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Come un muro invalicabile, contro il quale si va puntualmente a sbattere. Italia-All Blacks è un po’ questo, ogni volta che capita. Differenza abissale tra le due formazioni – com’è normale che sia -, accentuata anche dalla consistenza numerica del movimento alle loro spalle. Per la Nuova Zelanda il rugby è questione di cultura. E noi, su questo, stiamo ancora lavorando.
La lunga storia delle sfide tra le due nazionali iniziò nel 1977, in una partita che non aveva nemmeno valore di test match. L’Italia era imbottita di stranieri che giocavano in serie A (tra cui, i sudafricani Dirk Naudè e Nelson Babrow e il francese Guy Pardiès) e, nonostante il dislivello evidente sulla carta, sul campo il risultato non fu così negativo: gli All Blacks riuscirono a imporsi con un risicato 9-15 nello storico stadio di Padova.
Ma la vera prima volta, quella in una sfida ufficiale, si verificò il 22 maggio 1987. L’Italia ebbe l’onore di dare il via all’era della Coppa del Mondo di rugby, affrontando nella prima partita della prima edizione, proprio i neozelandesi. Lo stadio di Auckland poté assistere alla solita prestazione maiuscola dei beniamini di casa, che strapazzarono 70-6 la nazionale guidata da Marco Bollesan.
Da allora, la partita Italia-Nuova Zelanda divenne una sorta di mini-classico nella storia del Mondiale di rugby: già quattro anni dopo (nel 1991), gli azzurri si ritrovarono di fronte gli All Blacks nel loro girone dell’edizione disputata in Inghilterra. La partita va senz’altro ricordata come il match con il miglior passivo di sempre contro i neozelandesi: finì 21-31 e si disputò a Leicester, dove ogni miracolo sportivo è possibile.
Altra Coppa del Mondo, altra sfida, questa volta con un passo indietro decisamente evidente rispetto all’ultimo match in competizione ufficiale. Durante l’edizione del 1999 in Francia, Irlanda e Regno Unito, l’Italia disputò la sua performance peggiore di sempre. Immancabile la sconfitta contro gli All Blacks nella fase a gironi: soltanto una trasformazione di Diego Dominguez evitò agli azzurri la disfatta più pesante della loro storia (3-101, mentre solo qualche mese prima l’Italia aveva perso 0-101 contro il Sudafrica).
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Dal 2000 in poi, l’Italia entra nel circuito del Sei Nazioni, il suo livello si alza, le sfide contro la Nuova Zelanda aumentano. Ma si contano ancora sconfitte: oltre all’amichevole del 2002, vanno messe a referto le partite perse in Coppa del Mondo nel 2003 in Sudafrica (7-70) e nel 2007 in Francia (14-76).
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Il test match del 2012, perso al Flaminio per 10-42, è l’ultimo di una serie di 12 partite ufficiali (di cui 5 in casa e 4 in Coppa del Mondo), terminate con altrettante sconfitte. Un passivo che fa paura: 118 punti realizzati contro 686 subiti. Il conto alla rovescia per la missione impossibile della sfida all’Olimpico di Roma è iniziato. Con la testa al campo e non a questi numeri da capogiro.