In Evidenza

Daniela Merighetti: “Al 99% mi ritiro a fine stagione” (INTERVISTA VIDEO)

Daniela Merighetti - Foto Marco Trovati - Pentaphoto

 

 

Daniela Merighetti si è concessa per un’intervista esclusiva a Sportface.it. Abbiamo cercato di rivivere con lei i tanti eventi che hanno caratterizzato la lunga carriera della 34enne bresciana, partendo da molto lontano e da quando, da piccola, non era proprio un’amante degli sci, che la costringevano a lunghi viaggi in macchina verso la neve. I tanti infortuni l’hanno temprata e trasformata come sciatrice, originariamente slalomista e gigantista e ora una certezza nelle discipline veloci. Sempre all’attacco in pista e capitana della squadra azzurra al femminile e delle DH-Lions (il team azzurro della velocità), ora, alle prese con sempre maggiori difficoltà, sta pensando di dire basta e di appendere gli sci al chiodo a fine stagione, con lo sguardo al giornalismo e alla tv.

Innanzitutto, come stai e soprattutto come ti senti fisicamente dopo due stagioni sfortunate?
“Dopo gli infortuni dell’anno scorso è stato abbastanza difficile riprendere la giusta condizione, ma a dicembre sono riuscita a ricominciare la stagione con una buona condizione fisica. Purtroppo a Lake Louise sono caduta di nuovo, mi sono tagliata e ho perso sicuramente un po’ di condizione. A gennaio sono tornato a sciare meglio, ho provato di nuovo le giuste sensazioni, e ora non va male. Ho avuto un nuovo problemino alla mano ma che si sta risolvendo, quindi sto bene”.

Nelle ultime due gare la sciata è tornata efficace e aggressiva. L’obiettivo per le prossime gare qual è?
“Sì. è vero, a Garmisch sono state due buone gare, sapevo che su quella pista avrei potuto fare bene. Purtroppo ho sbagliato tanto, soprattutto in discesa ed il risultato non mi soddisfa appieno. Febbraio ora sarà pieno di impegni: spero solo di poter continuare così ed essere sicura di me stessa: mi basterebbe questo”.

Sei una sciatrice piuttosto esperta nel campo degli infortuni. Come si fa, anche mentalmente, a tornare sempre al punto in cui si era arrivati prima di farsi male?
“Eh… io ho cominciato a farmi male quando ero giovane, ho sempre lavorato tanto per ritornare in forma. Forse è stata questa la mia forza negli ultimi due anni: aver cominciato da giovane mi ha temprato, mi ha insegnato a non mollare mai, e ora forse mi ha aiutato a riprendermi dai brutti infortuni dell’anno scorso”.

Sei il capitano della squadra femminile, sbaglio?
“Sì…il capitano… [risata]“.

Come vedi le giovani? Ultimamente in Coppa Europa sono arrivati ottimi risultati anche nella velocità, ad esempio da Nicol Delago, Verena Gasslitter, Laura Pirovano e non solo.
“Sono tutte delle brave ragazze. Ho conosciuto la Gasslitter nell’ultima gara di Garmisch, è una ragazza molto semplice come lo è Nicol. Io spero che crescano con questa mentalità e con questa semplicità. Son contenta che dietro abbiamo una buona squadra, soprattutto in gigante ma anche in velocità. Sicuramente manca qualcosa in slalom… bisogna forse cambiare metodologia di allenamento? Forse è quello, visto che non si è mai provato a cambiare forse bisognerebbe…”.

Tu ne sai qualcosa, da giovane in slalom andavi forte. Poi pian piano sei passata alla velocità. Come è avvenuto questo passaggio e perché?
“I primi anni in Coppa del mondo facevo gigante e slalom perché… boh, forse ero più adatta a quelle discipline. Poi col passare degli anni e degli infortuni ho provato a cimentarmi nelle discipline veloci e mi è venuto tutto subito molto facile. È stato un peccato non poter continuare in tutte e quattro le discipline, puntando sulla polivalenza. A me è dispiaciuto molto, soprattutto negli anni 2008 e 2009. Ho dovuto scegliere tra discesista e slalomista, e alla fine ho scelto la velocità”.

Come sei arrivata allo sci?
“Da piccola non mi piaceva andare a sciare [risata]. Bisognava passare tanto tempo in macchina, fare tanti chilometri. Non era semplice ma a mio papà piaceva tantissimo, ha abitato qualche anno a Cervinia ed aveva la passione dello sci. Anche le mie sorelle più grandi andavano a sciare e le ho seguite. Pian piano è diventata la mia passione. Stavo bene sulla neve, in compagnia, è stato quello probabilmente a farmi voler bene la montagna”.

Scelta azzeccata, no? Anche solo per quella discesa di Cortina nel 2012, la tua prima vittoria in Coppa del mondo. Vuoi raccontarci quella gara, le sensazioni al leader’s corner mentre scendevano le altre?
“Esatto, avevo un pettorale abbastanza basso, il 13, e venivo da un periodo in cui stavo bene, un periodo molto tranquillo in cui mi usciva davvero tutto semplice. Nella discesa prima di Bad Kleinkirchheim stavo andando molto bene ma poi ero uscita, la gara successiva, nel superG, mi sono rotta un dito, ma non volevo proprio mancare all’appuntamento di Cortina perché mi sentivo molto bene. Avevo il sentore sarebbe successo qualcosa di buono, ed in effetti c’è stato. È stato bello stare all’arrivo ad aspettare tutte le altre, scese dopo di me, che mano a mano perdevano centesimi. Poi è scesa la Vonn, era dietro, e mi sono detta ‘questa volta è fatta!’ È stata una delle più belle sensazioni della mia vita”.

