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Zermatt-Cervinia - Foto LiveMedia/Sergio Bisi
Il fatto non sussiste e i quattro imputati per l’intricata vicenda della pista di Zermatt-Cervinia sono stati assolti dal giudice di Aosta, Maurizio D’Abrusco, al termine del processo di primo grado con formula abbreviata. Nei confronti di Federico Maquignaz, presidente e amministratore delegato della Cervino spa, società che gestisce le piste italiane, il suo predecessore, Herbert Tovagliari, l’operatore della pala meccanica che ha scavato, e lo svizzero Franz Julen, presidente del comitato organizzatore, era contestata, con una richiesta della Procura di una condanna di quattro mesi di carcere e 3.600 euro di ammenda, la presunta realizzazione non autorizzata di uno sbancamento, misure 330 metri di lunghezza per otto di larghezza, del ghiacciaio del Teodulo. Gli inquirenti ritenevano che questa pista di collegamento tra quella di Coppa del Mondo e la località di plateau Rosà non risultava nei progetti autorizzati, tanto da richiamare il reato previsto dall’articolo 181 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, ovvero ‘Opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa’.
AL DI LA’ DELLE POLEMICHE, GARE ANNULLATE PER CONDIZIONI METEO
La pista ‘Gran Becca’ parte ai 3.720 metri di quota della Gobba di Rollin, oltreconfine, e arriva ai 2.835 metri dei Laghi di Cime Bianche, con un percorso per lo più su ghiacciaio e per due terzi in territorio italiano: si sarebbe trattato della prima tappa transfrontaliera di Coppa del Mondo di sci alpino, e purtroppo il condizionale è usato in quanto sia a fine 2022 che a fine 2023 a causa delle condizioni meteo avverse non è stato possibile disputare le gare in questione. Nel frattempo, però, in Svizzera la denuncia di alcune associazioni ambientaliste aveva portato allo stop, seppur parziale, di alcuni lavori.
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Cervinia, Italy, November 11, 2023, Alpine Ski race
Alpine Skiing – AUDI Ski FIS World Cup – Men’s Downhill
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La commissione cantonale sull’edilizia elvetica aveva comunque certificato delle presunte irregolarità dopo la denuncia di due deputate ambientaliste svizzere: “La pista inizialmente prevista dagli organizzatori si trova interamente all’interno del comprensorio sciistico, ma la zona di partenza della gara maschile è più ampia e sconfina per diversi metri al di fuori del comprensorio sciistico, in particolare per quanto riguarda installazione di reti di sicurezza”. In sostanza, alcuni ettari di terreno in cui sono stati usati gli escavatori si trovano al di fuori del comprensorio sciistico e questo non era in teoria consentito.
LE PAROLE DELL’AVVOCATO
Il giudice di Aosta, in attesa che anche oltreconfine si arrivi a una decisione giudiziaria, ha dunque assolto gli imputati. Così l’avvocato Corrado Bellora, che ha difeso i quattro imputati: “Il giudice ha assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Ovviamente io non so quale sia la motivazione. La formula mi fa pensare che dipenda dal fatto che non era necessaria l’autorizzazione per quell’opera che ci viene contestata. Perché a noi è stata contestata solo una parte del tracciato di servizio nella parte alta della pista, per la quale l’ente preposto alla tutela dei vincolo, quindi la Soprintendenza, per ben tre occasioni ci ha detto che non era necessaria l’autorizzazione, perché era un’opera temporanea. Noi abbiamo prodotto questi documenti: francamente eravamo convinti che il pm avrebbe abbandonato le imputazioni, invece ha ritenuto di mantenerle”.