Sembra quasi di essere in una di quelle soap opera americane dove ogni storia si conclude con un dolce lieto fine e tutti spengono la tv felici e soddisfatti. Questo è stato più o meno quello che qualunque vero appassionato di sci alpino ha provato dopo le finali di Aspen: un misto di gioia, euforia, mettiamoci anche un po’ di senso di onnipotenza nato e causato dalla grandezza della nazionale italiana di sci alpino femminile. Un susseguirsi di record e un continuo dimostrare che quest’anno nessuna squadra è stata neanche lontanamente in grado di avvicinarsi alla costanza e all’efficienza delle nostre ragazze. Primi nella Classifica Generale a Squadre con più di mille punti di vantaggio sull’Austria: mai successo nella storia di essere al primo posto di questa graduatoria e tantomeno di essere davanti con così largo vantaggio. È vero, va detto che il Wunderteam quest’anno ha perso sia Anna Veith che Eva-Maria Brem, che insieme avrebbero portato molto probabilmente un bel gruzzolo di punti in casa Austria, ma va comunque notato che nessuna squadra ha saputo essere al top con più di una o due ragazze.
L’Italia ha piazzato invece Sofia Goggia terza nella classifica generale (1197 punti, mai nessuna ragazza nella storia ne ha fatti così tanti) e quinta Federica Brignone (857 punti, record personale anche per quanto riguarda la posizione). Quasi metà dei punti totali li hanno portati loro due, le vere star della nostra nazionale. Ma importante è stato l’apporto anche di altre ragazze, come Elena Curtoni (426 punti e 2 podi) e Marta Bassino (413 punti e 3 podi) che hanno contribuito più o meno col 10% a testa al gruzzolo messo da parte dalla nazionale. Il resto dei punti se li sono portati a casa le altre 11 atlete che hanno concluso almeno una gara tra le prime 30. Solo l’Austria ha portato a punti più ragazze (ben 25): del resto, questa è stata una stagione perfetta per far “assaggiare” la Coppa del Mondo a quella miriade di giovani sciatrici di cui dispone questo Paese dalla grande tradizione sulle piste da sci.
Altro dato interessante è che l’Italia ha vinto la classifica di specialità a squadre in tutte le discipline, tranne che in slalom. Ovviamente in gigante non c’è stata storia (Italia 1677 punti, seconda Francia a 955) mentre nelle altre discipline la vittoria è stata più risicata: in combinata, l’Austria è stata superata solo di 43 punti (452 vs 409) grazie soprattutto al fatto che in 3 gare sempre abbiamo piazzato qualcuno sul podio, cosa che all’Austria non è riuscita. In discesa libera, i vari podi di Sofia Goggia e le otto prestazioni in top-ten su 10 gare di Johanna Schnarf ci hanno garantito la vittoria sull’Austria (1195 vs 1071), senza considerare ovviamente i continui piazzamenti delle altre. In super-g, sono state Elena Curtoni e Federica Brignone a tenere il morale alto, viste le 4 uscite su 7 gare di Sofia Goggia (che comunque quando ha concluso ha sempre fatto podio). Elena è stata autrice della sua miglior stagione caratterizzata soprattutto da una grande costanza che non era mai stata capace di mettere in pista. La perla è stata il secondo posto a Crans Montana, quando è stata l’unica atleta a mettere in difficoltà Ilka Stuhec in termini cronometrici. Federica tra Jeongseon e Aspen ha dimostrato che pure in super-g può fare podio. Insomma, anche qua Austria battuta (1081 vs 1036) e tutti contenti.
Un discorso a parte va fatto per lo slalom gigante: sono già 3-4 stagioni in cui risulta chiaro che la nostra nazionale sia la più forte. Ma mai si era riusciti a concretizzare risultati come quest’anno. Quattro atlete delle 8 della squadra sono andate sul podio. L’Austria ci riuscì per l’ultima volta nella stagione 2009/2010, da allora nessuna nazionale è andata a podio con 4 atlete diverse in gigante. Vanno poi aggiunte le varie top-ten di Irene Curtoni e Francesca Marsaglia, senza dimenticare gli infortuni di Nadia Fanchini e Karoline Pichler, che hanno ulteriormente ridotto il potenziale della squadra. A podio in tutte le gare, tranne sotto la bufera di neve di Semmering 2, dove il miglior risultato fu colto da una stoica Manuela Moelgg, ottava, dopo lo splendido podio del giorno prima.
