Sabato 10 aprile è andato in scena a Provaglio d’Iseo, in occasione dell’Ultra Franciacorta il campionato italiano della 12h su strada, con i successi di Francesca Canepa e Paolo Bravi. Contemporaneamente si è corsa anche una prova sulla distanza di 6h, che ha visto il trionfo, forse a sorpresa non trattandosi di un nome abituale per le gare a circuito, di Massimo Giacopuzzi: per lui la distanza finale di 82,339km. Quarantenne veronese Prun di Negrar, sposato e papà di Luca, Giacopuzzi è un Assicuratore di professione con il pallino dell’Inter e degli sport di resistenza, triathlon e corsa in particolare.
SPORTFACE ha chiesto a Massimo, tesserato con la Dolomitica Nuoto di Predazzo, di raccontarsi e raccontare le emozioni di questa gara.
Massimo, innanzitutto complimenti. Come hai festeggiato la vittoria a Provaglio d’Iseo?
Grazie mille. Mi sono rilassato in famiglia, ho passato una giornata tranquilla senza programmi e senza guardare l’orologio con moglie figlio e suoceri cercando di recuperare. Ero davvero stanco. Mi sono limitato a passare dal divano alla tavola alla bici, sui rulli, per riattivare la muscolatura. La vittoria ha sempre un gusto speciale, mi basta godermi quello senza troppi eccessi. Ho passato un bel pò di tempo a rispondere ai tanti amici che mi hanno scritto, che bello sentirli tutti così appassionati.
Prima di parlare della gara della scorsa settimana, raccontiamo qualcosa di te. Quali sport pratichi e come ti alleni?
Ho adottato lo stile di vita del triathlon che non considero più solo uno sport ma ormai proprio una mentalità, un modo di vivere cadenzato da allenamenti e recuperi, incastrando al meglio possibile famiglia lavoro e sport, ragionando in min/km, pensando in km/h, contando vasche, respirando watt e sognando sempre e solo Kona. Mi alleno quotidianamente, spesso più volte al giorno: in pausa pranzo, la mattina presto o la sera dopo il lavoro, alternando le tre discipline con i giusti carichi.
Sei seguito da qualche allenatore?
Lo sono stato e mi ha fatto bene, ho imparato molto. In questo momento però sono autodidatta. Superata la soglia dei 40 anni e facendo sport da una vita ormai mi conosco bene e, per quanto possibile, mi riesco a gestire da solo. Sulla base delle esperienze passate sono però consapevole che, se seguito adeguatamente, potrei esprimere qualcosa in più.
Hai già corso maratone, mezze o altre distanze di mezzofondo? Con quali risultati
Non gareggio molto a dire il vero, perché mi piace fissarmi su una gara ponendomi un obiettivo cronometrico e cercando di prepararla bene. Ho corso forse una quindicina tra mezze e maratone “secche”, mentre altre le ho corse all’interno delle gare di triathlon. In mezza ho un vecchio 1h13′ che meriterebbe di essere limato, in maratona un recente 2h34.
Il ricordo più bello in maratona?
Quella forse più esaltante è stata quella corsa durante l’Ironman Italy di Cervia nel 2019 che sono riuscito a chiudere sotto le 3ore, con tempo totale finale sotto le 9 ore. Direiun discreto vanto per un triathleta amatore
Quando hai deciso di partecipare all’Ultra Franciacorta e perché.
A causa delle piscine chiuse nell’ultimo anno ho corso molto, certamentepiù di quello a cui ero abituato. Avendo il tempo minimo richiesto ho partecipato agli italiani assoluti di maratona a Reggio Emilia a fine 2020 e da lì ho deciso di dedicare la prima parte di stagione 2021 alla corsa, considerato anche l’impossibilità di spostarsi all’estero per i principali Ironman. Mi ero quindi fatto un programma che partendo da una 50km, avrebbe dovuto essere quella a San Benedetto del Tronto, poi saltata, passando per una 6h mi avrebbe portato a correre la 100km. Nonostante San Benedetto non si sia corsa, ho comunque tenuto un certo chilometraggio negli allenamenti e mi sono iscritto alla Ultra Franciacorta, più per testarmi che per altro.
Come ti sei allenato?
Onestamente come al solito, mantenendo gli allenamenti di nuoto ed in bici, dove ho la fortuna di uscire con un gregario di lusso, mio fratello, che mi bastona spesso e mi ricorda che non posso mollare troppo le due ruote. Il mio minimo settimanale di corsa non va mai però sotto i 60km, per arrivare nei picchi di massimo carico a 130km. Ho provato qualche lungo, uno da 50 e l’ultimo, sette giorni prima della gara, da 54km per testare l’orario di partenza, la strategia alimentare, il passo e le sensazioni. Mi piace arrivare preparato, senza mai improvvisare assolutamente nulla in gara.
Che aspettative avevi prima della partenza?
Dai riscontri avuti la settimana prima sapevo di stare bene, ho avuto un avvicinamento buono, con pochi allenamenti e alimentazione leggera. Le ultime corsette a metà settimana mi hanno confermato che, salvo imprevisti, sarei andato bene. Paradossalmente riesco a capire il mio stato di forma più dai lenti a cuore basso che dalle sessioni tirate: se tengo certi ritmi al lento vuol dire che la gamba spinge come deve. Avevo proprio voglia di provare sensazioni nuove, quelle ultime due ore di corsa mai “esplorate” mi incuriosivano parecchio…
Quando hai capito che potevi vincere?
Mi ero dato due traguardi intermedi: nel primo puntavo al premio del “traguardo maratona” per il primo che tagliava i 42km, nel secondo puntavo ad arrivare vivo intorno agli 80km, limitandomi poi a soffrire con dignità fino alle 6 ore. Sin dall’inizio ho sentito che la gamba era bella leggera, ho girato la maratona a 4’00” senza neanche sentirla. Per fortuna Marco Ferrari mi ha lasciato andare ed ho vinto il premio maratona, ma sapevo sarebbe poi tornato sotto e mi avrebbe staccato facile. Così è stato. Intorno al 50esimo mi ha raggiunto e con qualche allungo, mi ha staccato. L’ho lasciato andare consapevole che è di altro livello ;una mezz’oretta più tardi però l’ho visto fermo nell’area di neutralizzazione con problemi muscolari in un punto davvero fastidioso. Dopo altri due passaggi in cui era ancora fermo ho capito che avrei potuto vincere, visto anche il buon vantaggio sugli altri ragazzi. Ho quindi impostato il mio passo e mi sono goduto, se così si può dire, l’ultima oretta di gara senza troppo soffrire.
Questo risultato cambierà i tuoi piani per il futuro?
Direi di no, anzi mi conferma che se avrò i requisiti richiesti potrei far benino anche nella special edition del Passatore. Proverò a prepararla come si deve. Poi credo tornerò al triathlon, salvo sorprese. Mi aspetta tanta sofferenza in acqua, mio punto debole. Per recuperare un livello decente ci vorrà parecchio impegno.
Quindi al Passatore ci pensi?
Si a questo punto inizio a programmarlo seriamente, sempre sperando di poter partecipare. Questo è l’anno buono almeno per provarci. E’ uno degli obiettivi da mettere in bacheca, la Kona del podismo. Uno dei miei più cari amici me lo ripete da anni, invitandomi a provarci. E’ forse il momento di dargli ragione e mettermi alla prova.