Mondiali sci alpino St. Moritz 2017

Sci Alpino, Mondiale San Moritz: Top and Flop

Sofia Goggia - Foto Marco Trovati - Pentaphoto

Con la medaglia d’oro di Marcel Hirscher in slalom speciale si conclude la 44/esima edizione dei Mondiali di Sci Alpino tenutasi sulle piste di Sankt Moritz, nel Canton Grigioni, a pochi chilometri dal confine con l’Italia. E’ arrivato, quindi, il momento di trarre i primi bilanci di questo campionato. L’Italia ha racimolato solo un bronzo, abbastanza poco rispetto al potenziale tecnico della nostra squadra, ma comunque meglio dell’ultima edizione, dove non eravamo stati in grado di centrare nemmeno una medaglia. Va detto che la pista Corviglia e i suoi spazi larghi ed ondulati non favorivano la grande tecnicità di cui sono provvisti la maggior parte degli atleti della nostra nazionale. Ma comunque, era lecito aspettarsi qualcosa in più. Vediamo un po’ quali sono stati gli atleti che più hanno sorpreso durante questa manifestazione e quali invece hanno decisamente tradito le aspettative.

TOP 1) Marcel Hirscher: in coppa del mondo insidiato sia in slalom sia in gigante, qui ha reagito da grande campione che è mancando per un solo centesimo l’en-plein, cioè il triplo oro (secondo in Combinata a +0.01 da Luca Aerni). Numeri da paura, potenza e precisione da manuale dello sci: di fronte a tanta classe e soprattutto tanta forza mentale (non arrivava da grande dominatore) non ci si può che inchinare ed ammettere che abbiamo davanti una potenza della natura. E’ stato il migliore di questi mondiali, senza il minimo dubbio

TOP 2) L’Austria: l’Austria, come ben sanno gli appassionati, è un po’ come il Brasile nel calcio: sono i più forti, i più temuti. La vittoria del medagliere ne è stata una vera riprova. Purtroppo, a differenza degli anni scorsi, quest’anno in Coppa del Mondo non si era assolutamente assistito a questo dominio, tanto che in ambito femminile è addirittura terza nella classifica per nazioni. Ragioni principali: un forte ricambio generazionale, soprattutto in gigante e slalom, e l’assenza di due campionesse come Anna Veith (vincitrice di una Coppa del Mondo Generale due stagioni fa) ed Eva-Maria Brem (detentrice della Coppetta di Specialità di Slalom Gigante). Nonostante ciò le Austriache si son rimboccate le maniche e son riusciti a portarsi a casa un insperato oro in Super-G (con Nicole Schmidhofer) e un incredibile argento in discesa (con Stephanie Venier, tra l’altro mai più di settima in discesa libera in carriera). Questo significa sfruttare al massimo le potenzialità del team. Nel maschile vanno sottolineate soprattutto le prestazioni nel settore tecnico, dove gli austriaci son riusciti a salir sul podio sia con l’ormai veterano Marcel Hirscher (anche se ha solo 27 anni) sia con due giovani molto interessanti: Roland Leitinger e Manuel Feller, rispettivamente in gigante e speciale. Entrambi sono stati in grado di sciare la loro miglior gara in carriera proprio nel giorno giusto, quello dei Mondiali (nessuno infatti si era mai avvicinato al podio, anche se il secondo qualche buon segnale lo aveva dato). Come detto per le donne, tanto di cappello a questo team in grado di eccellere in qualunque situazione, dominando o sorprendendo con atleti non definibili di punta. Ma ai mondiali contano le medaglie e loro lo hanno preso alla lettera non facendo assolutamente pesare l’assenza di campionesse del calibro di Anna Veith.

TOP 3) La Svizzera: la Svizzera si sta preparando da anni all’edizione di casa e si è visto. Atleti da podio in tutte le discipline con una percentuale di realizzazione quasi del 70%. Già, perché se pensiamo che la Svizzera si è portata a casa 7 medaglie su 11  gare, capiamo quanto l’obiettivo di fare una bella figura sulle nevi di casa sia stato raggiunto. E poco ci è mancato che arrivassero primi nel medagliere. La Svizzera, come l’Austria, non si è solo nutrita delle vittorie dei propri atleti di punta, come possono essere Beat Feuz o Lara Gut, ma anche atleti diciamo normalmente “meno performanti” hanno dimostrato tutto il loro valore. L’oro di Aerni, favorito però da un progressivo peggioramento delle condizioni della pista, ne è un chiaro esempio, o il bronzo di Caviezel in combinata. Anche loro hanno dimostrato di avere una squadra forte alle spalle dei grandi big. E’ stata inoltre una grande conferma per un’atleta come Michelle Gisin, dopo una stagione non propriamente rosea, che si è portata a casa l’argento in Combinata e quasi ha sfiorato il bronzo una carneade come Denise Feierabend. In sostanza: pare che poco motivi come l’aria di casa. Speriamo che possa succedere anche a noi coi mondiali di Cortina del 2021.

