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Sul ghiaccio si intrecciano storie e sogni, vite e desideri. Alcuni sono sogni in grande, a cinque cerchi, altri un po’ più in piccolo, come quelli di chi spera di avere solo la possibilità di continuare a pattinare. Perché, a volte, nascere in un posto invece che in un altro può fare la differenza, un infortunio può fare la differenza: la differenza tra andare avanti e dire basta. Quella che vi vogliamo raccontare oggi è la storia di Elettra Maria Olivotto, classe 1995 e originaria di San Candido, in Alto Adige. Quando Elettra, prima di tre figlie, decide di iniziare a pattinare ha una sola pista a disposizione, e pure all’aperto. E’ ancora una bambina quando fa le valigie, due: una per i vestiti, l’altra per i sogni. Elettra inizia a viaggiare da sola, in cerca di una scuola che le permetta di fare del pattinaggio la sua vita, ma a furia di provare salti, proprio quando sembrava che le cose potessero volgere al meglio, salta anche il ginocchio. Si ferma, subisce degli interventi, in molti le dicono di lasciar perdere, anche perché nel frattempo dalla fascia Elite torna alla Nazionale, che le chiude le porte delle competizioni internazionali, la famiglia fa sacrifici enormi e lei si sente in colpa perché i risultati non arrivano. Poi la svolta, e l’arrivo a Milano, per uno stage estivo con Cristina Mauri, che riesce a intravedere qualcosa su cui lavorare e in due anni la trasforma. Le costruisce i salti, sapeva fare solo i doppi e finalmente arrivano i tripli, la fa diventare competitiva e all’Egna Spring Trophy di aprile centra il podio. I problemi al ginocchio ogni tanto tornano a farsi sentire, ma lei persevera e nel frattempo frequenta la facoltà di scienze motorie. L’anno prossimo tornerà a gareggiare in Elite e in poco tempo è diventata un esempio per tanti, di tenacia, costanza, grinta e passione. Vale davvero la pena conoscerla meglio.
Qualche aneddoto sui tuoi inizi sui pattini?
“Ho messo i miei primi pattini all’età di tre anni. Per questo motivo non ho dei ricordi vividi dei miei primissimi passi sul ghiaccio, ero davvero molto piccola. Però ricorderò sempre la gioia che mi dava andare a pattinare, la sensazione di libertà che mi dava la pista di Dobbiaco, che allora era ancora senza tetto. Le ore di allenamento coincidevano con i tramonti, e adoravo guardare lo spettacolo delle luci mentre mi allenavo. Quando nevicava dovevo andare a prendere la pala per la neve e spalarmi la mia stradina per il salto! E quando nevicava davvero tanto dovevo ripassare la mia traccia dopo quasi ogni salto, ma a me questo aspetto dell’allenamento invernale divertiva tantissimo”.
Quando hai deciso che il ghiaccio sarebbe stato la tua vita?
“Quando ho iniziato le scuole medie a Dobbiaco ho iniziato a incrementare i miei allenamenti. Visto che la pista non mi dava la possibilità di allenarmi in modo continuo, tre volte alla settimana mi spostavo a Cortina e Auronzo di Cadore. Mio papà mi faceva da tassista, ma ovviamente, con il passare del tempo, mi sono resa conto che così facendo non avrei mai potuto avere prestazioni elevate. Dovevo fare una scelta: o pattinare seriamente, o seguire la carriera scolastica e pattinare nel tempo libero. Dopo la fine delle medie mi sono trasferita a Merano, dove ho iniziato ad allenarmi con l’Ice Club Merano e Ludmila Mladenova, e dove frequentavo il liceo scientifico”.
Sei andata via di casa molto giovane per inseguire questo desiderio, non hai mai avuto paura? Dove hai trovato la forza e il coraggio?
“Devo ammettere che il primo periodo è stato molto difficile, avevo tredici anni e la nostalgia di casa si faceva sentire. Però a Merano il mio gruppo d’allenamento è diventato una seconda famiglia, come anche la mia classe a scuola, i miei professori e il mio preside, che mi hanno sempre aiutata a recuperare le lezioni che dovevo saltare per potermi allenare e gareggiare. Anche nel convitto Maria Ward sono stata accudita bene, però il punto più importante è stata la mia famiglia. Senza il loro supporto e i loro sacrifici non sarei riuscita a realizzare i miei desideri, e per questo gli sarò per sempre grata. Mi hanno supportata e seguita, da lontano e da vicino. Quando hanno la possibilità, vengono a trovarmi, mi accompagnano alle gare e ci sentiamo spesso per telefono o su Skype. Anche i miei nonni seguono attentamente le mie gare, pure in streaming se non riescono a venire a vedermi di persona. E sono loro a tirarmi su quando ho un periodo no, a spronarmi e a darmi la motivazione di continuare”.
Tante tappe e molti allenatori, prima della scuola del Forum di Assago…
“A Merano ho imparato ad allenarmi con disciplina e costanza, e ho acquisito una eccellente base tecnica per i salti. Dopo poco tempo sono arrivati i risultati a livello nazionale e internazionale, che mi hanno permesso di entrare quasi subito nella squadra nazionale italiana. Nella stagione 2012/13, dopo essere arrivata terza ai campionati italiani Junior, sono stata accettata come allieva da Michael Huth, allenatore di Carolina Kostner e Thomas Verner. Mi sono trasferita ad Oberstdorf, in Germania, dove ho ritrovato la gioia di pattinare. Considero Carolina la mia fonte d’ispirazione, è stato un grande privilegio potermi allenare al suo fianco e avere ricevuto consigli e amicizia da parte sua. Il sig. Huth era molto coinvolto, anche emotivamente, nella vita dei suoi atleti. Chiedeva di vedere le nostre pagelle, facevamo cene insieme e mi portava spesso dai medici per il mio problema al ginocchio. Sono così volati tre anni, al termine dei quali sono tornata a Merano, dove mi sono allenata con Karin Telser, e infine Milano con Cristina Mauri”.
