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Una prima stagione complicata, storie e carriere artistiche diverse chiamate a fondersi per dar vita ad una nuova coppia. Sul ghiaccio dell’Agorà di Milano brillano le stelle di Jasmine Tessari e Francesco Fioretti, fresca e giovane realtà della danza dalla primavera del 2015, plasmata dalle sapienti mani di Barbara Fusar Poli e dagli allenatori del suo Skating Team. 21 anni lei, 24 lui, sui pattini da quando erano bambini, agli Assoluti di Egna di dicembre si sono posizionati sul podio proprio dietro le punte di diamante Cappellini–Lanotte e Guignard–Fabbri.
Jasmine ha iniziato a pattinare prima che a camminare, impossibile il contrario quando la tua mamma si chiama Cristina Mauri ed è una stimata allenatrice nel panorama nazionale e internazionale. Francesco, invece, i primi passi li ha mossi al Piranesi e, sebbene abbia ancora tanto da chiedere all’agonismo, è già proiettato verso una carriera da allenatore. “Arrivando da due scuole diverse – ricorda – con Jasmine avevamo tecniche e idee diverse sull’insegnamento, e anche se sono passati quasi tre anni si continua a migliorare, a vedere cose differenti, le sensazioni cambiano e si fanno sempre più intense”.
E non solo le sensazioni: quest’anno sono cambiati anche i risultati, e parlano di una scommessa finora vinta, dato che in molti all’inizio si sono dimostrati scettici sui traguardi che la coppia Tessari–Fioretti avrebbe potuto tagliare. L’anno prossimo li vedremo gareggiare nel libero sulle note della Tosca di Puccini e la preparazione è già iniziata.
“In pista abbiamo carattere – dice Jasmine – ma è iniziato a venire fuori solo nel corso di questa stagione che si è da poco conclusa, e ne ha tratto giovamento prima di tutto l’interpretazione. Siamo diventati più attori, abbiamo trovato anche una maggiore motivazione. I nostri insegnanti hanno creduto in noi da subito e quando abbiamo chiesto il tango, anche se era un genere che non avevamo mai fatto, non ci hanno ostacolato. Così, piano piano, abbiamo iniziato a mettere i pezzi insieme, comprendendo che poteva funzionare”. “Se troviamo una musica che veramente ci piace e ci rappresenta – aggiunge Francesco – si vede subito. Quando abbiamo chiesto il tango, in tanti ce l’hanno sconsigliato perché era una scelta molto difficile, alla luce dei risultati non positivi della prima stagione insieme, invece si è rivelata azzeccata e ci ha regalato grandi soddisfazioni”.
Una su tutte il debutto agli europei di Ostrava, in Repubblica Ceca. “Naturalmente è stata una bellissima esperienza – afferma Jasmine – anche molto divertente. Peccato solo per quei pochi centesimi che ci hanno lasciato l’amaro in bocca e non ci hanno permesso di accedere al libero. E’ stato bello, comunque, vedere giudici e allenatori stranieri farci i complimenti sia per gli allenamenti che per la gara”. “Non avevamo grosse pretese – precisa Francesco – chiaramente puntavamo alla qualificazione per il libero, ma nessuno si aspettava qualcosa di particolare da noi, non avevamo pressioni e abbiamo potuto assaporare ogni istante di quella competizione”.
Agli Assoluti, invece, Jasmine cosa è successo alla fine del libero? Sembravi stanca e delusa…
Jasmine: “Ero sfinita, mi sentivo senza energie, sono arrivata quasi senza fiato, avevo i crampi, non sono riuscita a reagire e ho mollato. Sarà stata la tensione dovuta al fatto che ci tenevo veramente molto a fare bene, e questo mi tradisce e mi porta a commettere qualche errore; sono emotiva e sentire questo malessere non mi aiuta. Francesco ha cercato di spronarmi, ma non ce la facevo proprio. Il libero di quest’anno era bellissimo, ma non aveva neanche una parte lenta e portarlo a casa ogni volta è stato davvero faticoso perché non era facile nemmeno respirare. Per l’anno prossimo, infatti, stiamo optando per inserire una parte lenta”.
