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La scherma azzurra saluta un nuovo campione. Olimpico. Daniele Garozzo, alla sua prima Olimpiade della carriera e a soli 24 anni, si laurea campione olimpico nel fioretto maschile individuale. Un titolo che mancava all’Italia da vent’anni esatti, da quando Alessandro Puccini saliva sul gradino più alto del podio ai Giochi di Atlanta nel 1996. Daniele è inoltre l’ottavo azzurro di tutti i tempi a cogliere l’alloro a cinque cerchi nella specialità regina della scherma. Un’impresa sfuggita nelle ultime edizioni a campioni del calibro di Cassarà, Baldini e Sanzo riesce al giovane siciliano di Acireale finora conosciuto più che altro come il fratello di Enrico, spadista azzurro che dopodomani tenterà come lui l’assalto al podio, ma che da oggi può uscire dal cono d’ombra e consacrarsi tra i grandi nomi della scherma italiana. Giorgio Avola chiude poi al sesto posto, dopo aver letteralmente sfiorato l’accesso alle finali per le medaglie.
Pronti, via e subito un’eliminazione eccellente: è il numero 2 del ranking e campione del mondo un anno fa a Mosca, il giapponese Yuki Ota, a farsi sorprendere ai 32 dal brasiliano Guillherme Toldo (15-13). Poche sorprese nelle altre dirette con i favoriti tutti quanti al turno successivo, mentre tra gli azzurri è Andrea Cassarà a rischiare l’eliminazione contro il temibile francese Jéremy Cadot, in un assalto fatto di rapidi uno-due quasi fosse un match di sciabola, in cui il campione bresciano finisce a una stoccata dall’eliminazione sul 12-14 prima di recuperare le tre stoccate di ritardo per il 15-14 finale, mentre è tutto in discesa sia per Giorgio Avola (15-5 al messicano Gomez) che per Daniele Garozzo (15-8 all’egiziano Ayad).
Gli ottavi di finale sono però fatali a un Cassarà che appare poco reattivo sulle gambe, limite che contro un ottimo interprete come il britannico Kruse si può pagare a caro prezzo, come infatti avviene con il 15-12 finale al termine di un assalto che ha visto l’inglese condurre anche fino a +6 nella seconda parte di gara. Un piccolo capolavoro di tattica per Giorgio Avola, che è bravo a limitare i contrattacchi del veterano tedesco Joppich (15-13), mentre Daniele Garozzo incamera un match nervoso (15-13) contro un altro fiorettista esperto come l’egiziano Abouelkassem, argento quattro anni fa a Londra. Nei quarti, poi, Garozzo è bravo a mantenersi lucido e mettere fine ai sogni di gloria di Toldo (15-8) mentre per Avola si consuma la beffa di un assalto condotto dalla prima alla penultima stoccata contro Massialas con la consueta sagacia tattica, fino a un 14-8 che appare rassicurante sennonché dall’altro lato della pedana vi è un autentico fuoriclasse, capace di piazzare con sicurezza disarmante una dopo l’altra le sette stoccate che ribaltano il match e spezzano le speranze di podio per l’azzurro.
Le due semifinali, entrambe con poca storia, preparano la finalissima: Daniele Garozzo, dopo un avvio in apparenza incerto che si trascina fino al 7-7 è bravissimo a cambiare marcia, con sette stoccate su otto messe a segno in una continua azione d’attacco che lo porta al 15-8 conclusivo, mentre nel secondo match Massialas è chirurgico nei due parziali a cavallo dei rispettivi round (5-0 alla fine del primo, 4-2 all’inizio del secondo) e scava la distanza adeguata per impedire il rientro di Kruse: finisce 15-9 per lo statunitense.
La finale per la medaglia di bronzo premia Safin su Kruse (15-13) ma l’attesa è tutta per la finalissima, dove Daniele Garozzo è capace di una scherma se possibile anche migliore rispetto agli assalti precedenti, sfidando Massialas sul proprio terreno, attaccando di continuo e non lasciando quasi mai spazio alle pericolose avanzate dell’americano. Due break sono fondamentali per costruire la medaglia d’oro: il primo sul 2-4, con cinque stoccate di fila a spezzare l’ascesa di Massialas e il secondo, decisivo, sul 7-7 come in semifinale, con sette colpi uno dietro l’altro che permettono di contenere l’ultimo, disperato ma sempre lucido, tentativo di rientro di Massialas, e alla risposta vincente che sul 14-11 regala il metallo più prezioso di Rio 2016.