungitura. Conoscevo già quella vita, a 11 e 13 anni avevo trascorso due estati lassù. Lavoro pesante, anche se mungere non lo è. Ma la malga mi ha insegnato a essere regolare e il modo di tornare fisicamente in ordine. Era l’unica strada per non buttarmi via: mi ero messo a bere e a fare vita sregolata, non andava bene“.
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