Editoriali

A Wengen la fortuna ci ha messo lo zampino

Marcel Hirscher - Foto rom@nski photo - CC BY 2.0

Nello sci sono i centesimi di secondo a determinare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Nello slalom sono i millimetri a distinguere un passaggio perfetto da un’inforcata. Nelle curve sugli sci un singolo grado di inclinazione può trasformare la miglior piega di un campione in una banalissima caduta. La lunghissima e costante preparazione degli atleti è mirata al miglioramento di queste infinitesime differenze: ogni ski-man passa ore e ore in fredde e buie cantine per preparare al meglio gli sci dei propri atleti, perché uno sci leggermente più lento può costare sicuramente più di un centesimo di secondo; servono migliaia di passaggi tra i pali per capire la giusta distanza tra la punta dello sci e la base di un palo o per conoscere il limite massimo d’inclinazione, dettato dalle più misteriose forze fisiche che agiscono sugli sciatori. Quindi si può affermare che nello sci ai massimi livelli nulla è lasciato al caso. Invece no, quest’affermazione non può che essere un’utopia. Il caso ci mette sempre lo zampino, eccome!

Discesa libera maschile di Wengen: una “classica”, un appuntamento tra i più attesi, un bersaglio per i migliori discesisti. Ed ecco che la sfortuna entra subito in scena: le condizioni meteorologiche sono avverse, così la bellissima pista Lauberhorn non può farsi apprezzare in questa edizione del 2016. Aksel Lund Svindal vince comunque, niente e nessuno può fermare il campione che si era aggiudicato anche la discesa della combinata. Ma qualcuno deve fare i conti con la nebbia, che obbliga a due interruzioni della gara durante i primi 30 concorrenti; Guillermo Fayed, pettorale 21, è infuriato, le sue dichiarazioni post gara sono molto critiche riguardo al momento dello start-stop: l’atleta francese ritiene che l’avversario Kjetil Jansrud, pettorale 22, sia stato agevolato dalla pausa che ha preceduto la sua discesa. Eppure è proprio quest’ultimo a doversi confrontare con la sfortuna: il norvegese, uno dei favoriti, fresco della vittoria in combinata, si deve accontentare di un dodicesimo posto; il suo sogno di vincere la classica discesa di Wengen svanisce (è proprio il caso di dirlo) nella nebbia.

E poi arriva lo slalom. Tutti in attesa del bellissimo duello Hirscher-Kristoffersen. Ma dopo due vittorie norvegesi, se è vero che “non c’è due senza tre”, anche di domenica dev’esserci la Norvegia sul primo gradino del podio. Non è stata la prima manche che tutti si aspettavano dall’austriaco, ma questa volta pare proprio che la sfortuna abbia preso di mira lui, il campione che in questa disciplina non si fa mai sfuggire nulla. Per colpa di un sasso, probabilmente, le sue lamine rotte non reggono la sua sciata aggressiva e non sono in grado di accompagnarlo fino al traguardo. Per colpa di un sasso quindi, anche il grande Marcel deve rinunciare al sogno della vittoria.

Nello scorso weekend si sono disputate queste due importanti gare maschili: importanti per i punti guadagnati da chi si gioca la coppa generale o la coppetta di specialità, ma importanti per lo spettacolo, per gli sponsor e per la soddisfazione degli sciatori che preparano questi appuntamenti da mesi. Quale spiegazione ci può essere, per il favorito di una gara, ad un fallimento dovuto a un tiro della sfortuna? Quale motivazione può trovare un atleta, nel ricominciare la preparazione e il duro allenamento, sapendo che basta un sasso, la nebbia, uno start-stop inaspettato a mandare all’aria ogni aspettativa? La bellezza che caratterizza gli sport outdoor si deve confrontare anche con queste insidie e gli atleti ne sono consapevoli. Qualcuno sfoga la rabbia nelle dichiarazioni a fine gara, altri preferiscono la silenziosa rassegnazione, sapendo che un giorno la fortuna sarà dalla loro parte e saranno pronti a sfruttarla al meglio. Lo spettacolo comunque non manca e i tifosi hanno ormai imparato ad osservare tutto: anche da queste reazioni si riconoscono i veri campioni.

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