Se non sbaglio di recente hai anche intervistato la Vonn, giusto?
“Esatto [risata]. L’ho intervistata per il comitato organizzativo di Cortina, quest’anno”.

Che rapporto hai con lei?
“Con Lindsey non ho tanta confidenza. È difficile avere un rapporto stretto con lei, è molto diffidente e non socializza molto con le altre atlete. Però è una brava ragazza e non posso dire che sia antipatica”.

È così in generale con le sciatrici al top oppure no?
“No, ad esempio con Maria Riesch ho sempre avuto un rapporto personale molto più forte, si parlava di più, si conversava di più. È proprio Lindsey che si mette un po’ in disparte”.

La squadra azzurra femminile sembra molto unita, avete anche il vostro hashtag #dhlions…
“È bello, siamo un gruppo molto misto: ci sono le giovani e ci sono le veterane come me e c’è tutto un insieme di esperienze ci troviamo molto bene assieme. D’estate non passiamo troppo tempo assieme perché non abbiamo un centro di riferimento per l’atletica. Sarebbe peraltro fondamentale, perché servirebbe per andare ancora meglio, per essere ancora più unite e spronarci a vicenda. Però ci tiriamo una con l’altra e questo è importante”.

E quell’intervista alla Vonn è un preludio ad una futura carriera da giornalista o da commentatrice?
“Sì! Non si sa mai, a me piacerebbe. Mi piacerebbe rimanere nel campo dello sci ma non sugli sci, dietro le quinte sulla neve, ma vedremo da marzo in poi…”.

Hai deciso di ritirarti? Questa sarà l’ultima stagione?
“Non ho deciso al 100%, ma penso che mi ritirerò. Questi ultimi due anni ho sofferto tanto anche sugli sci, non è più semplice come lo era dieci anni fa. Mi piace ancora, mi piace ancora molto, ma penso che questa sarà la mia ultima stagione…”.

Pensi anche a un futuro ruolo da allenatrice?
“No, come allenatrice sicuramente no. Peraltro devo ancora fare il corso di maestro di sci e come maestra forse sì, ma non nell’ambito della nazionale”.

Prima ricordavamo Cortina: quali altri momenti porti nel cuore?
“Sicuramente il primo podio in Coppa del mondo, nel gigante di Are, inaspettato e molto bello. Senza dubbio mi sono goduta molto di più Cortina perché sapevo di potercela fare, mentre ad Are è stata proprio una bella sorpresa [la Merighetti arrivò seconda, partendo nella seconda manche come 29esima, ndr]. Poi della mia carriera ricordo bene le Olimpiadi, tutte le tre edizioni a cui ho partecipato, tutte e tre diverse. In Italia, a Torino 2006, arrivavo da esordiente, facevo discesa da un mese ed era tutto un po’ una sorpresa; a Vancouver 2010 ero già un’atleta abbastanza completa ma mi mancava quel qualcosa in più per essere lì davanti; invece a Sochi 2014 ci sono arrivata con la possibilità di vincere una medaglia, che mi è sfuggita con quel quarto posto. Anche quella è stata una bellissima esperienza anche se la medaglia non l’ho presa, ma fa parte di un bagaglio di esperienze che vien fuori pian piano. Ed è bello ricordare queste cose”.

Qual è la tua pista preferita? La più bella sotto l’aspetto tecnico o sotto l’aspetto della neve?
“Garmisch è molto bella, poi Cortina ma mi piace molto anche Lake Louise”.

Piste molto diverse tra loro…
“Esatto, Lake Louise è molto più un’autostrada, ma con neve compatta e dura è difficile anche quella£.

E della pista di La Thuile, nuova per la Coppa del mondo e che affrontate ora, che ne pensi?
“Una pista difficilissima, forte troppo difficile per le donne. Dopo la partenza, tempo una curva e non sei più in posizione fino alla fine. Bisogna restare anche in posizione per fare una discesa dopotutto…diciamo che è come un superG molto difficile. Per il superG invece è molto buona, è tosto. Almeno siamo sicuri che ci sarà neve, speriamo non sia troppa questa volta…”.

Per finire, raccontaci qualcosa di divertente che ti è capitato in carriera.
[risata] Una cosa divertente? Boh, non lo so, questa è difficile…possiamo spegnere il registratore e prenderci un po’ di tempo? Aaah! Sì, beh, questa è divertente! [risata] Non so se è giusto dirlo, ma al campionato italiano di qualche anno fa, in slalom, nell’ultima gara di slalom che ho fatto credo, sono partita e mi sentivo un po’ strana sugli sci, l’assetto era particolare, non capivo. Ho pensato che era un po’ che non facevo slalom ed era normale non sentirsi tanto a posto. Sono rientrata in albergo, ho tolto le scarpette dagli scarponi e… avevo uno scarpone da discesa e uno da slalom, che hanno inclinazione diversa, anche la durezza è diversa. C’era un motivo!”.

SportFace