La guerra in Ucraina ha condizionato anche il mondo dello sport, con l’esclusione di russi e bielorussi da parte di molte Federazioni. Nelle ultime ore, nel biathlon, a far discutere è la decisione del Ministro della Gioventù e dello Sport dell’Ucraina. Quest’ultimo ha infatti licenziato tre atlete della nazionale di biathlon di origine russa, ma con passaporto ucraino. Nessuna sorpresa per quanto riguarda Bekh e Moskalenko, che non si sono mai dissociate pubblicamente dall’invasione della Russia, mentre sorprende il caso di Olga Abramova. Subito dopo l’inizio della guerra, Abramova ha infatti apertamente condannato il conflitto, ribadendo più volte la sua posizione anche sui social. Per questo, alcune sue (ex) compagne di squadra ed il sito biathlon.com.ua hanno inviato una lettere al Ministro, sperando possa rivedere la sua decisione in merito ad Abramova.
“Caro Vadim Markovich – si legge nella lettera -. La guerra è un momento di decisioni difficili e responsabili. Purtroppo oggi il nostro Paese sta attraversando un periodo del genere, in cui il dolore e la disperazione vanno di pari passo con la forza e l’eroismo. E in questi giorni nel nostro Paese ognuno a modo suo fa tutto il possibile per il bene della Vittoria. Ma la guerra è anche un momento di atemporalità nel processo decisionale, quando i passi giusti rasentano gli inevitabili errori in una situazione del genere. Sfortunatamente, uno di questi passi errati, a nostro avviso, è accaduto alla biatleta della nazionale ucraina Olga Abramova – russa di origine, ma ucraina non solo di passaporto ma anche di spirito“.
“Olga Abramova ha acquisito la cittadinanza ucraina dieci anni fa e da allora ha lavorato diligentemente per la gloria degli sport nazionali. Vittorie e premi nelle fasi della Coppa del Mondo e della IBU Cup, dei campionati mondiali estivi e dei campionati europei hanno fatto più volte alzare la bandiera dell’Ucraina in onore dei significativi risultati sportivi dell’ucraina Olga Abramova. Subito dopo l’inizio della guerra, l’atleta si recò nel paese aggressore a causa di circostanze familiari, che sono diventate il motivo formale del suo licenziamento e l’impossibilità di rappresentare ulteriormente la squadra nelle competizioni di alto livello. Tuttavia, possiamo incolpare una madre che è volata dal suo bambino in un momento critico della sua vita? Dobbiamo sostituire l’umanità con una formalità?” obietta il sito ucraino.
“Inoltre, pur trovandosi sul territorio del Paese aggressore, Olga Abramova non ha evitato il sostegno pubblico all’Ucraina, confermandolo quasi quotidianamente pubblicando la sua posizione sui social network. E anche adesso, dopo l’annuncio del suo licenziamento, ha scritto un testo forte con gratitudine e orgoglio per l’Ucraina. In considerazione di ciò, lo staff del sito web del Biathlon ucraino chiede di approfondire la questione del licenziamento dell’atleta Olga Abramova e, se possibile, di riconsiderare questa decisione” conclude il caporedattore Yevhen Tarasenko a nome dello staff di biathlon.com.ua e delle atlete ucraine Valeria Dmytrenko, Anna Krivonos, Nadia Bielkina, Yulia Zhuravok, Cristina Dmytrenko.