Passare da uno sport all’altro senza particolari patemi, anzi continuando a primeggiare. Daniel Antonioli, 34 anni, polivalente atleta lombardo del Gruppo sportivo dell’Esercito, ha appena concluso la stagione del winter triathlon, sport in cui è il principe incontrastato degli ultimi quindici anni in Italia, con i suoi dieci tricolori conquistati e i dieci podi nelle rassegne internazionali (tre agli Europei e sette ai Mondiali di cui un oro).
Abbiamo incontrato in esclusiva per Sportface.it Antonioli che ci ha parlato della stagione 2016 del winter triathlon (composto da tre frazioni distinte: sci nordico, mountain bike e corsa) e dei programmi per il futuro.
Daniel, sei arrivato alla cifra tonda, dieci titoli italiani. Era un obiettivo in cui credevi da tempo?
“Sono molto soddisfatto, come potrei non esserlo? Tagliare questo traguardo è stato bello e sì, devo ammettere che ormai lo inseguivo da qualche anno, quando ho capito che sarebbe stato alla portata nonostante qualche sporadica battuta d’arresto”.
Gran parte dei tre mesi del winter triathlon girava attorno al mondiale in Austria e al campionato europeo in Estonia. Hai concluso entrambi al quarto posto. Quantifica l’amarezza.
“Grande, sicuramente. Due ‘medaglie di legno’ di cui nessuno si ricorderà… Sono contento di essermela giocata sino in fondo in entrambe le occasioni, ma il percorso non si addiceva alle mie caratteristiche: troppo pianeggiante, soprattutto la frazione in bici che mi ha penalizzato”.
Eppure negli anni sei migliorato parecchio, nella mtb, per salire di livello.
“Il winter triathlon è composto da tre frazioni: nella corsa non ho problemi, è il mio punto di forza. Ho lavorato parecchio sullo sci e in particolare sulla bici. Gli atleti nordici sono fortissimi soprattutto, come prevedibile, nel fondo”.
Uno pensa: a fine febbraio la stagione è già terminata. E ora cosa fa Antonioli?
“Si dedica a tanti altri sport, come sempre (sorride, ndr). Innanzitutto allo sci alpinismo: parteciperò alle classiche prove in programma fra marzo e aprile, anche perché al Gs dell’Esercito a Courmayeur ci tengono parecchio. Poi inizierò a correre per preparare alcune skyrace: farò di certo Giir di Mont, Rosetta, Zacup e Bellagio Skyrace, forse la Resegup”.
A piedi, sugli sci o in bici, il tuo rapporto con la montagna è privilegiato.
“Sono sempre lì, me la godo con ogni mezzo possibile. È uno spettacolo”.
Cosa comporta il passaggio da uno sport all’altro, tra l’altro così diversi fra loro, a livello di allenamento? Ricordiamo che fai anche il duathlon estivo.
“È tutto profondamente diverso e a seconda della stagione devo seguire un programma differenziato, ma per esempio la bici è ottimale anche per preparare lo skyrunning. A livello personale mi piace variare, mi consente di non annoiarmi, anche se a livello muscolare è molto più impegnativo”.
Cosa pensi della rinascita azzurra nello sci nordico e nel biathlon?
“Stanno arrivando ottimi risultati negli ultimi tempi, nonostante la mancanza di neve in Italia per gli allenamenti. È una cosa buona per il movimento degli sport invernali che altrimenti ha scarsa eco. Si sta colmando un buco generazionale e le vittorie fungeranno da traino per i giovani, facendoli avvicinare alle nostre discipline”.
Nel winter triathlon, però, uno che possa battere Antonioli con puntualità ancora non si profila all’orizzonte.