L’Europeo è arrivato al culmine di una stagione iniziata dicendo che il primo obiettivo era farvi conoscere, mostrando i miglioramenti fatti. Adesso che è finita potete dirvi soddisfatti?
Francesco: “Molto soddisfatti, siamo riusciti a migliorare e ad emergere anche in campo internazionale come coppia nuova, al NRW Trophy di Dortmund siamo arrivati terzi, e questa è la cosa più importante che i giudici ci hanno fatto notare gara dopo gara. Ad inizio stagione l’obiettivo era anche andare agli europei e ci siamo riusciti, ora dobbiamo solo continuare su questa scia. Il lavoro in pista di tutti i giorni è diverso ormai, la strada è lunga ma abbiamo legato e siamo più maturi e consapevoli”.
Jasmine: “Quest’anno siamo riusciti a fare il salto di qualità e la scelta del libero ci ha aiutato molto; il primo, quello dell’anno scorso sulle note de Les Miserables, non ci piaceva molto e purtroppo si vedeva. Il tango di quest’anno ci ha permesso di esprimerci al meglio”.
Terzi a Dortmund e terzi anche ai campionati nazionali, proprio alle spalle delle coppie di punta della danza italiana alle quali, immagino, guardiate quasi con timore reverenziale…
Jasmine: “Anna e Luca mi piacciono tantissimo, come pattinatori e come attori. E’ questo il marchio che li distingue da tutte le altre coppie, creano la loro storia e la rendono vera interpretandola. Marco e Charlene, invece, sono il pattinaggio, fluidi e veloci. Adoro entrambe queste coppie, anche se sono molto differenti”.
Francesco: “Ho avuto la possibilità di allenarmi sia con Marco e Charlene, che vediamo tutti i giorni all’Agorà, che con Anna e Luca. Sono tutti e quattro dei grandi lavoratori che curano ogni dettaglio. Marco e Charlene hanno una potenza sul ghiaccio notevole; da fuori, inizialmente, non la vedi, perché sono morbidi e velocissimi. Anna e Luca, invece, sono semplicemente unici. Solo Barbara e Maurizio (ndr: Fusar Poli–Margaglio) prima di loro hanno ottenuto gli stessi risultati in campo mondiale, ci sarà un motivo”.
Volgendo lo sguardo oltre i confini, invece, chi secondo voi rappresenta la danza?
Francesco: “Virtue – Moir! Loro sono l’armonia, sul ghiaccio sembrano persi l’uno per l’altro, le loro storie d’amore è come se fossero vere”.
Jasmine: “Esatto. Virtue – Moir sono l’emblema della danza, ma guardando Barbara e seguendo i suoi insegnamenti mi rendo conto di come anche oggi lei potrebbe essere al top. Riesce a passare da un valzer ad un tango e ad interpretarli tutti benissimo, è molto versatile e non ha nulla da invidiare a nessuno”.
Torniamo ai programmi di quest’anno. Punti deboli?
Jasmine: “La prestazione fisica, facevamo fatica ad arrivare alla fine. Ci mettiamo di più ad entrare in forma rispetto ad altre coppie. E poi i sollevamenti che, in generale, sono il nostro tallone d’Achille. Lavoreremo molto per migliorarli, ma nel momento in cui sentiamo la fatica ci vengono davvero difficili. Inoltre mi preoccupano sempre un po’ i twizzles, perché è troppo facile sbagliarli”.
Francesco: “Abbiamo fatto un’ottima stagione, ma con qualche errore di troppo, e va migliorata la prestazione in gara. Dobbiamo perfezionarci sia fisicamente che mentalmente, credendo nelle nostre potenzialità. Ora avremo tutta l’estate per farlo seriamente”.
Torniamo indietro di qualche anno. Jasmine tu hai cominciato, naturalmente, con mamma Cristina. Verrebbe da chiedersi, quindi, se i pattini siano stati una scelta libera. E quali i lati positivi e negativi dell’essere allenati dalla propria madre?
