Sono passati 26 anni dall’ultima medaglia azzurra nei tuffi ed il passaggio da padre a figlia è arrivato infine a Rio 2016: con una performance spettacolare, Tania Cagnotto e Francesca Dallapè hanno messo in riga il mondo delle “terrestri”, seconde solo alle marziane della Cina. Una medaglia lungamente attesa e tanto agognata, specie dopo Londra 2012, per cui non ha sorpreso il lunghissimo abbraccio tra le due amiche e colleghe che oggi hanno vinto la prima medaglia al femminile per l’Italia dei tuffi. “Avrei voluto farlo durare ancora di più quell’abbraccio”, ha raccontato la Cagnotto: “è tanto tempo che inseguivamo questo sogno ma ne è valsa la pena. Mi sono tolta un peso, tutto quello che farò da adesso avrà un altro peso. Mi sento leggera“.
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Nel sincro non conta solo la tecnica individuale, ma anche la coesione, la forza di coppia, l’amicizia ed è con queste che è arrivato il sogno di una vita per entrambe le tuffatrici. “Ci siamo ringraziate subito, perché quello che abbiamo raggiunto è il frutto del lavoro e dei sacrifici condivisi” ha spiegato la Dallapè. E la Cagnotto delle due era la più agitata, come ha lei stessa dichiarato: “Lei piange sempre, ma quella che sta peggio sono io, avevo già pianto tre volte oggi, sentivo un fuoco dentro che adesso sono contenta di non sentire più. Quel magone finalmente è andato via, con questa medaglia“.
“Continuo a guardarla, è un sogno” ha aggiunto la Cagnotto, che ha ringraziato e dedicato l’argento a tutti quelli che l’hanno sostenuta in questi lunghi anni, dalla mamma alla psicologa: “Ha fatto un lavoro strepitoso, oggi in quei 45minuti è contato solo quello che ci ha detto lei”. Nemmeno il brutto tempo ha potuto distogliere la loro attenzione dall’obiettivo medaglia: sotto un cielo plumbeo ed un vento forte sin dal mattino, le due azzurre sembravano del tutto indifferenti a quello che le circondava. “Lo abbiamo voluto, anche quando è iniziato a piovere io ero felice, adesso mi sento sciolta, mi godrò ogni tuffo, non ho più nulla da perdere”. E quindi il pensiero corre veloce al 12 agosto, data della gara individuale dai 3m, quella che segnerà l’addio della bolzanina al mondo dei tuffi.
Più fatalista, quasi, la Dallapè: “Il destino ci ha portato fin qui, era scritto che questa medaglia doveva arrivare”. Quella consapevolezza che sarebbe stata la volta buona le ha fatte reagire al meglio, dopo un quarto tuffo che aveva il suono di un campanello d’allarme: “Ci siamo guardate, ho pensato che avevo compromesso il sincro” ha spiegato la Cagnotto, Francesca invece il tabellone lo ha guardato solo alla fine, dopo il quinto salto: l’unica cosa che contava era arrivare sul podio e prendere quell’argento che per loro e per noi vale come un’oro.