
Federica Brignone - Foto Christopher Creveling Imagn Images / IPA
I due slalom di Sun Valley, vinti da Mikaela Shiffrin e Timon Haugan, hanno messo la parola fine sulla Coppa del Mondo 2024/25 di sci alpino. Si conclude così una stagione con molte – luminosissime – luci, ma anche diverse ombre. I risultati straordinari di Federica Brignone, uniti a quelli di Sofia Goggia e Dominik Paris hanno aiutato a mettere la polvere sotto al tappeto, ma lo sci azzurro nel suo complesso deve porsi delle domande. A preoccupare maggiormente è la lenta crescita delle nuove generazioni, che faticano a trovare spazio e piazzamenti. Per tracciare un bilancio coerente e corretto però occorre scindere i due settori, femminile e maschile.

Sci alpino femminile: Brignone superlativa, Goggia ritrovata
Un discorso a parte lo merita ovviamente Federica Brignone, che ha dominato la CdM, vincendo la Sfera di Cristallo generale e anche le Coppe di discesa libera e di slalom gigante, impresa riuscita l’ultima volta cinquant’anni fa alla leggendaria Annemarie Moser-Pröll. In gigante soprattutto non ha avuto rivali se non sé stessa, con cinque vittorie, un secondo posto e tre uscite in nove gare totali. Federica ha scritto il proprio nome su nove gare stagionali, un record assoluto a livello nazionale tra le donne: come lei nella storia dello sci italiano solo Alberto Tomba nel 1995.
La valdostana ha tenuto alti quasi da sola i colori azzurri al femminile. Quasi, perché c’è anche Sofia Goggia, che al rientro dopo l’infortunio al ginocchio della scorsa stagione ha collezionato otto podi con due vittorie e il terzo posto nella classifica generale. Sfortunata a livello cronometrico in diverse occasioni, la bergamasca può comunque ritenersi abbondantemente soddisfatta della sua stagione: il prossimo anno, con questa continuità e un ritrovato feeling con il gigante, potrà dire la sua anche per la Sfera di Cristallo.
Il bottino totale nel comparto femminile recita 11 vittorie e 23 podi totali. A livello puramente numerico si tratta di un risultato straordinario, più che sufficiente per salvare il bilancio. Le note negative arrivano però dall’analisi collettiva, dal momento che è mancato tutto il contorno al di fuori di Brignone e Goggia. Sono mancati infatti gli exploit delle altre, più volte in corsa per il podio ma con un pugno di mosche alla fine.

Le altre della velocità: sfortunate Pirovano e Curtoni
Al di fuori delle due fuoriclasse, la migliore azzurra si è rivelata essere Laura Pirovano. Purtroppo l’agognato podio non è ancora arrivato, ma si può comunque fregiare di due sesti, due quinti e un quarto posto (a Sankt Anton, quando Malorie Blanc con un pettorale altissimo le tolse la terza piazza). Non dovrà perdersi d’animo, perché le qualità per salire finalmente sul podio ci sono, e la prossima stagione sarà un bel banco di prova. Sfortunata anche Elena Curtoni, che in due occasioni ha chiuso ai piedi del podio (quarta a St. Moritz e Cortina) e ha collezionato altri tre piazzamenti tra le dieci. La valtellinese è rientrata quest’anno nel circuito dopo aver saltato tutta la passata stagione per la frattura dell’osso sacro, e malgrado la carta d’identità dica 34 anni, le carte in regola ci sono per salire nuovamente sul podio (12 in carriera).
La delusione è senza dubbio Marta Bassino. La classe ’96 di Borgo San Dalmazzo (7 vittorie e 30 podi in carriera) non è mai stato competitiva in stagione, soffrendo tremendamente sul ghiaccio e soprattutto nella sua specialità, il gigante (una sola top ten a fine 2024 a Semmering). Già la passata stagione aveva palesato qualche difficoltà in gigante, con due soli podi ottenuti in velocità (vittoria in discesa a Crans Montana e terzo posto il giorno successivo in super-g). Il calo rispetto al passato è evidente, e una sciatrice del suo livello non può accontentarsi di sole sei top ten stagionali e zero podi. Dovrà lavorare in estate per ritrovare una condizione che è sembrata mancarle soprattutto a livello mentale: in questo senso il buon finale di stagione, culminato con il quarto posto in super-g di Sun Valley, può essere importante.
Qualche buon risultato l’ha colto Roberta Melesi (10 gare a punti), così come Nicol Delago, anche se ci si attendeva qualcosa di più da lei, capace di salire sul podio di Coppa del Mondo per cinque volte in carriera, e che nelle ultime stagioni aveva sempre piazzato il proprio timbro. La sorella Nadia invece ha fatto leggermente meglio rispetto all’anno scorso, con tre piazzamenti in top 20. Infine due piazzamenti tra le trenta sono il bottino di Vicky Bernardi, spesso penalizzata dall’alto pettorale di partenza.

