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La 20° edizione della Maratona di Pisa, andata in scena domenica 16 dicembre, ha visto il successo quasi annunciato della croata Nikolina Sustic, autentica mattatrice di questo 2018. Una maratona a forte tinte straniere quella pisana: oltre alla Sustic, sono infatti giunte sul podio l’ungherese Tunde Szabo e la tedesca Luisa Boschan. La prima azzurra a tagliare il traguardo di Piazza dei Miracoli è stata la riminese Federica Moroni, quinta assoluta con un crono di 2h52’34’’, primato personale.
Nelle ore successive alla gara, la Moroni ha accettato con disponibilità di rispondere alle domande di Sportface.it.
Federica, prima domanda forse un po’ scontata. Sei contenta?
Sono molto felice, il quinto posto assoluto, in una maratona di così alto livello, è un risultato importante. Non mi aspettavo certo di arrivare come prima italiana al traguardo e questo è motivo di ulteriore soddisfazione. L’unica cosa che mi lascia un pizzico di amaro in bocca è il crono finale, speravo di fare un po’ meglio.
Addirittura? Ma non hai corso sul tuo personale?
Si, però gli allenamenti dicevano che potevo anche fare meglio, il problema sono stati gli ultimi 10km con il vento freddo contrario. Un vero incubo.
Ecco veniamo alla gara. Raccontaci.
Ho fatto per almeno due terzi del tracciato la gara che avevo programmato. Mi sono posizionata su un ritmo costante di 4km/h e devo dire che è andata bene fino all’arrivo nella zona della Marina di Pisa. In quel tratto il vento contrario è stato devastante, sia per il crono che per i muscoli, mi sono praticamente congelata.
Dicono che quello sia il tratto più duro della Maratona di Pisa.
Eh, dicono correttamente. Almeno per me è stato così. Devo dire che ho comunque visto molte altre atlete in difficoltà, ne ho passate un paio che stavano combattendo con i crampi. Io mi sono salvata, ma se la gara fosse durata ancora un po’, probabilmente mi sarei dovuta fermare anche io. Peccato perché il lungomare era un tratto incantevole, però diciamo che in quel frangente a tutto si pensava tranne che a guardare il panorama (ride, ndr)
La gara è stata vinta, come da pronostico, dalla croata Sustic. Che idea ti sei fatta su di lei?
Conosco Nikolina, nel senso che ho già avuto modo di gareggiare con lei in altre occasioni. Mi sembra un’atleta molto dotata, è molto bella ed ha una personalità solare. Corre sempre con il sorriso, con una leggerezza di spirito invidiabile. Si vede che ha una personalità vincente.
Veniamo al tuo 2018.
Non posso che essere soddisfatta. Dopo il rientro alle gare, ho vinto tra l’altro il titolo italiano della 50km su strada a Salsomaggiore e la Lupatotissima, una 6 Ore in pista a San Giovanni Lupatoto, nel veronese. Certamente mi esprimo al meglio nelle gare lunghe.
Hai parlato di rientro alle gare. Nel 2017 ha subito una squalifica di 12 mesi per negligenza in relazione uso di una pomata contenente sostanze proibite. Ti va di parlarne?
Ne parlo volentieri, senza alcun problema. Non ho nulla da nascondere.
Raccontaci come è andata.
Stavo preparando la 50km di Romagna. Avevo un problema di vesciche ai piedi, non potevo praticamente infilare le scarpe. Sono andata dalla mia farmacista per trovare qualche rimedio, visto che ormai eravamo in prossimità della gara. Mi ha consigliato una pomata, che ho usato nei 3 giorni precedenti la gara. Purtroppo quella pomata conteneva il Clostebol, uno steroide anabolizzante, a cui sono risultata positiva al termine della gara, che avevo terminato in terza posizione.
Solo una leggerezza, quindi.
