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“Sono serena, carica, felice della mia preparazione. Arriverò a Rio pronta a dare il meglio di me stessa”. Jessica Rossi, medaglia d’oro nel Tiro a Volo (Trap) a Londra 2012, si presenta così ai microfoni di Sportface.it, con un sorriso coinvolgente e uno sguardo calmo, sicuro, convincente. “Ho già vissuto un’Olimpiade, ho vinto una medaglia d’oro, ma l’emozione di indossare la divisa ufficiale per Rio 2016 mi ha dato una grande scarica di adrenalina”.
Enfant prodige del Tiro a Volo italiano, Jessica Rossi nasce a Renazzo, una frazione di Cento (Ferrara) il 7 gennaio 1992. Nel 2007, a 15 anni, conquista l’oro ai mondiali juniores e due stagioni dopo, non ancora diciottenne, diventa campionessa italiana, europea e mondiale, iniziando a far brillare la propria luminosissima stella. Nel 2012 l’apoteosi a cinque cerchi, con la medaglia d’oro accompagnata dal record del mondo e da quello olimpico grazie a uno storico 99/100 (75/75 in qualificazione). “Nell’anno successivo all’Olimpiade, sull’onda di quel successo, ho vinto nuovamente tutto. Poi è giunto un calo fisiologico, credo normale e naturale; ma per me, che avevo sempre vinto, non è stato semplice da vivere e da accettare. Ci sono stati momenti difficili, ma pian piano mi sono ripresa e sono tornata quella di prima”.
Per analizzare Rio 2016 è bene fare un lungo passo indietro, sino a quattro anni fa. “A Londra ho vissuto tanti bellissimi momenti, anche se qualche sensazione, col tempo, ogni tanto se ne va. Ma alcuni istanti sono ben fissati nella mia mente e non credo mi abbandoneranno mai. Ci sono giorni in cui apro la cassaforte e mi gusto la mia bella medaglia d’oro. E più la guardo e più sono motivata ad inseguirne un’altra in Brasile”. Ma quali sono gli attimi indimenticabili dell’esperienza londinese? “Sembrerà assurdo, ma il momento che ricordo più nitidamente è l’errore, quell’unico piattello mancato. Era il novantaduesimo in totale e il diciassettesimo della finale. Il pubblico ha esclamato il classico “noooo” e poi mi ha applaudito. Quell’episodio avrebbe potuto distrarmi o togliermi qualche sicurezza, invece mi ha dato incredibilmente forza. Era come se tutto il mondo fosse dalla mia parte”. E pensare che il pubblico ha sempre impaurito Jessica Rossi. “Impaurito? Direi più terrorizzato. Il nostro sport, di norma, non ha mai grande pubblico, ma all’Olimpiade ovviamente è tutto diverso e le tribune sono pienissime. La mattina, prima della gara di Londra, mi sono fatta una bella passeggiata sul campo. Ho guardato il pubblico che pian piano prendeva posto, aumentava, riempiva le tribune. Ho preso confidenza con la situazione e dall’iniziale paura sono passata al puro divertimento. Spero di entrare in sintonia con il pubblico anche a Rio de Janeiro, dove le tribune saranno più grandi e, dunque, ancor più piene e rumorose”.
Uno sport come il Tiro a Volo, purtroppo, diviene noto al grande pubblico solamente durante i Giochi Olimpici e, spesso, ci si dimentica per quattro anni dei grandi atleti che hanno esaltato e reso fiero il pubblico italiano. Si tratta di quattro lunghi anni, che per un qualsiasi essere umano rappresentano un’importante fase di crescita e maturazione. “Quattro stagioni sportive, alcune ottime e altre meno buone, il matrimonio nel luglio del 2015, una grande serenità. Potrei riassumere così il lungo percorso, sportivo e umano, da Londra a Rio. L’avvicinamento a questa nuova Olimpiade sta procedendo nella maniera giusta. Sono contenta, serena, tranquilla, perché la vittoria più grande è dare il meglio e arrivare pronti al grande appuntamento. Questo significa, per me, serenità. Ovviamente non sono al top della forma, ma sarebbe sbagliato se lo fossi. Arriverò al massimo della condizione in Brasile. E ci tengo a ringraziare la Fitav (Federazione italiana Tiro a Volo), che ci ha messo a disposizione tutto il necessario per poterci preparare all’Olimpiade nel migliore dei modi”.
Quali saranno dunque le avversarie da temere? “Non ci sarà la fortissima slovacca Štefečeková, che ha appena partorito, mentre l’avversaria numero uno dovrebbe essere la spagnola Fatima Galvez. Ma l’Olimpiade è una gara molto particolare e può succedere davvero di tutto. Nel nostro sport deve funzionare tutto in quel determinato giorno, quello che è accaduto durante la stagione conta, paradossalmente, molto poco. Il campo di gara? Molto verde, fattore che crea un bel contrasto e permette un’ottima visibilità”.
Difficile parlare di obiettivi in vista di Rio 2016, ma la rappresentante del gruppo sportivo della Polizia di Stato è sicura e convinta. “Arrivo a Rio 2016 consapevole di ciò che significa vivere e partecipare a un’Olimpiade. Ho già vinto, è un traguardo che ho già raggiunto, anche se l’emozione è la stessa della prima volta. Sono serena, so quello che mi aspetta”. Parole naturali, che sgorgano sicure, convinte, con il sorriso sulle labbra, mentre gli occhi di Jessica, sempre vivi e vispi, trasmettono l’emozione che solo i cinque cerchi sanno infondere.