Le altre nelle discipline tecniche
Eccetto le big già citate, le altre protagoniste in gigante hanno fatto grossa fatica. Asja Zenere è forse l’unica ad avere poco di cui rimproverarsi: a punti in sette gare totali (18esima a Killington), ha compiuto degli step in avanti rispetto al passato. Ancora troppo discontinua invece Ilaria Ghisalberti, a punti in sole tre gare. Deciso passo indietro rispetto alle due stagioni precedenti per Elisa Platino, mai qualificata in gigante, così come Lucrezia Lorenzi e Vera Tschurtschenthaler in slalom.
Tra i rapid gates la più continua è stata Martina Peterlini, unica a qualificarsi per le finali. La classe ’97 ha chiuso per sei volte in top 20 (15esima a Courchevel il migliori risultato), dimostrando una buona solidità pur senza picchi di prestazione. Discorso diametralmente opposto invece per Marta Rossetti, che dopo una stagione da incubo costellata di errori (zero qualificazioni nelle prime 7 gare), ha ottenuto un 16esimo posto a Sestriere e un ottavo a Åre con cui è andata vicina a staccare il biglietto per Sun Valley. Sulla pista svedese la bresciana ha messo in pista una seconda manche di grande caratura, testimonianza del suo grande potenziale. Nella prossima stagione è chiamata a confermarsi su questo livello, perché a livello di pulizia tecnica non è distante dalle migliori e può anche sognare un grande piazzamento.
Cambio di passo negli ultimi mesi della stagione anche per Lara Della Mea. La tarvisiana ha cominciato ad inanellare piazzamenti in top 20 da gennaio in poi, ottenendo anche la qualificazione alle finali in slalom; segnali di crescita anche in gigante, dove in Coppa Europa ha trionfato negli ultimi due appuntamenti stagionali. L’anno prossimo può puntare a rimanere stabilmente tra le prime venti.
Tra le giovani pesa il brutto infortunio rimediato a dicembre da Beatrice Sola, che si è rotta crociato e menisco del ginocchio destro poche settimane dopo aver trovato i primi punti di CdM a Gurgl (21esima in slalom). Sprazzi di luce sono arrivati invece da Giorgia Collomb: la valdostana classe 2006 è la grande speranza azzurra per il futuro delle discipline tecniche, e si sono visti dei miglioramenti. Per la prima volta è andata a podio in Coppa del Mondo in gigante e slalom a Killington, poi a Tarvisio si è laureata campionessa mondiale juniores sempre tra le porte larghe. Questo successo le ha dato accesso al gigante delle finali di Sun Valley, opportunità che ha colto subito chiudendo in 14esima posizione. Il futuro è dalla sua parte.

Sci alpino maschile: ancora aggrappati a Paris
La stagione a livello maschile è stata a livello di risultati la migliore da sei stagioni a questa parte. Il bottino parla di sei podi con tre vittorie, due ottenute da Dominik Paris e una da Mattia Casse: per trovare un risultato migliori bisogna tornare al 2018/19 (l’annus mirabilis da 7 successi di Paris, con 14 podi totali), mentre nel 2019/20 i podi furono sette ma a fronte di due vittorie. Inoltre in questa stagione i podi sono arrivati in tutte le discipline, fatto singolare che non accadeva dal 2016/17: era l’anno degli ultimi lampi in slalom di Manfred Mölgg (insieme a Stefano Gross), e oltre ai podi in velocità dei soliti Paris, Innerhofer e Peter Fill arrivò il terzo posto di Florian Eisath nel gigante dell’Alta Badia a completare l’en plein.
Quest’anno sono arrivate invece le zampate di Luca De Aliprandini, splendido terzo nel tempio del gigante di Adelboden, e di Alex Vinatzer, secondo a Kitzbühel grazie ad una seconda manche d’autore. Va rimarcato però come siano sempre gli stessi a cogliere risultati. Tra tre settimane Paris compirà 36 anni, mentre Casse e De Aliprandini sono entrambi classe ’90, e malgrado siano ancora competitivi non sono purtroppo eterni. Il focus a breve termine è sulle Olimpiadi casalinghe di Milano Cortina, e ora è dunque giusto godersi i risultati straordinari portati a casa dai veterani, ma in vista del futuro è necessario un cambio di rotta.

