Per la rubrica “Sul filo della lamina”, a cura di Lucia Mazzotti in collaborazione speciale con Giulio Gasparin.
Venerdì, meteo permettendo viste le previsioni di neve, la coppa del mondo farà il debutto nella località valdostana di La Thuile, conosciuta nel circuito anche come la piccola Kitz per l’altissimo contenuto tecnico della discesa libera. C’è molto interesse da parte degli addetti ai lavori e anche tra le ragazze in coppa se ne parla, poiché pista inedita nel circuito maggiore ed usata solo saltuariamente dai maschi in coppa Europa, ma tostissima anche a dir loro. Ma se al comprensorio valdostano va un grande in bocca al lupo per questo debutto, il pensiero va a quelle località italiane che negli ultimi 25 anni hanno ospitato la coppa del mondo e ora non la vedono più tornare sulle proprie piste.
Se Santa Caterina in Valfurva, dove correvano storicamente le donne, si è reinventata capace di prendere il posto della classica maschile della vicina Bormio, mettendo fine alla vecchia disputa tra organizzatori ed albergatori che non volevano la gara tra natale e capodanno, altre località hanno lasciato, almeno per ora, definitivamente il circo bianco. Se a livello maschile il calendario delle località italiane è pressoché invariato da anni, eccezion fatta appunto per lo spostamento di Bormio poco più su nella valle e per Sestriere, assente ormai dal 2009, a livello femminile sono state diverse le tappe ad aver affiancato lo storico appuntamento di Cortina.
Prima di parlare delle piste in sé, c’è da dire che l’organizzazione di una gara di coppa del mondo di sci alpino comporta dei costi e la messa in moto di una macchina organizzativa che lo spettatore da casa non conosce o difficilmente può vedere. In questo, il film evento per lo sci alpino, Streif – one hell of a ride, dà indicazioni tangibili di quella che è la mole di lavoro che richiede una gara di coppa del mondo. Certamente non tutte le gare richiamano la quantità di spettatori, giornalisti, televisioni e star come il fine settima di Kitzbuehel, ma il tempo necessario alla preparazione di una pista e l’organizzazione dei lisciatori, oltre che a tutti gli altri volontari, è praticamente la stessa ovunque. Poi forse solo a “Kitz”, Wegen ed Adelboden si ricorre all’intervento di elicotteri per portare la neve quando il freddo non c’è, ma la creazione di neve artificiale (ad oggi necessaria perché migliore di quella naturale per lo sci moderno), la barratura (processo tramite il quale si ghiaccia la neve “da sotto” per avere un fondo compatto) e la messa in sicurezza di una pista con reti e materassi richiedono giorni, anche più di una settimana, di lavoro costante da parte di addetti specializzati. Questo sforzo organizzativo ha un costo che in pochi conoscono ed è anche un impegno di energie che non tutte le località sono disponibili a sobbarcarsi, specie durante questi anni di crisi economica.
Nel circuito femminile, ormai è impossibile pensare al circuito di coppa del mondo senza la tappa di Cortina: vuoi per la pista tra le più belle del circuito, vuoi per l’organizzazione impeccabile (nella località veneta c’è un comitato organizzatore che lavora tutto l’anno per l’evento), la tappa ormai è fissa ed inamovibile, nonostante una risposta da parte del pubblico decisamente scarsa, soprattutto se paragonata a quanto succede oltralpe. Di contro abbiamo Maribor, in Slovenia, dove ogni anno gli organizzatori combattono contro il meteo avverso, la poca neve ed il caldo agli appena 300m della città: la pista è facile, anzi facilissima se le condizioni non sono di ghiaccio puro, ma il richiamo di pubblico sempre numerosissimo e la continuità storica della tappa più longeva del circuito spingono ogni anno a riproporre l’appuntamento con la Zlata Lisica.
Dunque perché le tappe della Val Zoldana, Piancavallo, Tarvisio e Sestriere sono state archiviate? Cominciamo dalla prima, che tappa quasi fissa nel finale degli anni 80 ha visto l’ultima gara proprio nel 1990. L’impegno economico troppo elevato ed i rapporti più complessi con la federazione hanno spinto gli organizzatori a rinunciare a gare di alto livello fino al 2002, quando la località è tornata ad ospitare la coppa Europa. La mitica Foppe però è ormai una pista troppo facile per le discipline tecniche e la scarsa ricettività alberghiera non hanno favorito un ritorno.
Discorso simile anche per Piancavallo, località sciistica “della pianura” perché a strapiombo su Pordenone e prima asperità risalendo dalla laguna friulana. La località ha ospitato la coppa del mondo a singhiozzo dal 1978 fino all’ultima edizione nel 1992 spaziando dalla discesa libera allo slalom. Quest’ultimo, ad oggi, è ancora uno dei più belli del panorama Fis, ma la pista purtroppo si presenta logisticamente inadatta ad un gigante di coppa del mondo, mentre la pista per le prove veloci è troppo facile, come dimostrato dall’organizzazione delle finali di coppa Europa nel 2003. Anche la ricettività alberghiera potrebbe non reggere un evento di tale portata.
Tarvisio e Sestriere, a livello femminile, sono state abbandonate più di recente, entrambe nel 2011, ma di entrambe sono rimasti ricordi diversi, seppure accomunate dall’idea che fossero piste troppo facili. Per Tarvisio vale la pena spezzare una lancia, poiché pista non eccezionale per il superG, risulta una discesa libera spettacolare, a patto di una tracciatura veloce e divertente, quello che nelle tre occasioni in cui si è vista in coppa del mondo non è successo. Se ne erano lamentate le ragazze della squadra italiana che spesso si è allenata nella località friulana, vedendo invece la pista ingabbiata da tracciature che non ne massimizzavano il potenziale. La svedese Anja Paerson, rappresentate in Fis degli atleti in quel 2011 aveva avuto solo parole di complimenti per Tarvisio, per l’organizzazione e la quantità di pubblico, il più numeroso visto in una gara italiana, ma anche lei aveva criticato la troppa facilità della tracciatura. Al contrario Sestriere, seppure ottimamente organizzata, non riscuoteva lo stesso successo in termini di pubblico. Poi sono arrivate le ristrettezze economiche e anche la voglia di accorciare il calendario da parte della Fis, così entrambe sono saltate. A Tarvisio nemmeno la rassegna continentale è più tornata dopo il 2012, quando si corse un gigante maschile al termine del quale Markus Wallner si disse favorevole ad un ritorno della coppa nella cittadina. Al Sestriere invece è tornata più spesso, non ultima quest’anno seppur con un abbandono delle discipline veloci.
Per concludere, insomma, in Italia ci sono le piste e anche le capacità di organizzare un evento di questa portata, purtroppo mancano spesso la voglia o più ancora la possibilità di impegnarsi così tanto anche a livello economico. Il debutto ora di La Thuile non può che essere un bel segnale anche per quelle realtà dove per anni si è messo via il sogno o il progetto di proporre questa manifestazione.