TOP 4) Sofia Goggia: perché sì perché è stata top, perché ha salvato una nazione da un’ennesima figuraccia, perché ha dato l’anima e il corpo per questa medaglia, perché lei dice di non credere nella sfortuna, ma prendere la medaglia di legno per 7 centesimi a causa di un errore nel finale che all’80% delle atlete di Coppa avrebbe causato quanto meno una caduta rocambolesca, non può non roderti dentro e non farti esclamare: ma perché a me? Non può non essere considerata top perché lei è fondamentalmente l’unica italiana in grado di poter competere realmente per la Coppa del Mondo, da podio in 4 discipline su 5. Sempre sorridente e positiva. Ha fallito l’appuntamento con la sua disciplina, il super-g, ma in fondo era normale. Ha dimostrato solamente di essere umana, oltre ad averci fatto capire che con lei l’Italia può sognare in grande. Non sono stati questi mondiali? Pazienza, lei c’è, lei può. Bisogna solo continuare a pregare che le sue ginocchia già piuttosto martoriate continuino ad essere in salute come lo sono ora.

Mentre dall’altra parte c’è qualcuno che ha decisamente deluso:

FLOP 1) I discesisti azzurri: inutile nasconderlo. Dominik Paris e Peter Fill sono rispettivamente secondo e primo nella classifica di specialità di discesa di questa stagione e nessuno dei due si è neanche lontanamente avvicinato al podio in nessuna disciplina veloce. SI può parlare di poco feeling con la pista, si può parlare della sbagliata scelta dei pettorali in discesa ma rimane comunque il fatto: da loro ci si aspettava almeno una medaglia ma per varie vicissitudini, neanche l’ombra. Un vero peccato e un’amara delusione per entrambi. In difesa di Paris, in realtà, va aggiunta purtroppo la sfortunata prestazione della combinata, quando è dovuto scendere con una pista ormai più di Moghul che di slalom concludendo quarto e portandosi a casa una delle tre medaglie di legno di questa edizione dei mondiali.

Flop 2) Henrik Kristoffersen: Due medaglie di legno sono il magro e quasi beffardo destino a cui è andato incontro il grande slalomista norvegese. Ci si aspettava un duello all’ultimo centesimo con Marcel Hirscher mentre quest’ultimo gli ha rifilato quasi un secondo a fine gara. Certo va detto che la pista così facile e senza pendenze non risaltava le sue divine doti tecniche ma nessuno si sarebbe aspettato un anonimato tale da parte del talento norvegese. La sua rabbia al parterre è totalmente giustificata. Addirittura in gigante è stato il compagno Leif Christian Haugen a passargli davanti per pochi centesimi e portarsi a casa il bronzo. In sostanza, questa pista proprio non è andata giù a Henrik che purtroppo qui non ha potuto permettersi il lusso di urlare “Who is the king?” al pubblico. Perché il Re, in questi mondiali, è stato decisamente il suo rivale Marcel Hirscher. In ogni caso, lo aspettiamo grande in Coppa del Mondo, anche se dubitiamo sia facile smaltire la cocente delusione del suo “0 Tituli”.

Flop 3) Alexis Pinturault: discorso simile per il francese anche se a differenza del norvegese lui al podio non ci si è avvicinato manco col binocolo. Un sesto posto in gigante, disciplina dove ha eccelso durante tutta la stagione, non è assolutamente soddisfacente. Anche nel suo caso, la mancanza di passaggi tecnici ha sicuramente influenzato in negativo la sua prestazione. Ma arrivava da 4 vittorie in Coppa tra cui una in Combinata quindi era lecito aspettarsi di più. Invece ha collezionato un sesto nella sua disciplina, lo slalom gigante, un decimo in Combinata e un DNF in slalom speciale. Bottino magrissimo per questo grande talento francese. Ora bisogna mettersi ad un tavolo e ragionare su che cosa non abbia funzionato perché se veramente si vuole puntare in grande, come per esempio alla Coppa del Mondo, queste battute d’arresto vanno evitate e alla grande. Per fortuna che a risollevare l’animo francese ci ha pensato Tessa Worley, ritornata grande finalmente dopo un gravissimo infortunio.

Flop 4) Il meteo. Eh già, il meteo è stato veramente uno dei protagonisti negativi di questo mondiale, soprattutto per quanto riguarda le discipline veloci. Tempo cangiante, nuvole che vanno e vengono, sole che sparisce ed è così che molti atlete, anche a distanza di pochi pettorali, si sono ritrovati a sciare in condizioni estremamente diverse rispetto ad altri concorrenti. Basti pensare alla discesa libera maschile o alla prima prova della Combinata Femminile, dove Federica Brignone è praticamente scesa col buio mentre la nostra Sofia Goggia in pieno sole. Su questa pista, dove le sconnessioni e le ondulazioni del terreno erano realmente la principale difficoltà da affrontare, la visibilità finisce col giocare un ruolo fondamentale per l’atleta. Ovviamente, da un lato va detto che non è colpa di nessuno se ci siamo ritrovati con queste situazioni meteo, dall’altro ci si chiede come mai, vista la necessità non si fossero potute cominciare le gare a un orario più mattutino, come accade in Coppa del Mondo. Infatti, tutte le giornate dei mondiali si sono aperte sotto uno splendido sole mentre solo in tarda mattinata, attorno a mezzogiorno normalmente, si alzavano le nuvole. Sicuramente vi è in gioco qualche interesse economico legato ai diritti televisivi. La domanda sorge però spontanea: siamo arrivati al punto di dover sacrificare la regolarità di una competizione in nome di “diritti televisivi”?

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