L’analisi della stagione dei big
Mattia Casse ha cominciato alla grande la stagione, trovando la prima agognata vittoria in carriera (dopo tre podi e numerosi piazzamenti) con il trionfo in super-g in Val Gardena sulla Saslong. Con il passare delle settimane però il piemontese è calato, facendo vedere buoni segnali nelle prove senza riuscire a ripetersi in gara. Spesso e volentieri infatti le sue discese hanno lasciato l’amaro in bocca a causa di qualche errore che gli è costato il podio. Va comunque evidenziato che sia lui che Paris hanno dovuto fronteggiare lo squadrone elvetico, autore di una stagione senza precedenti che lo ha visto monopolizzare i podi delle discipline veloci.
Dopo un inizio di stagione molto negativo, in cui non si è mai avvicinato al livello dei migliori, Dominik Paris ha cambiato marcia nell’ultimo mese. La scossa per Domme è arrivata ai Mondiali di Saalbach, dove è andato vicino al podio in due occasioni: in discesa ha chiuso quarto a 14 centesimi dal bronzo di Monney, mentre nel super-g è finito settimo ma pur sempre a 16 centesimi dal terzo posto. A Crans Montana ha centrato il terzo posto in super-g, poi a Kvitfjell su una delle sue piste preferite ha trovato due successi tra discesa e super-g. Questa doppietta lascia ben sperare in vista dell’anno prossimo, con le Olimpiadi nella ‘sua’ Bormio che potrebbero essere il canto del cigno di un atleta straordinario, il miglior discesista che l’Italia abbia mai avuto.
Il leader dello slalom azzurro è Alex Vinatzer, che però ha confermato la sua scarsa continuità. Capace di sciare a livello dei migliori come dimostrato sulla Ganslern, il suo percorso continua ad essere a corrente alternata, con alcuni alti e tanti bassi. Dopo un buon inizio di stagione in gigante con il quinto posto di Sölden e l’ottavo sulla Gran Risa non è più riuscito a produrre risultati. In slalom ha invece invertito il trend, ma al di là dello splendido podio a Kitzbühel non sono arrivati altri risultati, con tre sole top ten in totale.
A livello complessivo è stata invece la miglior stagione della carriera di Luca De Aliprandini. Il trentino ha centrato il secondo podio in carriera sull’iconica Chuenisbärgli, ciliegina sulla torta di un’annata che lo ha visto chiudere al decimo posto nella classifica di gigante. Mai come quest’anno infatti il classe ’90 è riuscito a trovare continuità, giungendo al traguardo in tutte le gare meno che a Kranjska Gora, con sei top ten totali compresa quella ai Mondiali.

Gli altri interpreti della velocità
I segnali più confortanti arrivano da Giovanni Franzoni, che in super-g si sta affermando come potenziale outsider. Il bresciano ha compiuto dei piccoli passi in avanti rispetto alla stagione passata, e il quarto posto nel supergigante di Beaver Creek di inizio stagione è il suo highlight; sono arrivati poi alcuni risultati in top20 e due decimi posti, sempre in super-g, a Kitzbühel e alle finali di Sun Valley, ma il prossimo anno ci si aspetta da lui il salto di qualità. Inoltre dovrà tornare a sciare con continuità anche in gigante, disciplina che ha un po’ lasciato da parte quest’anno in favore della velocità.
Florian Schieder invece ha dovuto battagliare con diversi problemi fisici, non riuscendo quasi mai a trovare la condizione. Il trentenne di Castelrotto è andato vicino al podio a Crans Montana, dove ha chiuso quinto, mentre a Wengen è finito decimo. Nella sua pista prediletta, la Streif di Kitzbuhel, non è andato oltre al 15esimo posto, ma era francamente impossibile chiedergli di più. Discorso molto simile anche per Christof Innerhofer, che alla veneranda età di 40 anni continua a divertirsi in pista. Più volte si è rivelato competitivo chiudendo a ridosso della top ten, togliendosi anche lo sfizio di partecipare alle finali di Sun Valley.
Nicolò Molteni è tornato dopo l’infortunio della passata stagione e per cinque volte ha concluso tra i primi trenta, con il buon 14esimo posto di Kvitfjell come fiore all’occhiello. Due infine le gare a punti, le prime in carriera, per Benjamin Alliod (16esimo a Kvitfjell). Entrambi sono chiamati a delle conferme nella prossima stagione.

