[the_ad id=”10725″]
L’Italia manca il podio nel fioretto maschile a squadre e riporta le lancette del tempo indietro di 20 anni. Bisogna infatti risalire all’Olimpiade di Atlanta 1996 per ritrovare gli azzurri giù dal podio nell’arma principe dalla scherma. Le due cocenti sconfitte contro Francia (in semifinale) e Stati Uniti (nella finale per il bronzo) sembrano il segnale evidente che si rende necessario un cambio di rotta: nelle motivazioni, nell’approccio e gestione dei match, e molto probabilmente negli uomini. L’impressione amara di questa prova olimpica è quella di un quartetto a cui, oggettivamente, sono rimaste poche cartucce da spendere in un’ottica di medio-lungo periodo come quella che si aprirà con la prossima stagione.
La medaglia d’oro va alla Russia (Alexey Cheremisinov, Artur Akhmathkuzin, Timur Safin e Dmitry Zherebchenko), al suo secondo titolo olimpico nel fioretto maschile a squadre dopo quello del 1996 ad Atlanta e al terzo oro nella scherma in questa edizione dei Giochi, l’argento alla Francia (Erwann Le Péchoux, Jéremy Cadot, Enzo Lefort, Jean-Paul Tony Helissey) e il bronzo appunto agli Stati Uniti (Alexander Massialas, Gerek Meinhardt, Miles Chamley-Watson, Race Imboden).
I quarti di finale, al via della prova, offrono agli azzurri i padroni di casa del Brasile, l’avversario più comodo fra le sette Nazionali presenti: solo Cassarà chiude il primo parziale in svantaggio (3-5 da Perrier) quindi è un assolo azzurro, un parziale dopo l’altro, fino al 45-27 finale. Negli altri assalti gli Stati Uniti dopo una partenza lenta regolano l’Egitto (45-37), la Russia soffre forse più del previsto contro la Gran Bretagna (45-43) e la Francia supera la Cina soprattutto grazie a un ottimo Le Péchoux (45-42). Il tabellone si allinea così alle semifinali Italia-Francia e Russia-Stati Uniti.
La semifinale, ad eccezione dei primi due parziali che vedono gli azzurri salire a +4 (10-6), vede una superiorità a tratti imbarazzante della Francia: al netto del punteggio dei singoli parziali – su tutti l’8-2 di Lefort a Cassarà in terza frazione o il 10-1 complessivo rimediato da Baldini sommando le due manches contro Le Péchoux e Cadot – l’impressione è di un quartetto azzurro con poca grinta, ancor meno idee tattiche e soprattutto lento nei movimenti, a fronte di una Francia capace all’opposto di estrarre il meglio dai propri interpreti, con Lefort particolarmente incisivo negli affondi. In contemporanea la Russia, a lungo in vantaggio nel match, supera gli Stati Uniti per 45-41 e accede così alla finalissima per l’oro.
La finale per il bronzo, in cui Baldini sostituisce Cassarà dall’inizio, è per l’Italia una copia carbone della semifinale: avvio discreto e in leggero vantaggio (fino al 5-3 di Avola su Chamley-Watson che fissa il 20-17 dopo il quarto round) e subito un parziale del tutto negativo, l’8-0 di Meinhardt a Baldini, e da lì in avanti una discesa repentina senza la minima reazione, fino al 45-31 conclusivo che consegna il bronzo agli statunitensi. La finalissima vede invece la rimonta della Russia su una Francia che, grazie a Le Péchoux e Lefort, domina per due terzi di gara con un vantaggio che arriva fino a +9 salvo compromettere la vittoria a causa di soli due parziali ma di peso specifico enorme, in cui la Russia ricuce lo strappo grazie a Cheremisinov (9-5 su Cadot) e soprattutto ad Akhmatkhuzin (addirittura 10-3 alla riserva francese Tony Helissey, la cui scelta si rivela a posteriori un azzardo fatale, per il sorpasso sul 40-38). L’ultimo parziale, con l’inerzia ormai dalla parte russa, vede ancora Cheremisinov chiudere i conti sul 45-41.