Lisa Vittozzi è il biathlon del futuro. Azzurra, classe 1995, è una promessa di caratura mondiale, come ha già più volte dimostrato nelle gare junior. Cresce a Sappada in Veneto ma diventa una campionessa grazie agli allenamenti a Forni Avoltri, in Friuli Venezia-Giulia. “Veneta!”, esclama lei dopo una risata quando le si chiede se si sente più veneta o friulana. “Potrebbero ammazzarmi dopo questa informazione… no scherzo, credo…”. Un altro sorriso e l’intervista esclusiva per Sportface.it comincia a prendere forma. “Io non mi sento friulana perché sono cresciuta a Sappada, ma mi allenavo per il comitato regionale friulano perché c’erano delle questioni aperte tra delle società che non andavano d’accordo. Ho sempre quindi fatto le gare in Friuli per il comitato Friuli, ma non faccio fuori il mio voto al Veneto, gli voglio bene.”
La 21enne sappadina, ed ora staremo attenti a non sbagliare più le origini, ha cominciato fin da subito a portare molto in alto il nome dell’Italia. Nel 2013 al Mondiale junior si Obertillach conquista una medaglia d’argento nella sprint, e poi si ripete più che triplicando il risultato al mondiale junior di Presque Isle del 2014, dove sbanca il medagliere e porta a casa due ori (sprint ed inseguimento) ed un argento (individuale). Sempre nel 2014 esordisce in coppa del mondo e subito ottiene risultati importanti, grazie anche all’estrema precisione al poligono: il miglior risultato in singolare è un 19esimo posto a Nove Mesto in una sprint, ma nelle staffetta ha già ottenuto una recente vittoria a Hochfilzen e soprattutto la medaglia di bronzo al mondiale di Kontiolahti.
La contattiamo in uno dei rarissimi giorni di vacanza prima della partenza in Canada, poiché nello scorso weekend il mondo del biathlon si è concentrato sul Mondiale junior. “Sì, va benissimo in vacanza. Anche se dopo due giorni di riposo, oggi di nuovo allenamento.” Parliamo subito della stagione in corso, rispetto alla quale non prova eccessiva soddisfazione, seppur conscia dei motivi. “La seconda parte della stagione sta andando decisamente meglio della prima, nel senso che all’inizio ho faticato molto ad ingranare, le prime gare le ho patite tanto, sono arrivata alle competizioni molto affaticata dall’ultimo raduno. Abbiamo lavorato per fare in modo che non fossi proprio ko e adesso sto reagendo molto bene. All’inizio però è stata abbastanza dura.”
È quindi la parte sugli sci che per ora le dà i maggiori grattacapi, dovuti certamente all’età, che nello sci di fondo è un elemento chiave quasi per tutte. “A livello fisico mi è ultimamente mancata un po’ di quella brillantezza che ho di solito, d’estate per esempio riesco sempre ad essere al top, ma durante la stagione a lungo andare pago. Ora non è un qualcosa che mi preoccupa eccessivamente perché sono giovane e sono i primi anni che sono sottoposta ad altri ed alti ritmi perché sono contro le più forti. Sto pagando un po’ quello, ma per il resto non credo manchi nulla alla mia sciata.” Eppure, Lisa è fiduciosa che il lavoro che ora le pesa sulle gambe pagherà molto presto: “Le classifiche parlano chiaro, nel senso che mi prendo dei minuti, ma sono consapevole di aver lavorato tantissimo quest’estate e spero che il lavoro paghi e la forma arrivi.”
La ragazza della Forestale sembra molto severa con se stessa, perfezionista in tutti i dettagli delle sue prestazioni come è perfetta quando arriva al poligono di tiro. “Io caratterialmente pretendo sempre troppo da me stessa e voglio che le cose funzionino bene da subito, quindi nella maggior parte delle mie gare sono tutti soddisfatti della mia prestazione… tranne me,” aggiunge con una risata. “È un po’ difficile così, perché non è che non son contenta dei miei risultati, ma comunque pretendo qualcosa in più. Se da un lato può essere qualcosa di positivo per spronarmi, devo migliorarmi anche su questo aspetto di negatività. Magari ci sono 100 lati positivi di una gara ed io vado a trovare quell’unico negativo… è sbagliato.”
Se è sbagliato, ha certamente anche i suoi lati positivi, poiché dimostra la tenacia con la quale vuole imporre la sua presenza anche tra la senior, le migliori al mondo in questa disciplina. “Qui c’è gente che va fortissimo, è difficile soprattutto di testa,” ci dice parlando del passaggio dalle junior, dove vinceva tantissima gare, alle senior. “A te sembra di non andare bene e di far fatica rispetto al solito. Io ero abituata ad essere spesso prima e vincente, poi sono arrivata in un ambiente dove le avversarie hanno tante gare alle spalle rispetto a te ed un’altra caratura, quindi non posso pretendere di vincere da subito. Prima ti rendi conto che è così e te ne fai una ragione meglio è,” dice concludendo la risposta con una risata.
