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In un torneo olimpico di Rio 2016 che non aveva ormai più nulla da dire, la nazionale italiana di volley femminile del ct dimissionario Bonitta viene sconfitta per 3-1 dalle campionesse del mondo in carica degli Usa.
Dopo le tre brucianti sconfitte contro Serbia, Cina e Olanda, senza nemmeno conquistare un set, Lo Bianco e compagne hanno tirato fuori l’orgoglio, come detto, riuscendo a strappare almeno un set alla corazzata statunitense. Le americane hanno dimostrato la solita solidità soprattutto con le variazioni in corso dalla panchina: l’Italia ritrova sprazzi di gioco nel terzo set (conquistato) e per metà del quarto, risultato che non basta per superare la nazionale a stelle e strisce destinata a fare un’Olimpiade da protagonista.
Anche oggi abbiamo assistito ad una Del Core assente e fallosa in ricezione, visibilmente in difficoltà ; una Lo Bianco che in corso di gara non è mai riuscita ad incidere. Il set conquistato dalle azzurre è passato soprattutto dai punti provocati dalle incisive schiacciate di Paola Egonu, nettamente miglior giocatrice italiana di questa Olimpiade, da una ricezione ed un muro (soprattutto con la Danesi) più pronti rispetto a tutto il torneo. C’è stato anche un calo al servizio delle statunitensi (calo più di tensione che altro), però almeno l’Italia per un set e mezzo è riuscita ad esprimersi, cosa che nelle precedenti uscite non era quasi mai successo.
Fino al 20 pari del quarto set, il pubblico presente al Maracanazinho sperava in un quinto set finale, ma negli ultimi punti decisivi si è vista tutta la differenza tra le due squadre: la Del Core è andata due volte male in ricezione, mentre dall’altra parte la Lowe sempre incisiva col suo mancino in diagonale. Cinque punti consecutivi per le americane decretano la quarta sconfitta di fila dell’Italvolley femminile, attesa all’ultimo ma insignificante appuntamento contro Portorico domenica 14 alle ore 20:00. Questa sera l’Italia ha saputo tenere testa alle americane, ma non è bastato. Se si può parlare di reazione questa è arrivata comunque troppo tardi.