“Ovviamente non me lo ricordo, ma so che a un anno ero già sul ghiaccio con i pattini con la doppia lama. Impossibile, quindi, che sia stata una mia scelta. Successivamente ho deciso di lasciare tutto e ho ripreso a 5 anni con l’artistico, a quel punto la decisione è stata solo mia e non mi sono più fermata. I lati negativi dell’essere allenati da una mamma coincidono, spesso, con quelli positivi: era la mia mamma ed era bellissimo passare del tempo insieme a lei, ma quando sbagliavo e venivo sgridata in pista, il rimprovero continuava pure a casa; inoltre gli altri non mi vedevamo come un’amica o un’atleta, ma come la figlia dell’allenatrice con la quale stare attenti a come si parlava, quindi non è stato facile. Tutto questo mi ha portato ad avere con lei un rapporto di amore/odio che adesso, man mano che cresco, sta evolvendo in positivo. Da quando non è più la mia allenatrice, poi, c’è stata la svolta. Adesso si comporta in modo molto diverso con me, capisce che non sono più la bambina da rimproverare, fa solo la mamma e va tutto benissimo”.
Francesco, tu invece hai cambiato tante compagne e tante piste…
“Ho cominciato a sette anni con Valter Rizzo e Brunilde Bianchi, ma quando il Piranesi ha chiuso sono stato un po’ un nomade e ho girato molte piste, da Zanica a Sesto fino all’Agorà. Prima di arrivare a Jasmine ho pattinato con una ragazza americana per mezza stagione e una gara appena, c’erano problemi legati al trasferimento e ci siamo detti addio. Prima di lei avevo fatto coppia diversi anni con Sofia Sforza e prima ancora con Martina Montonati. Arrivare all’Agorà è stato un bel cambiamento, non solo perché sono passato dal mio allenatore storico a Barbara Fusar Poli, ma anche perché non avevo la partner ed è stata Barbara a chiedermi di provare alcune ragazze. Valter, ad ogni modo, era e resta la mia seconda famiglia, siamo amici, sono cresciuto con lui. Facendo uno sport che richiede tante ore di allenamento al giorno, per anni ho trascorso più tempo con lui che con i miei genitori. Ed è stato sempre lui a farmi capire che prepararmi all’Agorà era una chance che non potevo permettermi di perdere per la mia crescita. In effetti mi sono subito trovato bene, e qui ho ritrovato anche Stefano (ndr: Caruso) anche lui allievo di Valter. Con Jasmine il feeling non è scattato subito, non eravamo molto convinti ma gli allenatori hanno intuito tutto prima di noi”.
Jasmine perché, ad un certo punto, la crisi con l’artistico e il passaggio alla danza?
“La danza è arrivata in un momento in cui l’artistico non mi dava più quello che volevo, stavo crescendo, il mio corpo stava cambiando, ero in crisi, mi sentivo a disagio sola al centro della pista e ho iniziato a fare danza per gioco, allenandomi la sera mentre di giorno continuavo col singolo. Ho fatto così per un anno, avevo due paia di pattini diversi ma alla fine ho dovuto prendere una decisione, perché finivo per fare male entrambe le discipline. Oggi non tornerei indietro e non rimpiango la mia scelta. Sono felice così”.
Ma potendo tornare indietro e scegliere la vostra vita consapevolmente, optereste nuovamente per il pattinaggio?
Jasmine: “Si e no. Non ci pentiamo di niente e abbiamo avuto tante soddisfazioni, ma è una vita troppo sacrificata e io vorrei tanto avere la possibilità di viaggiare in giro per il mondo e di provare altro, di frequentare l’università, di avere più tempo per gli amici”.
Francesco: “Anche a me piacerebbe una vita più normale, quello che si vede da fuori è solo la parte bella. La realtà è svegliarsi tutti i giorni alle 5, venire in pista, allenarsi sei ore anche se stai male, non ti va o sei stanco, far fatica perfino a salire le scale perché hai male ovunque. Però ti dà anche tantissimo, in un certo senso sei un privilegiato perché non è una cosa nella quale tutti riescono bene o che tutti hanno la possibilità di fare, anzi. Se non avessi fatto pattinaggio, inoltre, non avrei conosciuto gente dell’altra parte del mondo, e non ci sarei probabilmente neanche andato dall’altra parte del mondo”.
Tre aggettivi per descriverti?
