Il virus Zika continua a fare paura, a diffondersi e a mettere a rischio l’Olimpiade di Rio de Janeiro. I casi in Colombia sono diventati oltre 31 mila con 4 mila soltanto sospetti di aver contratto la malattia causata dalla zanzara. Ma quel che più preoccupa è che nel paese sudamericano sarebbero 5 mila i contagi per donne in stato di gravidanza. In Brasile, dove ci saranno 220 mila soldati a informare la popolazione e gli ospiti sui rischi, sono stati confermati già 492 casi di microcefalia nei feti, la malformazione più diffusa nei soggetti colpiti da Zika: “I Giochi Olimpici si faranno”, continua a rassicurare il governo verdeoro attraverso le parole del presidente Dilma Rousseff. Eppure per ottenere un possibile vaccino contro il virus ed effettuare sperimentazioni su larga scala si dovranno attendere almeno 18 mesi mentre l’epidemia scoppiata, annuncia la Oms, ha già coinvolto 34 paesi.
Non è escluso che il virus Zika possa arrivare, o meglio tornare perché già presente nei primi decenni del ‘900, in Italia portato dalla zanzara Aedes Aegypti, quella della febbre gialla. Lo rivela un ricercatore dell’Università di Roma La Sapienza, Marco Pombi, a La Gazzetta dello Sport. Il virus, come ormai noto, può causare casi di microcefalia nei feti di donne in gravidanza contagiate da Zika, una malformazione che porta una sviluppo più contenuto del cranio dei nascituri (ma l’Organizzazione mondiale della sanità lo sta ancora appurando) oppure complicazioni che potrebbero rivelarsi letali. Zika infatti sembrerebbe legato a tre morti sospette in Venezuela: “Con la globalizzazione la zanzara potrebbe arrivare in Italia per caso – sottolinea il ricercatore universitario – a bordo di un aereo o di un camion. E qui troverebbe condizioni più favorevoli, almeno fino ai primi freddi dell’inverno”. Ma secondo l’esperto anche la più nota zanzara tigre potrebbe rivelarsi un veicolo del virus: “Dal ministero della salute sono arrivate indicazioni chiare, le Regioni si attivino”.