Dall’alto del suo ottimo 88% di precisione allo sparo, con il quale ha chiuso la stagione scorsa al sesto posto tra le migliori sparatrici, non possiamo che chiedere a lei delle difficoltà e delle chiavi di riuscita delle sessioni di sparo all’interno della gara. “Questo non so se so spiegarlo bene,” esordisce con tono pensieroso, tipico di un puro talento che non può spiegare il perché dei risultati. “Al tiro al momento mi viene tutto facile, ma dipende tanto dalla testa, dipende da come arrivi al poligono: se ti convinci che lo sai fare e sei sereno il gioco è fatto. Arrivarci non tranquillo e con la tensione ti porta a non colpire il bersaglio. Ci sono quelle che lo sanno fare meglio, che per talento fanno 5 su 5 senza alcuna pressione. Ma per il resto ci vuole sangue freddo.”
E il bersaglio più difficile? A noi, dal comodo divano, sembra sempre il quinto, l’ultimo, a scatenare i maggiori disagi nelle biathlete. “L’ultimo bersaglio, sì. Anche in allenamento è quello che si sbaglia di più, anche perché magari si ha proprio fretta di scappare via,” conferma la Vittozzi. “Non parliamo poi dell’ultimo bersaglio dell’ultima serie, quello è proprio il più difficile,” continua divertita. “Anche di testa è proprio il più complicato, non devi pensarci. Dipende anche dalle diverse situazioni: arrivi primo al poligono e sei da sola nella piazzola è diverso che avere alle calcagna le avversarie, questo scatena subito il panico.”
“Io ho più difficoltà a sparare da terra che in piedi,” confessa, dimostrandosi opposta rispetto alla maggior parte delle avversarie, a più agio a sparare da terra. “Nell’ultimo periodo però ho abbastanza faticato in piedi e sto cercando di ritrovarmi. Comunque sono contenta, sparare male è tutta un’altra cosa direi.” Almeno in questo, anche lei, da perfezionista, non può trovare lati negativi.
Facciamo ora un passo indietro, a tanti proiettili e bersagli fa, quando da piccola Lisa ha scoperto il biathlon, sport non certo diffuso in Italia (poco oggi, ancor meno all’epoca). “All’inizio era semplice curiosità, quando ho cominciato io non era uno sport largamente praticato, questo è certo. Dove mi allenavo c’erano poligoni improvvisati, addirittura sparavo dietro ad un garage, non era il massimo.” E la curiosità ha subito fatto scoprire alla biathleta veneta un mondo in cui si sentiva perfettamente a suo agio. “Ma provando mi sono fin da subito divertita, le gare mi andavano bene e non so bene nemmeno io per quale motivo,” ci confessa quasi timidamente ma con un sorriso. “Quindi non posso nemmeno dire di aver scelto il biathlon, mi ha scelta lui poiché vincevo sempre. Al primo anno ho vinto tutto e la scelta non è stata proprio una scelta.”
Crescendo davvero bene sugli sci e col fucile, ora la Vittozzi fa parte di una squadra azzurra di primissimo livello. C’è Dorothea Wierer che ormai combatte ogni gara per la vittoria e per la coppa del mondo generale, ma ci sono anche importantissime carte da podio come Karin Oberhofer e Federica Sanfilippo. “Questo è qualcosa di davvero positivo,” ci dice a riguardo, “anche solo negli allenamenti ti rendi conto che lavori con ragazze che vanno molto forte e dalle quali puoi solo imparare. Crescere in una squadra dove sai che si possono fare i risultati è speciale e dà molto morale soprattutto.”
Se questo ha fatto e fa bene alla carriera della sappadina, fa ancora meglio a tutto il movimento italiano del biathlon, sempre più conosciuto e che ha recentemente ‘conquistato’ le dirette Rai, un traguardo di non poco conto, per televisione e media italiani consci del calcio, dei motori e di poco altro. “Vero – esclama con tono fiero – e sembra che l’interesse generale verso il biathlon sia in crescita e spero cresca sempre di più. Portando buoni risultati la gente si interessa, si appassiona, si diverte e anche si tiene informata. Inoltre le nostre gare hanno tante biathlete che possono far bene quindi è appassionante sapere che non ci sono delle vincitrici scontate. E anche a livello di movimento questo porta risultati; io ho fatto Anterselva per la prima volta ad esempio, ma c’era davvero tantissima gente italiana a vedere le gare ed a tifare e quindi sono molto contenta di questo.”
Nel giorno del suo 21esimo compleanno, che festeggia proprio oggi, la VIttozzi guarda avanti con fiducia. “Il compleanno lo passerò in Canada sugli sci per la Coppa del mondo. Ma diciamo che vorrei che la condizione giusta arrivasse al momento giusto“, spiega Lisa, con un chiaro riferimento al Mondiale di Oslo ormai alle porte. Per scaramanzia, però, meglio non fare previsioni: “Non mi pongo specifici obiettivi ma… ci siam capiti, no?”. Dopo le soddisfazioni regalate negli ultimi due mesi in Coppa del mondo da Wierer, Sanfilippo e Oberhofer, che sia il turno della giovane Vittozzi?