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Basta guardare le bandiere che sventolano prima delle manche di Coppa del Mondo di sci alpino. La miriade di colori che fa da contrasto al candore della neve ha qualcosa di non convenzionale. Non più soltanto i classici bianco-rossi austriaci, i tricolori tedeschi, francesi e italiani, le stelle e le strisce made in USA, le croci scandinave: nell’edizione numero 50 della competizione organizzata dalla FIS, c’è spazio anche per nazioni che non hanno un curriculum lunghissimo tra i pali più o meno stretti delle piste da sci.
È una vera e propria Internazionale delle nevi quella che si sta contendendo la sfera di cristallo. E con risultati di buon livello: soltanto pochi giorni fa, ad esempio, nello slalom femminile di Zagabria si è registrato il più alto numero di nazioni partecipanti a una seconda manche di una prova di Coppa del Mondo. Ben 17 i Paesi rappresentati, con Andorra, Lettonia, Bielorussia e Serbia ad accompagnare le habitué della top-30. In più, anche in campo maschile iniziano ad affacciarsi nel parterre de rois anche nazioni come la Gran Bretagna e la Corea del Sud.
Ma che volto hanno queste nuove sorprese dello sci? Senz’altro quello biondo e sorridente di Lelde Gasuna. Con il 22° posto di Zagabria (a 5”95 di distacco dalla vincitrice di giornata, la slovacca Veronika Zuzulova), mette a referto i suoi primi punti in Coppa del Mondo in 17 gare: massimo risultato in carriera, meglio anche di quello ottenuto all’Olimpiade di Sochi quando, a sorpresa, terminò la gara di slalom al 30° posto, con l’aurora boreale nel sorriso. Grazie a questo piazzamento, la Gasuna diventa la migliore sciatrice lettone: mai, infatti, la repubblica del Baltico aveva conquistato punti in Coppa del Mondo.
Un primato che, sempre nello slalom di Zagabria, è stato raggiunto dalla bielorussa Maria Shkanova, anche lei prima atleta del suo Paese a entrare nel palmarès delle big che hanno conquistato un piazzamento nelle prime 30. Classe ’89, anche la Shkanova ha una bella storia olimpica da raccontare, con il suo 29° posto di Sochi. Una carriera che si intreccia con quella della collega lettone, dunque, in un curioso gioco di prime volte. A differenza della Gasuna, però, la Shkanova aveva partecipato anche a Vancouver 2010, non riuscendo mai a piazzarsi nelle tre discipline disputate (slalom, gigante e superG).
Non è la prima volta per lei, ma va sottolineato il suo eccellente momento di forma. L’andorrana Mireia Gutierrez è entrata nelle 30 in due slalom consecutivi in questa stagione, a Semmering (26ª) e a Zagabria (25ª). La rappresentante del piccolo Stato (che ha una buona tradizione sciistica, che ha ospitato tappe della Coppa del Mondo e che nel 2019 sarà sede delle finali) aveva già ottenuto un 20° posto (sempre a Zagabria!) nel 2015 e, nello stesso anno, aveva raggiunto addirittura il podio in Coppa Europa nella tappa tedesca di Bad Wiessee.
E che dire della romena naturalizzata ungherese Edit Miklos? La sua è una storia come tante di gente della Transilvania che avverte poco il contatto con la Romania e che sente scorrere il sangue magiaro nelle proprie vene. Da quando gareggia per l’Ungheria ha ottenuto due podi in Coppa del Mondo (prima atleta di questa nazione a raggiungere il prestigioso traguardo), uno nel 2015 nella discesa libera di St. Moritz, l’altro in questa stagione, sempre in discesa, sulle nevi canadesi di Lake Louise.
In campo maschile, lo spazio destinato alla gloria delle “nazioni minori” è inferiore, ma comunque rilevante. Basti pensare a quello che è riuscito a fare il belga Armand Marchant che, nello slalom di Val d’Isére, partendo con il pettorale numero 65, non solo si è qualificato per la seconda manche, ma ha ottenuto anche uno storico 18° posto. Si tratta dei primi punti assoluti del Belgio che scia in campo maschile. Tra le donne, una sua connazionale, Karen Persyn, nel 2009 riuscì a ottenere diversi piazzamenti tra le prime 30 in Coppa del Mondo.
Menzione speciale (e discorso valido anche per un suo miglioramento in questa stagione) va fatto per il britannico Dave Ryding. Non un atleta di primo pelo (è nato nel 1986 ed è al suo ottavo anno in Coppa del Mondo), ma che nelle ultime gare ha fatto divertire gli appassionati. Lo slalomista è stato in grado di raggiungere la Top-10 per ben due volte in questa stagione, a Levi (6°) e a Zagabria (7°) e nelle prossime gare partirà con pettorali molto più competitivi. Chissà che il suddito si Sua Maestà non si sia messo in testa di strappare uno storico podio nelle discipline tecniche per la Gran Bretagna.
Insieme a lui, ha ben figurato in Croazia anche il coreano Dong-hyun Jung. Per lui sono arrivati i primi punti in Coppa del Mondo, dopo che nel 2014 era stato a tanto così dalla prima affermazione nella Top-30 (ad Are): in quella circostanza, dopo essersi qualificato 25° alla seconda manche, non riuscì a terminare la propria gara.
In una stagione dove i mostri sacri dello sci stanno leggermente faticando (si veda la mini-crisi del Wunderteam austriaco, carente sia in campo femminile sia, soprattutto, nelle discipline veloci maschili) e dove tracciati-trabocchetto giocano sempre più di frequente brutti scherzi agli atleti più affermati, lo spazio per le nazioni che non hanno una vera e propria tradizione nello sci alpino aumenta in maniera esponenziale. Insomma, un tocco di colore e una ventata di novità che non guasta per una Coppa del Mondo sempre più cosmopolita.