Assolutamente si. So che in questi casi si sente spesso dire una frase del genere, ma nel mio caso è stata realmente una leggerezza. L’indicazione della sostanza proibita era presente sulla confezione, ma io non l’ho letta. Io ho iniziato a correre appena 4 anni fa, queste implicazioni nemmeno le conoscevo, volevo solo curare le vesciche. La legge però non ammette ignoranza.
La tua buona fede alla è stata riconosciuta, altrimenti avresti rischiato una squalifica ben più lunga.
La farmacista che mi ha venduto la pomata ha testimoniato a mio favore. Inoltre, come è stato correttamente evidenziato durante il dibattimento, il Clostebol si utilizza per aumentare la massa muscolare, quindi forza e potenza. E’ una sostanza assolutamente inutile, se non addirittura dannosa per chi deve affrontare prove di resistenza.
Come ci si sente durante una squalifica, anche solo per negligenza?
Devo dire che è stato un periodo non facile. Molte persone hanno dato e, tutt’ora danno, dei giudizi affrettati, senza
conoscere la realtà dei fatti. Fortunatamente c’è stato chi, come il mio allenatore Vittorio Polvani, mi è stato vicino dal punto di vista umano, prima ancora che tecnico. Non è un caso che io abbia voluto partecipare alla 50km di Salsomaggiore: ho vinto ed ho superato brillantemente i controlli antidoping. L’ho detto prima, non ho nulla da nascondere.
Obiettivi per il 2019?
Farò diverse gare, forse già la maratona di Crevalcore il 6 gennaio e poi quella di casa, a Rimini, il 31 marzo. Gli appuntamenti principali sono però la 50km di Romagna, con cui ho un conto aperto e la 100km del Passatore, che non ho potuto correre, proprio in virtù della squalifica.
Tu non sei una professionista, nella vita fai l’insegnante. Come si allena un amatore per gare di così lunghe distanze?
Ho iniziato a correre circa 4 anni fa, come detto. L’ho fatto quasi per scommessa. Io facevo nuoto e feci un patto con un’amica: se lei si fosse iscritta a nuoto, io avrei iniziato a correre per preparare insieme una maratona. Da lì non mi sono più fermata, capendo che la corsa su lunghe distanze poteva darmi tante soddisfazioni. Adesso la corsa occupa molta parte del mio tempo, nel senso che mi alleno 6 volte a settimana. Vittorio Polvani, però, sostiene che un amatore non debba comunque essere sottoposto a carichi di lavoro che non può sopportare, pertanto in settimana mi dedico ad allenamenti intensi ma non lunghissimi.
Spiegaci meglio.
Di solito io corro 80-100km a settimana, magari arrivo a 120 quando nel weekend corro una maratona. In settimana eseguo sedute di allenamento da circa un’ora. Di solito alterno sedute di fartlek, con cambi di ritmo, a sedute con ripetute brevi, su distanze da 200m fino a 500m. Una volta a settimana faccio ripetute più lunghe, sui 1000m, me generalmente ne faccio 6 al massimo.
Così come la maratona, anche l’ultramaratona sta accogliendo un numero sempre crescente di adepti. Che cosa ti senti di consigliare a chi vuol cimentarsi su queste distanze?
La ricetta secondo me è più semplice di quanto si possa pensare: occorre rimanere spensierati e non prendersi troppo sul serio, soprattutto se non si è professionisti. Certo, occorre il giusto mix di impegno e serietà, è necessario un allenamento costante, ma non bisogna mai perdere il sorriso.
Dalle tue parole traspare una grande passione per la corsa.
Ormai fa parte della mia vita. La corsa per me ha il potere di cancellare la negatività. Quando si esce a correre, ogni pensiero negativo cambia colore, ogni cosa torna al suo posto.
Facci un esempio.
Questa mattina, 24 ore dopo la maratona e prima di andare al lavoro, sono uscita in solitaria a fare una seduta di scarico. A Rimini ieri notte è scesa la neve. Correre nel silenzio in quell’atmosfera, soprattutto in questo periodo dell’anno è veramente qualcosa di magico.