Alcune grandi scoperte sono arrivate per caso, dalla mela di Newton alla leggenda della crema Ganache, la storia è puntellata di casi fortuiti che hanno poi creato quello che ora a noi sembra normale. Le intemperie in questa stagione di coppa del mondo hanno forse aperto le porte ad un cambiamento importante per una disciplina che storicamente ha sempre sofferto la carenza di interesse mediatico e anche di molti atleti: la combinata alpina. Negli anni si è fatto molto per cercare di evitare che i discesisti dissertassero lo slalom, ma senza grande successo, ma al contempo non si è riusciti a rendere questa gara spettacolare per il pubblico e per gli atleti stessi.
Uno dei problemi di questa disciplina negli ultimi anni è stato quello degli atleti che usavano la gara di velocità come una prova in più in vista della gara di discesa o di superG del weekend.
Si è provato a multare gli atleti che non partivano nello slalom, ma anche questa soluzione è sembrata non funzionare, come alcuni atleti che si facevano deliberatamente squalificare nella prova di velocità per non partire in slalom ed evitare sanzioni: cancelletti aperti in anticipo, ultime porte saltate… se ne è viste di ogni tipo.
Ricordo che diversi anni fa, quando a Tarvisio le ragazze correvano regolarmente in coppa Europa, per massimizzare i tempi e attrarre anche un po’ di pubblico, le ragazze correvano lo slalom della combinata alla sera, in notturna, e poi effettuavano la manche di velocità al mattino seguente. Certamente a livello televisivo una gara spalmata su due giorni non è l’ideale, però era un primo passo verso la spettacolarizzazione e la creazione di interesse verso una disciplina bistrattata.
Dopo alcuni anni in cui la combinata non assegnava nemmeno una coppa di specialità, la FIS sembra essere tornata sui propri passi e quest’anno è stata rimessa in palio, seppur con solamente tre prove in tutta la stagione. Se per molti questa garra continua a rappresentare poco più che un evento collaterale, io trovo che invece sia una disciplina che va incentivata e che dà buone indicazioni di polivalenza, specialmente dopo che il cambio di raggio degli sci ha portato ad una netta separazione dello slalom dalle altre discipline. Ricordiamo infatti che oggi i maschi gareggiano in gigante con un raggio superiore ai 35m, mentre in slalom si parla di 13m!
A questo punto però va detto che qualcosa nelle combinate deve cambiare, soprattutto al femminile, poiché delle prove su piste di superG con tracciature spesso facili o su discese libere accorciate già di per sé favoriscono le slalomiste. Discorso valido invece per entrambi i sessi è quello dell’inversione dei 30 dopo la prova di velocità: la partenza degli specialisti delle porte strette con i primi numeri nella manche di slalom non può che aggiungere sale alle ferite dei velocisti già poco convinti di scendere tra paletti singoli che arrivano addosso con ritmi frenetici, costretti anche a scendere con una pista che dopo 20 passaggi spesso può rivelarsi in condizioni complicate anche per i più bravi della disciplina.
Ecco quindi che a Chamonix per i maschi e a Lenzerheide per le donne ci ha pensato il meteo a far sperimentare questo format di gara a parti invertite: si è partiti con lo slalom e poi, nel pomeriggio, si è corsa la prova di velocità. Ma hanno vinto comunque due slalomisti, qualcuno potrebbe dire. Vero, però da una parte abbiamo assistito al primo podio nella disciplina da parte di Dominik Paris, dall’altra Lara Gut ha certamente peccato nella prova di velocità, in cui poteva certamente fare meglio e solo la sfortuna ha fatto sì che Johanna Schnarf e Federica Brignone non fossero della partita per il podio, la prima per aver perso un bastoncino, la seconda uscita. A Chamonix va detto che lo slalom era veramente facile sia per tracciatura che per pendio, ma l’altoatesino Paris è rimasto a stretto contatto con gli specialisti delle porte stretta nonostante un grosso errore, fatto sicuramente impossibile fosse partito con un pettorale alto a manche invertite. In Svizzera proprio ieri il discorso è stato lo stesso per la Schnarf, che ha sfruttato il pettorale basso per rimanere vicina alle prime della disciplina.
Il motivo per cui si dovrebbe optare per l’inversione delle due prove è molto semplice, anzi, oserei dire intuitivo: a parità di passaggi, si rovina più una pista da slalom di una da velocità e, a parità di pettorale di partenza, si perde di più in slalom che in velocità su una pista rovinata. Inoltre, facendo correre prima la manche di slalom si toglie il rischio di vedere la solita presenza di gap nell’ordine di partenza della seconda manche.
Mia madre dice sempre, la logica non è di questo mondo, ora staremo a vedere se la FIS farà tesoro di quanto mostrato dal caso in queste due prove e sceglierà di fare una scelta sensata, per una volta.