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Rugby, i genitori di Mbandà positivi: “Vorrei esserci io al posto loro”

Cresce la solidarietà social all’indirizzo di Maxime Blandà dopo la notizia della positività dei genitori, ricoverati in ospedale con complicanze respiratorie. L’azzurro, 27 anni, è nato a Roma da padre congolese e madre italiana e dall’età di tre anni ha vissuto e si è formato a Milano. “Perché sono i miei genitori – scrive l’azzurro – Perché ho sempre sperato di non trovarmi in questa situazione. Perché non se lo meritano, come non lo merita nessuno. Perché posso chiamarli per massimo un minuto ogni tot ore per non peggiorare la situazione. Perché toglie il respiro a loro dentro ma anche a me che sono fuori. Perché non posso stare lì con loro. Perché sono impotente. Perché questo momento vorrei esserci io al posto loro. Perché l’uomo è tanto intelligente quanto stupido”.

Poi ancora: “Perché se ti dicono di tenere questa cazzo di mascherina e di rispettare il distanziamento non è per farti lamentare di quanto tutto questo è fastidioso ma è per salvare chi ti sta intorno. Perché c’é ancora gente che pensa che tutto questo sia una finzione. Perché è sempre stato così: se non vedi non credi. Perché finché non lo provi sulla tua pelle o su quella dei tuoi cari non ti rendi conto. Perché la vita è una. Perché dovevo giocare contro l’Inghilterra e non volevano farmi preoccupare. Perché vorrei tornare indietro nel tempo. Perché non c’è cosa al mondo più importante della mia famiglia. Perché ti accorgi che da un giorno all’altro, in un istante, la tua vita possa essere sconvolta. Perché – conclude Mbandà, tra i convocati dal ct Franco Smith per il raduno romano in vista della finestra autunnale dell’Italrugby – non mi è rimasto altro che aggrapparmi ad un telefono e sperare”.

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