Accennavi al problema al ginocchio: cos’è successo e oggi come va?
“E’ cominciato tutto a Merano. Per anni ho sofferto di una tendinite al tendine rotuleo dovuta a sovraccarico, che col passare del tempo è diventata cronica. Per questo motivo, con Huth non sono riuscita a sfruttare al meglio gli allenamenti: il dolore al ginocchio me lo impediva. Dopo aver provato di tutto, a maggio del 2014 sono stata operata. La ripresa degli allenamenti è stata lenta e difficile, ma con tanta pazienza e l’aiuto dei miei genitori e di mia nonna ce l’ho fatta. Non potevo nemmeno camminare, e ora invece riesco di nuovo a reggere i carichi di allenamento”.
E al Forum come sei arrivata?
“L’ultimo anno a Merano avevo bisogno di un luogo dove potermi allenare d’estate. La mia allenatrice di allora, essendo amica di Cristina Mauri, mi ha proposto di passare il mese di Giugno 2016 al Forum, allenandomi con lei. Mi sono trovata subito bene, mi piaceva il modo in cui erano strutturati gli allenamenti, sul ghiaccio e fuori, il gruppo d’allenamento mi ha accolta calorosamente e mi ha fatto sentire la benvenuta. Cristina mi ha sempre trattata come una atleta Elite, dandomi la possibilità di confrontarmi con gli atleti più forti del gruppo. In quel periodo ero sicura del fatto di non aver ancora dato tutto quello che potevo, e mi sono accorta che in questo ambiente sarei riuscita a migliorare le mie prestazioni e a tornare competitiva. Con Cristina ho finalmente trovato la mia Allenatrice, sa sempre le parole esatte da dirmi nel momento giusto, mi capisce come nessun allenatore prima. Lei ha sempre creduto in me e nelle mie capacità. Grazie a lei ho imparato che è sempre possibile tirare fuori il meglio di se stessi. Ma ancora più importante è non mollare mai e non lasciare le cose a metà! Penso che questa sia anche una lezione importante per la vita, non solo sul ghiaccio”.
Parte artistica e parte tecnica, i due volti della disciplina. Quale ami di più?
“La parte che ho sempre preferito è quella tecnica. Amo i salti e le trottole perché mi piacciono i movimenti veloci, e non c’è sensazione più bella di quando si atterra un salto ben fatto. È come volare. Inoltre, sono un’amante delle regole, quindi mi risulta più facile seguire dei movimenti prefissati. La parte artistica, invece, deve venire anche dal cuore, e per me è più difficile. Negli ultimi anni, però, sono migliorata e ho iniziato ad apprezzare pure questo lato del pattinaggio, anche grazie alla nostra coreografa Raffaella Cazzaniga e alla nostra maestra di danza Barbara Melica”.
I programmi della prossima stagione? Mi puoi anticipare qualcosa?
“Abbiamo deciso di tenere le stesse musiche di quest’anno, quindi “Hello” di Adele per il corto e l’ “Uccello di fuoco” di Stravinskij per il programma libero. Miglioreremo certi aspetti della parte artistica e cambieremo qualche salto, per rendere più elevato il punteggio tecnico”.
La vittoria di Egna: cosa hai pensato nel momento in cui sei salita sul podio dopo tante disavventure?
“A Egna le emozioni sono state tante, sapevo di essere stata preparata bene ma non mi aspettavo un risultato così importante. Quando sono salita sul podio mi sono sentita davvero fiera di me stessa, ho capito che tutti i sacrifici e le ore di lavoro erano valse la pena. Non riuscivo a smettere di dirmi: “Elettra, sei tornata.”
Adesso a cosa punti? Come atleta, dove ti piacerebbe arrivare?
“L’obiettivo della prossima stagione è raggiungere i requisiti necessari per rientrare in squadra nazionale. Ho iniziato la scorsa stagione sperando di riuscire a fare il punteggio Elite, ritrovandomi poi con un punteggio molto più alto ad Egna. È stata una conferma, perché significa che il lavoro che stiamo facendo sta andando nella direzione giusta”.
Nel tempo libero? Cosa ti piace fare?
“A volte sostituisco la mia allenatrice in pista, e posso migliorare le mie esperienze da maestra di base. Inoltre, mi piace molto leggere libri e fare lavori di bricolage, ma per quelli purtroppo rimane poco tempo”.
E cosa ti piacerebbe fare “da grande”?
“Quando avrò finito il mio percorso da atleta mi piacerebbe proseguire come allenatrice. Al momento sto seguendo il corso per diventare allenatrice di primo livello, ed è questo il lavoro che voglio fare, il pattinaggio è diventato la mia vita. Inoltre, mi piacerebbe tornare a casa, stare vicino alla mia famiglia”.
Programmi per l’estate?
“Andare in vacanza al mare con la mia famiglia, anche se la preparazione per la prossima stagione non si ferma mai. Ci alleneremo a Bergamo per la maggior parte dell’estate e passeremo il mese di agosto ad Asiago”.
Per finire, un augurio per te stessa…
“Mi auguro di non perdere mai la gioia e la felicità in quello che faccio, di vedere sempre la bellezza del pattinaggio e di riuscire, in futuro, a trasmettere questa mia passione ai giovani atleti”.