Il deserto delle discipline tecniche
Rimandato anche quest’anno invece Filippo Della Vite. Il bergamasco è andato a punti soltanto in tre occasioni (Kranjska Gora, Schladming e Adelboden dove ha chiuso 11esimo), e deve migliorare dal punto di vista della solidità, perché raramente porta a termine una manche senza errori. Restando tra le porte larghe, Giovanni Borsotti non è mai stato competitivo quest’anno, con tre sole gare a punti (13esimo a Val d’Isere) che non gli sono valse nemmeno la convocazione per i Mondiali. Hannes Zingerle invece dopo qualche buon risultato nella scorsa stagione non è stato riconfermato in Coppa del Mondo nel 2025 per fare spazio ai più giovani come Simon Talacci. Scelta che lascia qualche dubbio, dal momento che il classe ’95 aveva comunque i punti per partire subito dopo i 30 come pettorale.
Un solo lampo per Tobias Kastlunger in slalom con il settimo posto a Val d’Isere, poi però è scomparso nella seconda parte di stagione. L’anno prossimo non ci sarà Stefano Gross, che ha salutato il Circo Bianco a 38 anni. Il fassano ha comunque disputato una stagione positiva, risultando spesso e volentieri il miglior azzurro tra i rapid gates, e sicuramente il più continuo con sei gare a punti su undici. Difficile chiedere di più anche a Simon Maurberger, che si allena con un team privato essendo fuori squadra: l’altoatesino ha esordito con il 21esimo posto in Alta Badia (partendo con il pettorale 55), ma non è poi riuscito a replicare nelle gare successive, e nel finale di stagione è ripartito dai circuiti minori.
A complicare la già deficitaria situazione in slalom, è arrivato anche l’addio a metà stagione del responsabile tecnico Simone Del Dio, che ha lasciato a metà gennaio per mancanza di risultati assumendosi le responsabilità. Purtroppo però la situazione non è migliorata nelle settimane seguenti, e a parte il secondo posto di Vinatzer non sono arrivati piazzamenti. Qualcosa di buono infine si è visto in Coppa Europa da parte di Corrado Barbera, ma per essere competitivo al piano superiore gli occorrono punti WCSL per partire con pettorali più vicini ai primi trenta, perché allo stato attuale è quasi impossibile centrare la qualifica per la seconda manche.

La parentesi dei Mondiali di Saalbach
La rassegna iridata di Saalbach-Hinterglemm ha visto l’Italia chiudere al terzo posto del medagliere con un bottino di due ori e un argento, alle spalle solo dei padroni di casa e dell’inarrivabile Svizzera (7 ori e 13 medaglie totali). Anche in questa occasione però, a trainare la squadra azzurra è stata Federica Brignone, artefice del titolo in gigante e della medaglia d’argento in super-g. Va sottolineata anche la bella medaglia d’oro nel parallelo a squadre, che ha permesso a giovani atleti come Giorgia Collomb e Filippo Della Vite di mettersi al collo un titolo iridato, insieme ad Alex Vinatzer e Lara Della Mea che avevano già agguantato il bronzo nella stessa gara nell’edizione del 2019 ad Åre. Purtroppo però questa gara non fa più parte del programma olimpico.
Nelle altre gare la fortuna non ha sorriso a Dominik Paris e Sofia Goggia (quarta a 6 centesimi dal podio in super-g); De Aliprandini nono, Nicol Delago ottava in discesa (dove Brignone ha chiuso decima) ed Elena Curtoni nona in super-g sono gli altri piazzamenti in top ten ottenuti, oltre a quelli nelle combinate a coppie. Risultati che lasciano un po’ di amaro in bocca, ma in linea con la tendenza di tutta la stagione. La speranza è che si riesca ad invertire il trend il prossimo anno, quello delle Olimpiadi in casa.