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Scherma, Bebe Vio: “Ragazzi fate sport, basta Playstation”

Bebe Vio - Foto Marie-Lan Nguyen - CC BY 3.0

Beatrice “Bebe” Vio è divenuta oramai sinonimo di successo. La fiorettista moglianese continua a suon di successi il cammino verso i Giochi Paralimpici di Rio 2016. E’ giunta recentemente la vittoria del titolo mondiale nella prova di fioretto individuale, in Ungheria, proprio sulle pedane che, a settembre, la videro festeggiare il titolo iridato. La giovane schermitrice si è imposta in finale sulla russa Ludmilla Vasileva con un perentorio 15-3. Bebe Vio si è concessa in esclusiva ai microfoni di Sportface.it spaziando dagli obiettivi futuri al peso che le genera essere presa ad esempio da molti sportivi e non.

Europei, mondiali… adesso cosa ci dobbiamo aspettare da te?
“Non si dice niente perché porta sfortuna, penso di essere la persona più scaramantica del mondo. Siamo qualificati per Rio 2016, si va e si spera che non sia solo una bella vacanza”.

Come prosegue la preparazione per Rio 2016?
“Prima dell’Olimpiade ho la maturità quindi sto studiando! Scherzi a parte ci stiamo dando da fare tantissimo e se non la prima, penso di essere tra le più agitate. Non so cosa aspettarmi, sono andata a Londra a portare la fiaccola ed ho fatto la “finta” giornalista per Sky Sport ma quest’estate farò l’atleta. Si spera di divertirsi, ci stiamo impegnando molto. Che dire, speriamo che serva (ride,ndr)”.

La gara a squadre conta di più per te rispetto quella individuale?
“Mi piacciono entrambe ma non c’è cosa più bella della gara a squadre. La scherma in generale è vista da fuori come uno sport individuale, in realtà crea davvero uno spirito familiare. La famiglia è composta dal fisioterapista, dai tuoi compagni, dal medico, dagli allenatori e da tutto il gruppo che si viene a creare. Quando vinci ti devi voltare e guardare tutti coloro che ti hanno aiutato ad arrivare dove sei solo per vederli felici e contenti. Quando si fa la gara a squadre tu devi fare del tuo meglio per far sì che quello dopo di te sia agevolato. È davvero stupendo…”

Ti senti un esempio per chi ti guarda? Questo ti genera pressione?
“Un po sì ma mi fa piacere vedere i bimbi che ti chiedono il selfie, è molto bello. Speri sempre che ci sia qualcuno in più da portare nella scherma, qualche ragazzino disabile che ci guarda da casa ma non solo, anche qualcuno che non ha tanta voglia di fare, ti vede e pensa: “Se lei ce la fa posso benissimo farcela anche io”. Usciamo di casa, molliamo i videogiochi e diamoci da fare”.

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