Non è facile essere Federica Pellegrini. Non è facile affrontare tre diverse generazioni di atlete e riuscire a sconfiggerle quasi tutte, almeno una volta. Il tempo nel nuoto scorre molto più veloce, è inesorabile. Figues, Potec, Schmitt, Manaudou, Adlington, Muffat, Franklin, Heemskerk, Sjostrom, Ledecky: ha avuto tante avversarie, Federica, e le ha affrontate sempre con determinazione, mantenendo un livello alto, costante. A 28 anni, la Divina ha provato a regalarsi l’ultima soddisfazione di una carriera straordinaria. Ma il suo rapporto con I Giochi è stato sempre turbolento: dal secondo posto di Atene all’unico trionfo, a Pechino, fino ad arrivare alla delusione di Londra e a questa batosta, dura da digerire. È vero, la campionessa veneta stavolta non era favorita (troppo più forti Ledecky e Sjostrom), però il bronzo era ampiamente alla sua portata. In batteria e in semifinale l’avevamo vista sciolta, sicura, rilassata, addirittura sorridente. Senza dubbio capace di ottenere un tempo molto più basso rispetto all’1’55”18 che le è valso solo il quarto posto. Voleva fortemente il podio, per chiudere nel miglior modo possibile quel cerchio cominciato 12 anni fa, con quell’argento sottovalutato che oggi sarebbe stato più bello di una medaglia d’oro, soprattutto dopo il fallimento di Londra. Lo voleva per inserire un ultimo pezzo nel puzzle della sua carriera inimitabile, impreziosita da titoli iridati e da record che l’hanno proiettata di diritto nell’Olimpo dello sport. Il tempo le darà ragione e sanerà anche quest’ultima piccola ferita.
L’altra faccia della medaglia, più serena e distesa, ha il volto di Michael Phelps. Lacrime e sorrisi sul podio, baci da brividi in tribuna, emozioni vere in acqua. Ne ha scritte di pagine leggendarie, lo squalo di Baltimora, nella sua carriera. Pagine tra le più belle nel grande libro dello sport mondiale, che parlano di record, trionfi, medaglie. Ma questa vittoria è speciale. Perché a un certo punto Phelps aveva deciso di fermarsi, sazio dopo un dominio assoluto durato quasi un decennio. In questo periodo di pausa, l’atleta più vincente di tutti i tempi ha conosciuto il mostro della dipendenza ed è entrato in un tunnel dal quale è riuscito a riemergere, faticosamente, anche grazie al nuoto. Piano piano ha riscoperto le sensazioni uniche che regala la piscina; la voglia riaffiorava, bracciata dopo bracciata, i riscontri cronometrici si facevano sempre più interessanti. Così è nata la pazza idea: ci proviamo? Alla fine è andata così, è tornato davvero, a 31 anni, per dimostrare ancora una volta di essere il re incontrastato, il più forte di sempre. Un regalo per sé stesso, per la sua famiglia, per suo figlio. Altri tre ori, per ora, si aggiungono ad una lista infinita. Stanotte, battendo il grande nemico, il provocatore Le Clos (solo quarto) e prendendosi la rivincita sulla sconfitta più bruciante, ha posto il suo marchio indelebile sulla Storia del nuoto, dello sport, dell’umanità. Meraviglioso MP.