Jasmine: “Molto emotiva, espressiva (nel senso che sono un libro aperto) e semplice, anche se a volte non si direbbe. Sono poche le persone che mi conoscono per quella che sono veramente. Spesso le emozioni hanno la meglio sulla mia parte razionale, basta un ricordo triste che mi attraversa la mente e divento di pessimo umore. Sto cercando di lavorarci su, ma parlo con gli occhi e questo può essere un grosso limite”.
Francesco: “Riservato e testardo, se ho in testa un obiettivo è difficile che io cambi idea. Chi mi conosce sa che sono alla mano e disponibile, ma mi apro solo con le persone di cui mi fido. In più sono anche molto esigente, e mi aspetto molto in primis da me stesso”.
E’ una prospettiva decisamente lontana, ma cosa vi piacerebbe fare una volta appesi i pattini al chiodo?
Francesco: “Io sono già istruttore, anche se ovviamente ai primi step. Vorrei rimanere in questo campo, insegno già oggi tutti i giorni quando finisco il mio allenamento o nel weekend”.
Jasmine: “Io non sono sicura di voler allenare, un giorno. Mi diletto come coreografa e mi diverto con i bambini, ma ho in casa l’esempio di mia mamma coach e so quanto sia pesante e stressante come lavoro. E poi vorrei girare il mondo, senza una meta ben precisa”.
Tempo libero. Quanto ne rimane e come si impiega?
Jasmine: “Ne rimane davvero pochissimo, soprattutto quando insegniamo nel pomeriggio o abbiamo palestra. Spesso iniziamo alle sette del mattino e finiamo non prima delle 16. Passioni ce ne sono tante, ma manca il tempo. Io, ad esempio, amo viaggiare e sono stata in città dove tutti sognano di andare, ma ho visto solo l’aeroporto, l’hotel e il palaghiaccio”.
Francesco: “Io, per fortuna, sono riuscito a mantenere i contatti con i miei amici della scuola e a volte mi obbligo ad uscire con loro la sera anche se sono stanchissimo, mi serve proprio per staccare. In estate abbiamo una settimana di vacanza, ma è davvero poco. Anch’io adoro viaggiare e quando inizi è come una droga, non vuoi smettere più, vuoi vedere posti nuovi e conoscere nuove culture, cosa al momento improponibile”.
Torniamo al pattinaggio! A cosa volete ambire? Fin dove possono arrivare Jasmine e Francesco?
Jasmine: “Dobbiamo ancora scoprirlo! Se dovessi dire un obiettivo, sarebbe Olimpiadi 2022, ma dipende tutto da noi. Abbiamo le capacità per arrivare in alto, ma dobbiamo lavorare duro. Io da quando sono arrivata all’Agorà ho cambiato completamente il mio modo di vedere il pattinaggio, ho scoperto un metodo di allenamento del tutto diverso che mi ha fatto diventare molto più seria, costante e impegnata, per questo il primo anno è stato difficile. La fatica vera non sapevo ancora cosa fosse, prima avevo ritmi più tranquilli e mi sono dovuta abituare ai nuovi e con un partner nuovo”.
Adesso che la stagione è finita, a cosa vi state dedicando?
J–F: “Stiamo lavorando sulla qualità della pattinata, sull’unisono e sulle sensazioni. Per lo short vogliamo qualcosa di diverso e che si stacchi dalla massa, perché il rischio con i ritmi latini è che finiscano per essere tutti uguali. Per il libero abbiamo scelto la Tosca perché vorremmo presentare un programma più maturo, più impegnativo, un programma che ci permetta di mostrare tutti i nostri miglioramenti. Uno dei nostri obiettivi principali è trasmettere emozioni al pubblico, facendolo entrare nella nostra storia. Quando Barbara ci ha proposto di pattinare su Puccini a noi è piaciuta subito l’idea e stiamo già provando a mettere insieme i vari pezzi”.
Per finire, un augurio che vi fate come coppia e individualmente…
J–F: “Speriamo che i passi in avanti fatti quest’anno siano solo l’inizio di altri miglioramenti, abbiamo qualche timore perché potrebbe diventare sempre più difficile alzare l’asticella, ma è vero anche che adesso ci conosciamo meglio e molte cose stanno diventando più facili, c’è più feeling”.