Un plauso va agli allenatori e forse anche alla FISI capace di comprendere la necessità della creazione di una squadra di Polivalenti, di cui fa parte peraltro più della metà della squadra di gigante. Questo perché nelle stagioni precedenti era divenuto chiaro che le nostre avevano problemi in due situazioni: sulle piste poco ripide e sulla “neve marcia”. L’aumento degli allenamenti in velocità ha permesso ad atlete più tecniche come Federica Brignone o Marta Bassino di migliorare un sacco nei tratti di scorrimento o nei pianetti di connessione di cui ormai ogni pista di gigante è provvista. E ironicamente ora sono proprio diventati i punti forti delle azzurre: Federica sui piani vola e i suoi progressi in gigante ne sono la riprova. Marta non fa una piega, né un’incisione (e il suo tempone nella parte bassa della pista di Soelden a inizio stagione ne è un esempio, quando diede quasi 6 decimi alla Brunner in 10 secondi di piatto totale). I tecnici l’hanno proprio imbroccata giusta con questa scelta. E i frutti si sono visti.
Purtroppo, nonostante sia stata senza il minimo dubbio la miglior stagione forse di sempre, non è stata una stagione perfetta e varie cose vanno migliorate per essere veramente al top.
COPPETTA DI SPECIALITA’ – Eh già, perché possiamo definirci tranquillamente i migliori di qua e i migliori di là, però quest’anno la coppetta di gigante è andata (meritatamente) a Tessa Worley e se Lara Gut non si fosse infortunata, forse non avremmo ottenuto neanche il podio di specialità in gigante. Bisogna essere più efficaci nella gara secca, ridurre gli errori e crederci dall’inizio alla fine. Sofia Goggia è bravissima in questo ma ancora commette troppi errori e il suo successo è sempre appeso a una lamina. Federica Brignone si è attivata solamente da metà gennaio, la prima parte di stagione è stata decisamente deludente. Ma questo crescendo è stato comunque una grande botta di fiducia per la ragazza e per farle capire che pure lei, come Sofia, può fare podio in 4 discipline (forse anche 5 se riuscisse a migliorare anche in slalom). Per quanto riguarda le altre discipline vale più o meno lo stesso discorso: in tutte le specialità non siamo stati neanche vicini a vincere una coppetta. Forse solo Brignone in combinata, ma quella non si può definire una vera classifica di specialità (sono state disputate, infatti, solo 3 combinate). Questo perché molte altre nazioni hanno un’atleta di punta, spesso con un team privato, in grado di centrare la vittoria più in ogni gara, in base alla disciplina. Worley in gigante, Tina Weirather, Ilka Sthuec e Lindsey Vonn nelle discipline veloci, Mikaela Shiffrin un po’ ovunque. Insomma, forse bisognerebbe investire su un lavoro più personale, focalizzato al perfezionamento non solo del gesto ma anche della prestazione gara, attuandolo solo con alcune punte di diamante che abbiamo (Federica e Sofia in primis) come fanno le altre nazioni, per esempio?
MONDIALI – Altro tasto dolente: primi nella Coppa Nazioni e solo un bronzo ai Mondiali di questo febbraio a Saint Moritz e ultima posizione nel medagliere, dietro a squadre come Repubblica Ceca o Liechtenstein. Sembra quasi una barzelletta e invece è la verità. Motivi? Vari: primo tra tutti, che il mondiale è una gara secca quindi o la va o la spacca, non considera l’andamento della stagione. Ma questo vale per tutte le atlete, anche quelle che la vincono la medaglia. Quindi come la mettiamo? Sfortuna? Beh un po’ di sfortuna c’è stata: la Curtoni che in super-g è scesa con le nuvole, mentre le colleghe successivamente al sole; alla Brignone, in combinata, è successa una cosa simile; la Goggia che ha incrociato gli sci a poche porte dal traguardo in discesa libera quando era sui tempi dell’oro di Ilka Stuhec, il quarto posto di Brignone in gigante, l’assenza di Nadia Fanchini performante nelle discipline veloci… Insomma, di certo i centesimi e il clima non ci hanno aiutato in questi mondiali, per nulla. Aggiungiamoci poi alcuni prestazioni totalmente inattese come l’oro e l’argento delle due austriache Schmidhofer e Venier e l’ansia da prestazione che ha colpito Goggia nel “suo” super-g (era la prima volta che si presentava da protagionista ad un Mondiale) e comprendiamo così un po’ di più questa “triste” pagina di storia del nostro sci. Una cosa è certa: con le Olimpiadi in vista sarebbe meglio investire un po’ di tempo estivo in ambito psicologico, perché le atlete arrivino mentalmente forti e competitive a Pyongchang. C’è tempo e i tecnici sapranno come agire.
In conclusione, un applauso veramente a tutte le atlete, ai tecnici e ai preparatori atletici per questa spettacolare stagione. Ma assolutamente non bisogna adagiarsi sugli allori perché fondamentalmente a livello generale siamo ancora a “0 tituli”. Bisogna lavorare sodo nella prossima stagione per riuscire a concretizzare quest’enorme potenziale umano di cui siamo provvisti. Comunque, ora come ora, godiamoci questo momento, stappiamo gli spumanti e lasciamoci inondare dalla felicità dei nostri 25 podi, delle 5 vittorie di questa stagione e degli oltre 50 piazzamenti in top-ten.