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Domenica 23 gennaio, Super-G di Cortina: Sofia Goggia cade malamente, si rialza e arriva al traguardo. Ma le sensazioni non sono positive. Nel pomeriggio gli esami e la mazzata: trauma distorsivo al ginocchio sinistro, con una lesione parziale del legamento crociato, una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolo tendinea. A ventitré giorni dall’appuntamento più importante del quadriennio olimpico, la discesa di Pechino 2022. Oggi una meravigliosa medaglia d’argento che consacra Sofia nella leggenda dello sport italiano. Nel mezzo ventitré giorni di emozioni, di pianti, di speranze e di momenti no. Ma soprattutto di coraggio.
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La lezione che Sofia Goggia dà al mondo va ascoltata, per intero. “Avevo bisogno di tempo ma tempo non ce n’era” ha ricordato ieri in un lungo ed emozionante post sui social nel quale annunciava ufficialmente che sarebbe stata al cancelletto di partenza di questi Giochi. Ma il pensiero fisso, giorno e notte, era quello di fare un passettino alla volta, un miglioramento ogni ora, per cercare di centellinare ogni possibilità di partecipazione a questa discesa. Dopo il grande sconforto iniziale a fare la differenza è stata la forza di volontà perché dove non arriva il tempo, dove non arrivano le cose materiali, ci può arrivare il cuore, il sentimento. E Sofia si è fatta guidare dal cuore: “Ho trovato una forza incredibile dentro di me, e viaggiavo con una sorta di luce. Sono contenta di aver dato tutto per essere qui oggi, sono contenta e grata di aver potuto ottenere un’altra medaglia, e sono contenta di me stessa”.
E pazienza se alla cerimonia di apertura la Goggia non ha potuto sventolare il tricolore, onore di cui era stata insignita. La giusta scelta di rimanere in Italia a lavorare per cercare di costruirsi una speranza. I primi segnali dopo una settimana: “Il recupero sta procedendo bene”, dichiaravano i medici della Fisi. Ma ovviamente c’era l’incognita più grande di tutte: come reagirà il ginocchio alle prime sollecitazioni sulla pista cinese? Ma Sofia fa le valigie, posta la foto sui social, in quei bagagli c’è speranza e coraggio. Non incoscienza.
Arriva il giorno della prima prova, è probabilmente quello più importante. Sofia scende con cautela e cercando di ascoltare ogni parte del suo corpo. Arriva al traguardo e sorride. Sorride come una bambina che ha appena ricevuto il regalo più bello. In cuor suo sa che il test più difficile è stato superato. Nella seconda prova forza di più, sbaglia qualche linea, ma fa niente. Oggi, con il pettorale numero tredici stampato sul cuore, vince la medaglia d’argento. “Sono felice, è girato tutto come doveva – dice in lacrime il presidente della commissione medica della Fisi Andrea Panzeri – Lei ha fatto il suo, il gruppo ha lavorato, ci hanno creduto. È il giusto riconoscimento”. “Se mi avessero detto della medaglia d’argento avrei firmato”, ha commentato a caldo Goggia. Ma i fuoriclasse non si accontentano mai e nei suoi occhi si notava un leggero dispiacere per non avere centrato il secondo oro di fila. Tranquilla Sofia, oro o argento non fa differenza: questi ventitré giorni ti consacrano come leggenda dello sport italiano. Non possiamo che dirti una sola cosa: grazie.
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