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All’inferno e ritorno. Sognando il riscatto, vincendo una medaglia. Di questi tempi, un anno fa, Gabriele Detti stava sul divano di casa a guardare i Mondiali di Kazan in tv e a mangiarsi le unghie. Forse pure il fegato. Un’infezione alle vie urinarie lo aveva costretto ad alzare bandiera bianca, a passare mano in attesa di carte migliori. La pazienza è la virtu’ dei forti, dicono.
Tanta ne e’ servita. Come la costanza di rimettersi li’, una volta guarito, per rimettere in fila tutti i tasselli. E ora eccolo pronto, il mosaico. Il capolavoro è a Rio de Janeiro, perche’ se devi prenderti una rivincita, un’Olimpiade e’ il posto più bello del mondo. Il viaggio di Gabriele e’ iniziato lentamente. Gli Open di dicembre, gli Assoluti di Riccione, gli Europei a maggio, fino al Settecolli: ogni volta che il treno entrava in stazione, l’asticella si alzava. Quando a Londra lo abbiamo visto trionfare nei 400 stile, beh… In fondo era una vasca olimpica, e ci siamo ritrovati li’ a immaginare quello che stanotte e’ diventato realtà.
Bronzo olimpico, escalation irresistibile. Il bravo ragazzo nato a Livorno e’ diventato grande tra i grandi. E finalmente si e’ scrollato di dosso quell’ombra amica ma un po’ ingombrante del suo ‘gemello diverso’, Gregorio Paltrinieri. Compagno di allenamenti a Ostia, esempio, modello da imitare. Anzi, da superare. Eh si’, perche’ per il momento (e solo per il momento, incrociando le dita) a baciare una medaglia olimpica e’ Gabriele. Scherzi del destino. E la scalata e’ appena iniziata: Detti sara’ in vasca anche per la staffetta 4×200 e nei 1.500 con Greg. Se Sun Yang, dopo il fugone di Kazan, volesse ripensarci anche stavolta.. avrebbe un motivo in più.